La Chiesa cattolica ha sempre avuto un rapporto profondo con l'arte: basti pensare che è l'unica religione monoteista che non ha mai bandito le rappresentazioni grafiche e plastiche della divinità.
Questo rapporto non viene meno neppure nel clima reazionario e repressivo della Controriforma, anzi si rafforza, vedendo nei mezzi di comunicazione artistica un eccellente strumento di propaganda per la nuova dottrina e per rimarcare una differenziazione netta con l'ambiente culturale protestante. La contestazione di Lutero verte sulla ricchezza degli apparati "scenografici" delle Chiese, considerati eccessivi e non in linea con il pauperismo delle origini, e sul concetto di rappresentazione della divintà, considerato sconveniente o addirittura offensivo.
Tutto quello che la Riforma mette alla berlina viene sapientemente amplificato dalla Controriforma, rileggendolo sì in "tono minore" rispetto alla solarità del Rinascimento ma anche spettacolarizzandolo secondo canoni precisi fissati dal Concilio di Trento.
Il concilio dedica infatti l'ultima ma non certo meno importante fase dei lavori alla riorganizzazione dei linguaggi artistici, fissando dettami precisi in architettura, pittura, scultura e musica e gettando più o meno inconsapevolmente le linee guida del barocco. In questa svolta epocale nulla è lasciato al caso e tutto contribuisce a mettere in scena in modo strabiliante il grande spettacolo della fede.
La Controriforma e la critica al Rinascimento La scultura e la Controriforma La Controriforma e l'architettura La Controriforma e la pittura Musica e Controriforma San Carlo Borromeo