Gli elementi peculiari che rendono unici i dipinti di Caravaggio sono stati individuati non solo nello stile, ma soprattutto nel processo creativo e nella tecnica esecutiva.
Alla fine del 500 a Roma come in molte città italiane era tipico che i giovani a bottega dagli artisti si esercitassero disegnando per anni le antiche sculture o i capolavori dei maestri del passato come Raffaello, per arrivare ad elaborare una loro propria visione idealizzata della Natura.
Caravaggio stravolge questo processo di formazione iniziando da subito a rappresentare nei suoi dipinti la realtà come gli si presentava, senza una gerarchia nella scelta dei soggetti né alcuna idealizzazione.
La pittura di Caravaggio: fotografia della Roma del Seicento proiettata nella realtà
In alcune tra le prime opere di Caravaggio, come il Ragazzo con la canestra di Frutta, La Buona Ventura e I Bariviene rappresentata la realtà e la variegata umanità che si manifestava quotidianamente davanti agli occhi del pittore nel Rione Monti di Roma, dove risiedette per tutta la sua permanenza nella città papale.
I soggetti sono rappresentati in dimensione “reale”, naturale, presi al culmine dell'azione che li caratterizza. La scena è tutta narrata in primo piano, per garantire il massimo coinvolgimento emotivo dello spettatore che si trova di fatto coinvolto nell'azione di personaggi in tutto e per tutto simili a lui, diventando parte dello spazio virtuale del quadro.
Il piano dello spazio pittorico e quello della realtà si fondono e in alcuni dipinti questa volontà è esplicitata dalle scelte dello stesso Michelangelo Merisi, che introduce degli elementi che fungono da ponte e trade d'union tra i due piani: le foglie di vite appassite pendenti dal tavolo del Bacchino Malato, il bordo della Canestra di fruttain bilico sul piano e lo stesso espediente sul cesto di frutta della Cena in Emmaus, il manico dello strumento del Sonatore di Liuto di San Pieroburgo, lo spadino di uno dei Bari rappresentano elementi virtuali che puntando dritti verso il mondo reale “bucano” la tela e acquistano una materialità quasi materica e tangibile.
Un artificio pittorico che raggiungerà il suo apice nella Deposizione conservata ai Musei Vaticani, dove lo sguardo disperato di Nicodemo punta dritto verso uno spettatore coinvolto violentemente nell'azione scenica ed emotiva senza possibilità di scampo,o nella Decollazione di San Giovanni Battista a Malta, dove il dipinto diventa parte integrante e prosecuzione naturale dello spazio architettonico.
In penombra, la sensazione che l'oratorio sia una “porta”, quasi un varco temporale sulla Palestina di oltre 2000 anni fa è una sensazione vivissima, per i contemporanei di Caravaggio che secondo la Controriforma dovevano essere chiamati a vivere in modo coinvolgente e personale gli episodi biblici, come per gli spettatori laici della contemporaneità.
La luce nelle opere di Caravaggio: dall'universalità idealizzata alla realtà
Caravaggio introduce il concetto di luce naturale, ovvero un'illuminazione proveniente da una fonte esterna al quadro, posta di solito in alto a sinistra.
Caravaggio rispetta le caratteristiche naturali e reali della luce ma le piega ai suoi intenti, utilizzandola come un vero e proprio riflettore puntato su ciò che davvero gli interessa mostrare. Ciò che è in ombra è privo della dignità di essere raccontato tanto che spesso, soprattutto nei dipinti della maturità, gli elementi fuori dal fascio di luce sono appena abbozzati o del tutto assenti.
Tuttavia questo stesso concetto è messo in discussione dal ruolo centrale che l'ombra riveste nel linguaggio pittorico del Merisi: dall'ombra emergono e tendono verso la luce personaggi e oggetti che nella loro duplice natura di chiari e scuri rappresentano un dualismo proprio di tutto il mondo caravaggesco e di tutta la realtà. Ed è questa doppia natura, il fatto di non appartenere completamente né alla luce né alle tenebre a renderli così veri e vicini a noi.
Come dipingeva Caravaggio? Stile e tecnica fuori dagli schemi
I primi studi sulle tecniche pittoriche di Caravaggio furono condotti negli anni '50 e '60 del Novecento compiendo indagini radiografiche delle opere della Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi a Roma.
Da allora le tecnologie hanno fatto passi da gigante e moltissime opere caravaggesche sono state sottoposte ad approfondite analisi sui materiali e le tecniche esecutive: tuttavia rimangono ancora molti aspetti misteriosi e di non facile ricostruzione.
Sappiamo per certo da resoconti dell'epoca e dagli scritti del suo primo biografo, pittore e rivale Giovanni Baglione, che l'artista usava modelli dal vero, rappresentati a grandezza naturale, creando una scena di posa nel suo studio rischiarato soltanto da una fonte di luce intensa, probabilmente un lume, sospeso al soffitto con una corda.
Tutti gli studiosi sono concordi sul fatto che il Merisi cambiò radicalmente il suo metodo di lavoro negli anni: le opere giovanili sono dipinte su tele con preparazioni chiare, mentre le opere più tarde presentano preparazioni brune o verde malachite. Le preparazioni o imprimiture sono il primo strato di materia che viene distribuito sulla tela grezza allo scopo di isolare il supporto dalla pittura e di regolare la saturazione dei leganti dei colori, come ad esempio l'olio.
Caravaggio ha la particolarità di lasciare la preparazione visibile intorno alle figure per usarla come linea di contorno o guida per realizzare le ombre. Anche l'utilizzo dei colori negli anni va via via mutando: soprattutto nella produzione degli ultimi anni, in fuga tra Napoli, Malta e la Sicilia, il Merisi dipinge con ciò che trova: terre d’ombra, nero carbone, verderame, strati di biacca e persino il mummia, una sostanza prodotta dalla combustione di carne animale mista a resine e impiegata nella conservazione dei cadaveri umani dagli imbalsamatori siciliani.
Le analisi diagnostiche hanno inoltre rilevato che Caravaggio, tranne alcune eccezioni giovanili, non realizzava disegni preparatori: tracciava solo alcune sintetiche linee guida sulla preparazione, probabilmente con un punteruolo o la parte appuntita del pennello. Queste linee, visibili solo alla luce radente, potevano essere aggiunte anche in fase di stesura del colore.Dal 1600 e fino alla fuga da Roma queste linee sono sempre presenti nei dipinti di Caravaggio, ma vanno via via riducendosi in quelli eseguiti a Napoli, Malta e in Sicilia, nei quali si scurisce notevolmente anche la tavolozza dei colori usati.
Caravaggio, alla fine della sua carriera e della sua vita, acquisisce una padronanza unica e totale della tecnica pittorica; questa visione, unitamente alle condizioni precarie nelle quali opera durante gli ultimi anni di fuga continua, lo porta a superare le modalità tradizionali della pittura di ogni tempo:le fasi di preparazione, incisione e stesura del colore si fondono in un unico atto creativo dalla drammatica potenza espressiva e dall'immediata vividezza che ancora oggi sconvolge.
Bibliografia
Il Seicento: l'età del barocco, delle scienze, del metodo a cura di Umberto Eco, AA. VV., Encyclomedia Publishers, 2014
Caravaggio a cura di Claudio Strinati, AA.VV., Skira editore Milano, 2010
L’eredità tecnica del Caravaggio a Napoli, in Sicilia e a Malta, Roberta Lapucci, Ed Il Prato, 2009