Ascesa di un'umile crestaia
Marie-Jeanne, detta Rose, (Abbeville 1747 - Epinay 1813) che per quindici anni fu la modista prediletta di Maria Antonietta, era in origine un'umile crestaia brava più a tirare gomitate che a mostrare buone maniere ma, energica e ambiziosa, aveva cominciato la sua attività ad Amiens e, venuta a Parigi, era stata assunta da mademoiselle Pagelle nel suo negozio Le trait galant in via Saint-Honoré.
Furono le principesse di Conti e di Lamballe e la duchessa di Chartres a raccomandare la Bertin alla regina che subito le diede i mezzi per aprire un negozio proprio, sempre in via Saint-Honoré, Au Grand Mogol. E così Mademoiselle Rose, come la chiamavano a corte, divenne la sarta della regina, acquistando subito un'influenza che sollevò inevitabili invidie.
Una rivoluzione a Versailles
Non c'è da meravigliarsi del fatto che Mademoiselle Bertin ebbe più influenza su Maria Antonietta che non tutti i ministri, giacchè costoro erano sostituibili mentre lei era unica e incomparabile.
Quest'artista dell'ago teneva Maria Antonietta completamente soggiogata: per amore di Rose, diciotto anni prima della vera Rivoluzione, avvenne a Versailles una rivoluzione di palazzo e la piccola modista ottenne ciò che fu vietato a Voltaire come a tutti i poeti e pittori del tempo: essere ricevuta dalla regina, nonostante le sue origini borghesi, nei petits gabinets .
L'etichetta interdiva a ogni “subalterno” che avesse una carica a corte di esercitare la sua “arte” fuori di quella sede ma la sovrana permise a Rose e al suo Fisionomista, il divino Léonard, di continuare a vestire o a pettinare le signore di Parigi. I più fervidi partigiani dell'etichetta ne fremettero ma effettivamente le grandi sarte, le modiste e i parrucchieri dell'epoca imparavano la loro arte specie in ambienti come quelli dell'Opéra di Parigi.
Se il primo pittore o scultore del Re si occupasse soltanto a moltiplicare l'immagine del Re, credete voi che egli potrebbe raggiungere quella perfezione che non si acquista, se non con la varietà dei lavori e con il paragone che ne risulta? Non dobbiamo noi, forse, alla concorrenza e alla emulazione quei capolavori che adornano i nostri musei e i nostri palazzi? disse la regina alle sue dame.
Ecco un esempio che varrà per tutti: com'era abbigliata e vestita la Duthé ad una rappresentazione dell'Operà, nel 1780:
Veste sospiro soffocato, ornata di rimorsi superflui; nel mezzo un punto di candore perfetto, guarnito di lamenti indiscreti e di nastri in attenzione profonda; scarpe capelli della Regina ricamate in diamanti a colpi perfidi e i veniteci a vedere in smeraldi; riccioli in sentimenti sostenuti, con un berretto di conquista sicura guarnito di piume volanti e di nastri occhio abbassato; un gatto sul collo, color di coda recentemente arrivata, e sulle spalle una medici montata in buona creanza e una manica di agitazione sentimentale.
Le vesti della regina
Ogni mattina la regina doveva decidere l' abbigliamento del giorno e la scelta non era rapida giacchè per ogni stagione erano prescritte dodici nuove vesti di gala, dodici abiti fantasia, dodici da cerimonia, per non contare i cento che ogni anno venivano in più allestiti. Poi accappatoi, corsetti, scialli e fichus, cuffie e cinture, guanti, calze e sottovesti. Alla fine la regina fissava, su un grosso libro pieno di campioncini della stoffa di ciascun abito pronto in guardaroba, uno spillo sul prescelto.
L'arte di mademoiselle Bertin permise alla sovrana, che fino a quel momento aveva avuto gusti molto semplici in fatto di abbigliamento, di adottare ogni giorno una nuova moda e Maria Antonietta fece del vestiario una delle sue occupazioni principali, venendo, naturalmente, imitata da tutte le dame.
Parecchie volte alla settimana si vedeva arrivare a Versailles la bella Rose seguita da uno sciame di fanciulle recanti grandi scatoloni dai quali la mercantessa tirava fuori vesti come i Piaceri indiscreti, i Sospiri soffocati e i Desideri mascherati. Da una visita all'altra gli scatoloni si ingrandivano perché le crinoline non tardarono a raggiungere i quattro e i cinque metri di circonferenza.
Maria Antonietta lasciava sole le sue dame e si ritirava negli appartamenti privati per lunghi conciliabili con la venerata artista, per lanciare con lei una moda ancora più pazza di quella precedente.
Il legame della sovrana, con la creativa, abilissima e tirannica couturière Rose Bertin fu un magico connubio o una folie à deux. Mademoiselle Bertin dava disposizioni al sarto, il quale le restituiva un modello semplice, disadorno, su cui ella dava libero sfogo alla sua fervida immaginazione.
