Nuove finalità del genere
Il genere del ritratto non è un’invenzione del Seicento, ma in quest’epoca perde l’originario significato di memoria o “presenza” del personaggio raffigurato per abbracciare altre finalità. Anzitutto, il ritratto assume il compito di marcare il senso di rappresentanza: importanti personaggi si fanno ritrarre con abiti e posture che definiscono e comunicano il proprio censo. Si mantiene la tradizione del ritratto equestre, esclusiva dell’alta nobiltà, ma parallelamente si sviluppano nuove forme di ritratto, anch’esse celebrative, dove lo status non è più esclusiva di un singolo ma di un gruppo.
Il ritratto olandese
Il ritratto di gruppo è prerogativa degli artisti olandesi: i personaggi, perfettamente caratterizzati, sono immortalati insieme e rappresentano al tempo stesso la memoria storica e la celebrazione di importanti gruppi sociali, dalle corporazioni ai garanti dell’ordine pubblico. Gli esempi più eccelsi sono la “Lezione di anatomia del dottor Tulp” e la “Ronda di notte”, entrambi di Rembrandt. In questo ambito, poi, non manca uno sguardo intimo e immediato rivolto al soggetto familiare.Il più grande specialista del ritratto olandese è Frans Hals, che sfugge al rischio della monotonia in cui cadono alcuni suoi colleghi grazie a una velocità esecutiva straordinaria. I suoi personaggi hanno una vitalità e freschezza talmente nuova da essere notata e imitata dai pittori dell’Ottocento. I primi ritratti di Hals sono la quintessenza dell’arte barocca: i protagonisti del “secolo d’oro” olandese sono atteggiati nobilmente e vestiti in abiti sontuosi, assumono pose magniloquenti e teatrali, l’espressione spavalda esprime fiducia e sicurezza nelle proprie risorse e nella situazione storia generale. Nella repubblica delle Province Unite, considerato il laboratorio della democrazia capitalistica moderna, non esisteva una vera e propria aristocrazia di sangue ma la gerarchia sociale era scandita piuttosto dal censo.
Il ritratto mitologico
Alla corte di Luigi XVI la nobiltà amava impersonare divinità classiche o eroi mitologici: era il rito di compensazione di un’elite sempre più controllata da un re che si riservava il potere assoluto. L’alta società francese chiede ai pittori di realizzare dei ritratti di corte che trascurino i criteri di fedeltà e verosimiglianza ai modelli, idealizzando i volti e soddisfando i canoni ereditati dalla tradizione rinascimentale. Se in passato le immagini di virilità, gloria ed eroismo erano state esaltate dalla rigidità delle vesti e dalla presenza di barbe prodigiose, gli uomini del grand Siècle preferiscono affidare i loro tratti a una nuova forma di trascendenza, presentandosi con delle vesti che superano quelle femminili in ricchezza. Drappeggi vigorosi, arricciature di nastri, armature, clamidi, veli: in questi dipinti sono difficilmente riconoscibili i tratti individuali dei modelli, ridotti a una forte uniformità. Allo stesso modo, a causa dell’omogeneità dello stile, non è sempre facile attribuire le varie opere ai singoli artisti.