Il Maestro del vedutismo
Nella Venezia del Settecentoil fenomeno del vedutismo esprime in modo singolare una situazione storica creata dallo spirito dell’Illuminismo. Avviatosi già alla fine del Cinquecento a Roma, sviluppatosi ampiamente nel corso del Seicento soprattutto come pittura di ruderi e antichità, il vedutismo assume le sue caratteristiche di veduta realistica negli ultimi decenni del Seicento, trovando a Venezia un ambiente ideale e personalità artistiche congeniali. Nel 1703 Luca Carlevarijs pubblica “Le fabbriche e vedute di Venezia, disegnate, poste in prospettiva et intagliate”: una raccolta di ben 101 acqueforti che aprono la via all’opera di Canaletto, che diverrà il pittore di vedute più richiesto e famoso del Settecento.
Gli esordi
Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto in quanto figlio del pittore Bernardo Canal, nasce a Mestre nel 1697 e muore a Venezia nel 1768. Fa il suo apprendistato nella bottega del padre e comincia la sua carriera come pittore di scene per il teatro. Incomincia a dipingere le prime vedute dal naturale durante il suo soggiorno a Roma (1719) pur mostrandosi ugualmente attento a ritrarre rovine e antichità, che dopo il rientro a Venezia utilizzerà per l’elaborazione di un tipo particolare di vedute, i capricci e le vedute ideate: i primi sono paesaggi di pura fantasia nei quali sono inseriti rovine e monumenti antichi; nelle seconde, i vari elementi, pur raffigurati con estrema precisione e fedeltà al vero, vengono estratti dagli elementi urbani più disparati e ricomposti in impossibili assemblaggi.
La tecnica
Fin dagli esordi, negli anni 1723-1726 circa, il vedutismo topografico di Canaletto si caratterizza per il rigoroso e saldo telaio prospettico che organizza l’immagine, anche se la pennellata densa e la concitazione chiaroscurale lo avvicinano stilisticamente alla contemporanea produzione di Giovan Battista Piazzetta. Nel decennio successivo il pittore si orienta verso la resa di una luce più fenomenica: il colore dato a piccoli tocchi, impastato di bianco o di ocra, contribuisce a realizzare una luminosità diffusa, solare e tersa, in cui si stagliano gli oggetti e le figurette. Con l’aiuto della camera ottica il pittore verifica direttamente sulla realtà il suo schema prospettico: “facendo roteare l’obiettivo per cogliere in sequenza le varie porzioni della veduta reale, egli è in grado di tracciare di questa, giungendo tanti piccoli schizzi, le linee prospettiche generali come per mezzo di un grande angolare" (Susinno). Un procedimento che attesta la tecnica perfezionata dell’artista, che innerva di maggior vigore la veduta di Carlevarijs, ma anche di più calda sensibilità nella maggior ritenzione cromatico-luministica della scena e nella vitalità e vivacità delle macchiette.
Il soggiorno a Londra
La produzione di Canaletto trova larghi consensi presso i viaggiatori inglesi: il console Smith, residente a Venezia, diviene il suo agente esclusivo, regolandone la produzione e il mercato. Allo scoppio della guerra di Successione Austriaca il mecato si riduce drasticamente, a causa della forte diminuzione di visitatori britannici a Venezia. Così nel 1746 il pittore stesso, preceduto da una fama diffusa, si sposta a Londra dove soggiorna per circa un decennio, realizzando numerose vedute della città e della campagna circostante.
Le collezioni inglesi
Dopo il ritorno in patria, Canaletto viene eletto all’Accademia Veneziana nel 1763 e continua a dipingere fino alla morte, avvenuta nel 1768. Il console Joseph Smith vende gran parte della sua collezione di opere dell’artista al re d’Inghilterra Giorgio III, creando così la base per la grande collezione di dipinti di Canaletto di proprietà della Royal Collection. Molte altre collezioni britanniche possiedono numerosi quadri dell’artista, tra cui la Wallace Collection di Londra. La sala da pranzo della Woburn Abbey, nel Bedforshire, contiene ben 24 opere.