Nomi stravaganti per colori comuni
Un mattino la regina è esitante: quale colore dovrà ordinare per la veste battezzata da Rose “ Composizone onesta ”? La sovrana sceglie un taffettà abbronzato e si presenta con quest'abito di fronte a Luigi XVI che esclama: “ E' il colore delle pulci!”. E così tutti raccolgono l'esclamazione del re ed ecco nascere il color pulce e coscia di pulce.(1)
Non passano molti giorni e Maria Antonietta sceglie un tessuto color biondo cinerino. “Codesto è il colore capelli della regina !” dichiara il conte di Provenza, e da capo tutti ad andar matti per la nuova tinta. Una ciocca dei capelli della regina viene spedita ai Gobelins e a Lione, per avere stoffe di esatta sfumatura.
I colori all'epoca avevano nomi stravaganti e fantasiosi: Carmelitana e ventre di carmelitana, occhio di Re (blu maiolica), papavero, mota di Parigi, fiamma d'Opéra, fumo d'Opéra, merda d'oca, cacca del Delfino e così via.
E quali complicazioni nei modelli! Sottane e corpetti, polonesi e levite, e poi circasse e camicie alla Mesmer, déshabilles alla Susanna, redingotes all'inglese, abiti di pelliccia, d'éshabilles en caraco, fichus menteurs. Dagli scatoloni venivano fuori anche di quelle scarpine il cui tacco era ornato da una striscia di smeraldi: il venez-y voir.
Eccentrici copricapi
Nella primavera del 1774, Mademoiselle Bertin lanciò la moda dei pouf, che ebbero un grande successo. Sistemati in cima ad un altissimo ammasso di capelli, come un'impalcatura di velo, quei pouf venivano cosparsi degli oggetti più singolari: fiori, frutti, verdure, uccelli e ornamenti di ogni genere. Alcuni sorreggevano persino palcoscenici o barche in miniatura.
Si vedevano pure campi di grano mietuti dalla speranza; la regina, un giorno, indossò allegramente, attorno alla testa, tutto un giardino all'inglese, con prati, colline e ruscelli argentei. Un giorno sfoggiò orgogliosa l'incredibile "pouf della vaccinazione", che consisteva in un sole nascente, un olivo con tanto di olive e un serpente avvolto nell'albero sotto la minaccia di una mazza coperta dai boccioli. Quest'esagerata composizione artistica raffigurava i simboli di una nuova era: la scienza che trionfa sul male e annuncia l'età dell'oro.
All'indomani della morte di Luigi XV le signore portavano tra i capelli un cipresso e una cornucopia, lutto per il Re defunto e speranza nel nuovo regno, o ancora un sole nascente, simbolo di Luigi XVI e un olivo, emblema di pace.
La duchessa di Lauzun, che non aveva paura del mal di testa, si presentò con un intero paesaggio in rilievo: vi si poteva vedere un cacciatore prendere di mira alcune anatre in atto di tuffarsi in riva ad un lago agitato dal vento. Sopra un'altura sorgeva un mulino, la cui mugnaia si faceva corteggiare da un abate, mentre il mugnaio si allontanava con il suo asino verso l'orecchio della duchessa.
Il trionfo di Rose erano però i pouf aux sentiments, cappellini concepiti con la collaborazione del Fisionomista, eppure un giorno fu sul punto di essere detronizzata da un certo Beaulard, inventore di cappellini meccanici. Si premeva una molla e sbocciava una rosa. C'era persino un vero meccanismo, detto “ à la bonne meunière ", che con l'aiuto di un organetto nascosto nella crocchia, si abbassava o si alzava quando qualche vecchia dama dallo spirito retrogrado entrava o usciva dal salotto della regina.
Maria Antonietta rimase comunque fedele alla sua Rose che, in collaborazione con Léonard, escogitò per lei cappellini al Levar della Regina, alla Pulce, all'Ifigenia, all'Euridice – in onore di Gluck – alla modestia e alla frivolezza. Ma a Maria Antonietta ciò che più interessava erano le piume: il cappellino alla Minerva ne contava addirittura dieci, ed erano così alte che un giorno le fu impossibile montare in carrozza. Per entrare nei cocchi le dame erano spesso costrette ad inginocchiarsi.
Maria Teresa criticò aspramente la figlia per tutti quei piumaggi e quando Maria Antonietta le inviò un proprio ritratto con il capo adornato da tutte quelle piume, l'imperatrice glielo rimandò, fingendo di credere ad un errore : Questo non è il ritratto della regina di Francia ma di un'attrice!.
Il ministro della moda
L'arroganza di Rose divenne proverbiale nel suo negozio di rue Saint-Honoré e, dopo avere introdotto la Regina al lusso più dispendioso, fece applicare sul suo negozio un'insegna: “Fornitrice della Regina” dichiarando con aria pretenziosa e noncurante alle clienti: ho da lavorare per la Regina. Si racconta di una signora di provincia venuta a chiedere qualcosa di nuovo per la sua presentazione alla corte di Versailles. La Bertin la scrutò da capo a piedi e poi, rivolta a una delle sue aiutanti, disse in tono maestoso: Mostrate a madame la mia ultima creazione per Sua Maestà.
