Le sue opere si distinguono anzi per gentile grazia morale, per tranquilla e libera grandiosità, e per un che di particolare che consente, all'occhio appena esercitato, di riconoscerle al primo sguardo. La levità, la purezza e la perfezione del suo pennello sono stupefacenti. Per i panneggi usa colori particolarmente belli, con mezze tinte bruno-rossicce, assai ben armonizzanti con l'azzurro che pure predilige. Goethe
Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino a causa di un difetto all'occhio destro, nacque a Cento nel 1591.
Determinante per la sua formazione fu la conoscenza con Ludovico Carracci, che aveva dipinto una pala d'altare per Cento e che gli fu poi maestro a Bologna.
La prima opera importante del Guercino, risale al 1616: la Madonna in gloria per la chiesa di Sant'Agostino a Cento, cui seguirono la Resurrezione di Tabita (Firenze, Galleria Palatina) e il San Francesco in estasi (Parigi Louvre).
Fondamentale per i successivi sviluppi del suo stile fu il viaggio a Venezia del 1618.
Il Martirio di San Pietro (Modena, Galleria Estense) del 1619, rivela, sia pure attraverso la personalità ormai pienamente formata del Guercino, la suggestione esercitata su di lui dalla visione diretta delle opere di Tiziano.
I lavori eseguiti tra il 1618 e il 1620 si distinguono per la freschezza e intensità del colore, come si nota nella pala del San Guglielmo d'Aquitania (Bologna, Pinacoteca) e in quella dei Santi Benedetto e Francesco (Parigi, Louvre).
Dal 1621 al 1623 fu a Roma, chiamato da Gregorio XV per decorare la loggia delle Benedizioni di San Pietro (opera rimasta incompiuta a causa della morte del Papa) e per dipingere il Seppellimento e gloria di santa Petronilla (Galleria capitolina), uno dei quadri più noti del Seicento, destinato alla basilica vaticana.
Nel casino della villa Ludovisi dipinse ad affresco le allegorie dell'Aurora e della Notte, che sono le opere più alte del Guercino per l'intensa liricità del chiaroscuro e la forza dell'invenzione poetica, ispirata al classicismo dominante nella città.
L'Aurora, affresco del Casino di villa Ludovisi a Roma
Gli scambi con l'ambiente romano non andarono, però, oltre: per il pittore non furono gli effetti prospettici la cosa più importante, quanto i valori di colorito e di chiaroscuro, che furono anche interpretati come influssi caravaggeschi.
La luce nelle sue pitture si diffonde con chiari ricordi dei valori tonali e del luminismo veneto, presente nel paesaggio della Santa Maddalena (Pinacoteca vaticana).
Nel 1626 terminò gli affreschi con figure di sibille e di profeti nella cupola del duomo di Piacenza, iniziati dal Morazzone.
Le opere dell'ultimo periodo non hanno più l'originaria naturalezza; la fantasia del pittore fu frenata dall'imitazione del Reni, al quale succedette come direttore dell'Accademia bolognese nel 1642.
Guercino fu considerato uno dei maggiori esponenti del classicismo seicentesco, senza tener conto della sua "prima maniera gagliarda", come lui stesso volle definire la pittura del primo periodo.
Dell'ultimo tempo, in cui la sua attività non ebbe soste, si ricordano la Crocifissione per la Madonna della Ghiara (Reggio Emilia) e il Ripudio di Agar (Milano, Brera).
Morì a Bologna nel 1666.