Di necessità...piacere
Il cappello è stato senza dubbio nell'abbigliamento antico una necessità, ma anche e soprattutto uno status symbol e un modo di ostentare il proprio ceto sociale e la propria ricchezza. Sin dal Medioevo circolare in luoghi pubblici senza coprirsi il capo era considerato inconcepibile per gli uomini e ancor più per le donne che non volevano essere scambiate per prostitute. Alle soglie del barocco, alla fine del XVII secolo i cappelli sono ancora degli accessori imprescindibili ma iniziano a diventare anche oggetti di puro vezzo. Si diversificano a seconda dell'area geografica (flosci simili ad un basco in Germania ed Inghilterra, a piccolo tronco di cono in Francia e Spagna), ma sono di dimensioni ridotte, ornati di piume e gemme al pari dei castigati ma ricchissimi abiti dell'epoca.
Il cappello acquisisce una vera utilità solo in determinati ambiti, come la caccia , un viaggio o una campagna militare, in cui si sosta sotto il sole o sotto le intemperie per molto tempo. In queste circostanze si usano cappelli in feltro o lana a falda larga: all'inizio del XVII secolo, quando la moda spagnola tramonta e si impone un look più pratico e meno ingessato, è questo il cappello maschile di rigore in Europa.
Nello stesso periodo le donne abbandonano anche i piccoli berretti di fine '500 e abbracciano l'abitudine di acconciare i capelli in boccoli ricadenti ai lati del volto. Il cappello lo porteranno solo in viaggio e a caccia, indossando un modello in tutto e per tutto simile a quello degli uomini o , verso la fine del secolo, un tricorno ornato di piume.
Senza cappello non si entra!
Con Luigi XIV tutto diventa moda, ostentazione, mania...compreso il cappello. Il modello a falda larga viene mantenuto, ma quasi scompare sotto una profusione di piume, fiocchi e spille preziose. La moda di portare gioielli sul cappello è talmente in voga che il re farà montare sul suo copricapo persino il preziosissimo Sancy, un diamante da 35 carati!
La calotta si modifica diventando più squadrata e il bordo della tesa è sempre ornato di marabù o pelliccia in inverno. Il re è l'unico che può tenere il cappello in testa a corte e durante i pasti, tutti gli altri al suo cospetto devono privarsene ma al tempo stesso non possono circolarne privi: lo portano spesso sotto il braccio, anche per non rovinare le voluminose e costosissime parrucche che il Re Sole ha imposto a tutti i gentiluomini.
Chiunque visiti Versailles, di qualsiasi ceto sociale, deve procurarsi uno spadino e un cappello o può affittarli all'ingresso del palazzo. Ai visitatori vengono noleggiati dei tricorni, cappelli all'epoca considerati di serie B, in uso presso i militari e certo non ancora così diffusi e di moda come nel XVIII secolo.
Sotto Luigi XV
Nel XVIII secolo il cappello torna alla ribalta anche per le donne e abbondano le modiste che realizzano creazioni diverse per ogni momento della giornata. In casa e durante il giorno le donne portano i capelli acconciati in piccoli ricci raccolti in cuffiette o fermati con crestine in pizzo ornate di code e ruches dette barbes, ma quando escono indossano dei cappelli larghi e quasi privi di calotta, rivestiti di stoffa o fatti di paglia intrecciata per le occasioni più informali. Legati dietro il collo con un nastro, rimangono un po' arquati ed hanno lo scopo di proteggere dal sole la candida carnagione delle dame (anche perchè il parasole non è considerato un accessorio di gran moda in quel periodo).
Per gli uomini si è affermato definitivamente il tricorno, che in fondo non è altro che un cappello a falda larga del secolo precedente fermato in 3 punti per essere più pratico e meno ingombrante. Un gentiluomo non si separa mai dal suo tricorno, neppure per la sera, quando lo sfoggia ornato da ricche piume, spille e passamanerie, mentre la dama porta i capelli acconciati in enormi impalcature ornate dai pouf à la circonstance.
Esistevano delle cuffie elaborate appositamente per proteggere queste vertiginose acconciature durante gli spostamenti in carrozza o all'aperto: dette a “calesse”, erano costituite da semicerchi in legno o osso di balena che sostenevano e rendevano rigida una cuffia di seta.
Storia di un feticcio
Ma sarà verso la fine del secolo, e soprattutto dopo l'introduzione della moda pastorale tanto cara a Maria Antonietta e dopo la diffusione dei modelli inglesi, che il cappello conoscerà un successo ininterrotto fino ai primi decenni del '900.
Gli abiti corti alla polonaise, che ricordano quelli delle pastorelle dei dipinti rococo, sono sempre corredati da enormi ed elaborate cuffie come quella “alla foggia di lattaia”, che anche nei nomi richiamano il mondo bucolico, o da cappelli in paglia ricoperti di stoffa arricciata e drappeggiata e fiori. Anche il gusto per l'esotico paga il suo tributo ai cappelli, con modelli simili a turbanti.
Quando Maria Antonietta “lancia” la pettinatura all'enfant, ovvero una cotonatura morbida estesa in larghezza più che in altezza e quindi molto più adatta a portare cappelli, esplode una varietà di copricapi raramente presente in altre epoche. Oltre alle cuffie e ai cappelli ornati da stoffe, si affermano i modelli inglesi, simili a cilindri rastremati o meno nella parte alta detti “alla fiamminga” poiché molto simili a quelli in voga nelle Fiandre all'inizio del '600.
Con l'introduzione delle chemise “à la reine” e della redingote all'inglese la moda quotidiana si semplifica e diventa più sobria, mentre i cappelli, sempre più voluminosi ed eccentrici, diventano spesso i veri protagonisti della mise delle gentildonne. Anche i cappelli dell'uomo si modificano: in Francia si diffonde il bicorno mentre dalla moda britannica arrivano i cilindri in feltro ornati da grosse fibbie.