Nel suo negozio la Bertin vendeva anche articoli già confezionati: grandi cuffie, cappelli ornati di fiori e piume, mantelline, mantelli con pelliccia, colletti, cravatte, fazzoletti di seta, fisciù di velo, manicotti, ventagli, cinture, guanti, scarpe, ciabattine ricamate e migliaia di altri ninnoli. Era impossibile uscire dal Grand Mogol a mani vuote.
Alcune dame arrivarono a corrompere con forti somme “il ministro della moda ” come ormai era chiamata Rose, perché confezionasse loro un modello che la regina stessa non avesse ancora portato. “Mai le donne di Francia hanno speso tanti denari per rendersi ridicole” .
La regina era imitata da tutte le signore e le spese delle giovani dame aumentarono sempre più; madri e mariti cominciarono a mormorare; alcune signore contrassero debiti e si ebbero così scenate familiari; parecchie coppie si guastarono o almeno raffreddarono. Presto si mormorò che la regina avrebbe spinto alla rovina le signore francesi. Ogni veste della sovrana diventava una moda e ogni signora si sentiva obbligata a scimmiottare tutti questi eccessi.
Arbiter elegantiarum
Maria Antonietta era ormai l'arbiter elegantiarum di tutto quel mondo rococò e gli abiti partoriti dalla mente del suo ministro della moda avevano un'eco presso tutti i salotti e presso tutte le corti.
Per gli stranieri, la moda era uno dei motivi che li spingevano a recarsi a Parigi. Thomas Jefferson si abbonò alla rivista “Cabinet des Modes” e inviò delle tavole di modelli alle signore di suo conoscenza in America.
Alla corte di Napoli regnavano sovrane le mode lanciate da Mademoiselle Bertine e da Léonard e la nobiltà scimmiottava la corte di Francia. La regina Maria Carolina aveva un pettinatura tutto un pinnacolo, una gabbia dorata per usignoli, un giardino di fiori tra i capelli rigonfi. Ma Carolina non ci guadagnava con il suo viso adunco molto austriaco, completamente diverso dal volto aggraziato della sorella Maria Antonietta. Qualche dama della corte aveva copiato il vestito lilla della regina di Francia con le virgole bianche, o quello di seta crema con mosche bianche e l'abito ampio a righe celesti, immortalato in un celebre quadro che mostrava la sovrana sul prato con i figli.
Ma alla reggia dei Borboni di Napoli, la raffinatezza di Parigi prendeva talora un brutto colpo. De Sade, che nel 1776 frequentò la corte, beffò lo scimmiottamento della moda francese nel suo Voyage d'Italie:
A Napoli, tutti vanno vestiti alla francese, ma con cattivo gusto! L'uso degli uomini è di portare quasi sempre il cappello sulla testa, vestiti o no. Quanto alle donne, non è in altezza nè in lunghezza che si pettinano: è in larghezza. Non è sorprendente vedere delle arricciature dai diciotto ai venti pollici di larghezza. Quanto è lontano tutto ciò dal gusto dal gusto disinvolto che noi conosciamo così bene in Francia, e che fa lo charme della vita. Il gusto dei toupets più che salire verso l'alto come anni fa a Parigi si è esteso, e lo si prolunga così prodigiosamente dietro alla testa, che il cappello non riesce a coprirne che la metà, il che lascia spazio a una specie di cuscinetto dietro, con l'effetto più ridicolo.
Spese folli per una regina mirabilmente vestita
Lo spettacolo di una regina mirabilmente vestita, il cui aspetto era un'opera d'arte richiedeva però un costo sempre maggiore e comportava che le somme destinate a questa voce di spesa non fossero mai sufficienti. Del resto Rose, molto astutamente, non si dava pena di presentare i suoi conti dettagliati, com'ebbe a reclamare la maestra di guardaroba della sovrana, la contessa d'Ossun.
Nessun ministro ebbe il potere di questa grande inventrice di colori e di foggie; a fine anno presentava il conto alla Regina e il Re, al quale venivano mostrate le spese, sentiva rizzarsi in capo i capelli e non firmava.
Il ministro Calonne veniva incaricato di appianare la questione e il Re, presso il quale egli insisteva rispondeva ironico:
“Perché non pagate quel conto sul vostro bilancio, signor controllore delle finanze? Le fanfreluche della Regina figureranno benissimo negli archivi del vostro ministero!”.
Calonne che non osava protestare, spiccava regolarmente il conto a favore di mademoiselle Bertin sull'esattore delle tasse.
Così tutti quei falpalà e quelle fanfreluche costarono a Maria Antonietta, meno di venti anni dopo, la testa.
Note:
(1) Sulla nascita del color pulce vi è una differente versione risalente all'epoca di Luigi XIV. Il Re Sole un giorno commissionò un abito e quando glielo mostrarono rimase perplesso: da cacciatore che si prendeva personalmente cura dei propri cani non esitò a bollare color pulce la tinta del vestito.
La cosa sarebbe finita lì se non che la voce circolò a corte e tutti, per imitare il re, ordinarono abiti color pulce. Nessun tessitore in Francia aveva idea di come fosse questa tinta, percui nacquero tanti diversi tipi di color pulce come ad esempio il color pulce vecchia (tendente al grigio).