Guido Reni nacque a Bologna nel 1575. Ricevette la sua prima educazione artistica presso il pittore fiammingo Denijs Calvaert, che abbandonò, dopo circa nove anni di alunnato, attratto dalla nascente fama dei Carracci. Subì soprattutto l'influsso di Annibale, senza trascurare, nel frattempo lo studio di Raffaello.
Nel 1600-1603 soggiornò a Roma, in compagnia del pittore Albani; la Crocifissione di San Pietro, dipinta in questo periodo, rivela suggestioni, peraltro superficiali, di Caravaggio.
Tornato a Bologna, partecipò alla decorazione del chiostro di San Michele in Bosco e nel 1607 tornò a Roma, dove il cardinale Scipione Borghese gli commissionò opere di notevole impegno: la decorazione delle cappelle contigue di Sant'Andrea e di Santa Silvia presso San Gregorio al Celio, della cappella della Santissima Annunziata nel Quirinale, e, nel 1613-1614, l'Aurora nel casino del palazzo Pallavicini-Rospigliosi, l'opera forse più celebrata di Reni, dove vivo è il ricordo di Raffaello e di Correggio.
La morte di Cleopatra 1595 - 1598
Nel 1614 tornò a Bologna, dove rimase fino alla morte avvenuta nel 1642, tranne due brevi viaggi a Napoli, nel 1622, e un soggiorno a Roma, nel 1627.
L'attività dell'ultimo periodo fu intensa e l'artista ebbe numerose commissioni anche da fuori: le quattro Fatiche di Ercole (Parigi, Louvre), per il duca di Mantova, il San Michele Arcangelo per Santa Maria della Concezione di Roma, la Cleopatra per il cardinale Leopoldo di Toscana (Firenze, Palazzo Pitti), la Santissima Trinità per la Trinità dei Pellegrini di Roma, il celebrato Ratto di Elena per l'ambasciatore di Spagna (Parigi, Louvre), l'Annunciazione per Maria de' Medici (Louvre), ecc.
Tra le opere dipinte per Bologna, sono da ricordare: la decorazione dell'abside della cappella di San Domenico in San Domenico, la Madonna della Pietà, La strage degli innocenti, il Ritratto della madre (Bologna, Pinacoteca nazionale), Atalanta e Ippomene (Napoli, Galleria nazionale).
Dopo l'ammirazione dei contemporanei e l'esaltazione dei neoclassici, il giudizio dei moderni sul Reni è stato particolarmente severo, a causa del linguaggio freddamente accademico che si riscontra in molte sue opere.
La critica più recente ha tuttavia rivalutato il pittore, individuando l'aspetto più autentico della sua arte in una non risolta alternativa tra un controllato rigore formale e una espressione pittorica più libera e aperta.
L'educazione della Vergine (1640)