Roma, culla barocca di un artista nascente
Carlo Maderno nacque in Ticino nel 1556 e la sua formazione artistica fu affidata allo zio Domenico Fontana, scultore ed architetto. Quando lo zio fu chiamato a Roma per la realizzazione della chiesa di San Luigi dei Francesi, Carlo lo seguì e collaborò come stuccatore.
Assistette lo zio anche nei lavori di spostamento dell' Obelisco Vaticano e si specializzò nell'ingegneria delle traslazioni e realizzazioni di obelischi ed altri monumenti. A lui si devono infatti gli obelischi di San Giovanni in Laterano e di Piazza del Popolo, rispettivamente del 1588 e 1589.
A seguito del prestigio e della fama ottenuti, Carlo ottenne la cittadinanza romana e si stabiliì definitivamente in città, creando con i fratelli una sorta di impresa di famiglia.
Committenze illustri
Il cardinale Girolamo Rusticucci aveva commissionato nel 1592 al Fontana il rifacimento della chiesa di Santa Susanna alle Terme di Diocleziano: un anno più tardi Carlo subentrò come socio ma quando lo zio fu accusato di malversazione da Sisto V e si rifugiò a Napoli, la direzione dei lavori passò al Maderno. Nel 1603 realizzò il rivestimento interno delle navate e la facciata, considerate il suo primo lavoro autonomo nonché il primo esempio compiuto di architettura barocca.
Dal 1598 al 1613 fu invece a servizio di Asdrubale Mattei, per il quale realizzò l'unico palazzo da lui interamente progettato e realizzato. Negli stessi anni lavorò al rifacimento della Chiesa della Compagnia di San Giovanni dei Fiorentini, che gli aveva anche offerto un alloggio.
Nel 1602 la famiglia Aldobrandini lo chiama a sostituire Giacomo della Porta nell'edificazione di Villa Aldobrandini a Frascati e, soddisfatta dell'operato dell'artista gli commissiona un palazzo a Roma: nasce così quello che sarà poi il Palazzo Doria Pamphilj. Sarà sempre a Maderno che si rivolgeranno i nuovi proprietari per ampliare il palazzo e renderla la più grande e sontuosa residenza abitata da privati a Roma, primato che conserva ancora oggi essendo di proprietà degli eredi della famiglia Doria.
La “fabbrica” di San Pietro
L'enorme cantiere di San Pietro catalizza, nei primi anni del '600, tutta la vita culturale, economica e sociale della capitale: è un luogo di ritrovo per gli intellettuali, è già una meta di culto per i pellegrini ma soprattutto è una fucina che da' lavoro a operai e piccole imprese, come quella per il trasporto di materiali da costruzione che Maderno aveva costituito con l'amico Filippo Braccioli.
Nel 1604 papa Paolo V aveva deliberato la demolizione dell'antica basilica romana, indicendo un concorso per il completamento della basilica. Il progetto che risultò vincitore fu quello di Maderno, non senza polemiche che gli rimproveravano scarsa esperienza ed la mancanza di un'adeguata formazione teorica.
La facciata della basilica: un caso architettonico
Il progetto di Maderno cercava di conciliare i dettami controriformisti di grandiosa solennità e magnificenza e le moderne esigenze di una basilica ampia a pianta longitudinale e croce latina con l'originale impianto michelangiolesco: tuttavia questo non fu più possibile quando, su richiesta di papa Paolo V, la facciata fu ampliata e dotata di due campanili laterali che coprivano in gran parte la cupola e sconvolgevano le proporzioni calcolate dal Buonarroti.
La realizzazione di questo intervento richiese il protrarsi dei lavori sino al 1626 e fu uno dei più discussi della storia dell'architettura. Secondo Le Corbusier ll reale scopo dell'edificio era la cupola: essa fu celata! La cupola aveva un rapporto coerente con le absidi: sono state celate.
Effettivamente l'attuale facciata della Basilica di San Pietro risulta eccessivamente larga rispetto al progetto originale di Maderno, in cui erano previste due torri campanarie mai realizzate per problemi strutturali. Solo uno dei due campanili fu cominciato ed in seguito le sue colonne vennero reimpiegate nelle chiese di Santa Maria dei Miracoli e Santa Maria in Montesanto di Piazze del Popolo. Anche le cupole ornamentali a pianta ottagonale che avrebbero dovuto coprire le lanterne delle cappelle laterali non furono mai realizzate.
I lavori della maturità
Dopo la realizzazione della facciata di San Pietro, Maderno viene spesso incaricato di lavori per la curia papale: per la committenza pontificia realizzerà infatti Castel Gandolfo e sarà chiamato a dirigere il cantiere della basilica di Sant'Andrea della Valle dal 1608 al 1627. Per questa chiesa Maderno progetta e realizza la seconda cupola più alta a Roma dopo San Pietro, alla cui decorazione partecipa anche Borromini, che dal 1622 collaborava con l'architetto ticinese come scalpellino e scultore.
Nonostante il progetto manchi di caratteri veramente innovativi e di rottura, Sant'Andrea della Valle è considerato uno dei più compiuti e mirabili esempi di quell'architettura plastica e densa di tensione emotiva che sarà definita barocco romano.
Gli ultimi anni della sua vita sono caratterizzati da un'intensa attività nell'architettura civile: progetta palazzo Mattei, il palazzo Chigi-Odescalchi , il Qurinale e Palazzo Barberini, del quale dirigerà il cantiere fino alla morte.
L'ultima fatica: palazzo Barberini, un'antologia del barocco
Mentre venivano realizzate le ali laterali, nel 1629, Maderno muore lasciando a Gian Lorenzo Bernini la direzione dei lavori. Quest'ultimo apporterà notevoli modifiche al progetto originario, soprattutto nella facciata e nell'abolizione del cortile interno inizialmente previsto dall'architetto ticinese.
Il dinamismo barocco distintivi di Maderno ed il suo gusto per gli scenari”ad effetto” quasi teatrali è tuttavia ancora ampiamente visibile al pianterreno, dove l'ampio atrio si snoda riducendosi in larghezza fino a sfociare in una grande sala ellittica, vero cuore della costruzione.
Tra gli assistenti dell'anziano Maderno, durante i suoi ultimi anni di attività, compare anche Francesco Borromini, che collabora anch'egli alla realizzazione della residenza Barberini.
Palazzo Barberini, splendore barocco