L'abito maschile nel periodo barocco e rococò
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in moda
La mascolinità non è data soltanto dalla forma degli abiti ma anche da accessori e decorazioni che richiamano, come trofei, il principale nemico contro cui si combatte. Gli alamari in spighetta di filo dorato, gli occhielli tagliati sul tessuto e rifiniti con l’ago, sono spesso sostituiti, nel Cinquecento, da asole in cordoncini applicati in modo decorativo sul petto, una particolarità che da allora è rimasta a caratterizzare le uniformi militari e civili. Appare anche, sempre nel secolo XVI, l’abitudine di portare una lunga fusciacca di seta colorata intorno alla vita i cui toni accesi e i cui morbidi panneggi contrastano con i freddi e metallici bagliori dell’armatura. La fusciacca in vita trova applicazione anche nel costume femminile, in particolare alla fine del Settecento; in ambito militare, invece, si conserva nelle uniformi di gala fino ai nostri giorni.
L’ideale virile dell’uomo perennemente belligerante, che tramonta solo nel secolo scorso, condiziona tutte le scelte e i mutamenti della moda maschile: le gambe non saranno più nascoste ma, più o meno evidenziate dalla lunghezza o aderenza dei calzoni in uso, rimarranno protette da questo indumento nato per tenerle separate; la vita, fino al tardo settecento sottolineata, resterà in qualche modo segnata da decorazioni o dal taglio; per la classe nobile, la spada farà parte integrante dell’abbigliamento, condizionando la linea sartoriale dei capi più importanti.
Con la diffusione delle armi da fuoco il colletto si era notevolmente allungato ed era apparso all’esterno a sostituire gran parte della corazza metallica, che non offriva adeguata protezione. Abbandonata la parte inferiore dell’armatura, le gambe erano ora protette da stivali di cuoio e dalle lunghe falde di pelle del colletto che arrivavano a mezza coscia, o anche fino ai polpacci. Il colletto non era divenuto più lungo, ma adesso poteva anche esser provvisto di maniche. Uno spacco al fondo permetteva di rivoltarle, in caso di necessità, sull’avambraccio, dove potevano essere fermate da bottoni.
I colletti lunghi ricorrono con grande frequenza ritratti del Seicento, dove è spesso evidenziato il sistema di chiusura anteriore con lacci decorati con galloni e preziosi. Il giustacuore o la sottoveste, che hanno dapprima la stessa struttura, non sono in fondo che la traduzione in parte di questo indumento difensivo, arricchito da bottoni e tasche. Ce lo dimostrano anche i paramani, che nelle marsine settecentesche appaiono chiaramente derivati dalla pratica di rivoltare l’orlo sul polso; sono infatti tagliati a parte e quindi applicati, ma risultano di continuazione della manica e conservano lo spacco sottostante.
Verso la fine del sedicesimo secolo la spada, sempre presente, è retta in genere da una cintura non più in vista, portata sotto il giustacuore, che si fende allora ai lati per permettere il passaggio dell’impugnatura. È in questo periodo che la sopravveste maschile si arricchisce di un largo ventaglio di pieghe sui fianchi, con la necessaria fessura in mezzo, e che le falde si aprono sostenute dalla spada che aiuta a tenerle scostate dalle gambe.