Il maestro della grande decorazione tardobarocca nasce a Venezia nel 1696. Il padre Domenico, “mercante di negozi di nave”, muore un anno dopo la sua nascita. La famiglia è agiata, tuttavia il giovane Giambattista viene introdotto nella bottega del pittore Gregorio Lazzarini per imparare il mestiere. Da lui Tiepolo può apprendere i rudimenti, poiché il Lazzaroni non è artista di grande talento. Giambattista guarda anche ad altri maestri, come riferisce il Meschini che nel 1806 scrive: avido di imitare quanti godeano ai suoi giorni di reputazioni, ora emulò la maniera caricata del Bencovich, ora il forte ombreggiamento del Piazzetta.
La direzione artistica
Questo accostamento, nella fase giovanile, alla pittura dei “tenebrosi”, rappresenta una scelta artistica fondamentale e imprime al suo linguaggio figurativo un’impronta che, pur subendo sostanziali modificazioni nel corso degli anni, caratterizzerà tutta la sua produzione.
Se, infatti, il cupo colorismo che contraddistingue questa scuola viene presto abbandonato in favore di una luminosità che farà dire allo Zanetti nel 1771: introdusse con arte meravigliosa nelle sue opere un sole che non ha esempio, d’altra parte la vigorosa struttura formale, acquisita attraverso un uso magistrale della linea e del chiaroscuro, darà tali esiti nel senso della drammaticità, del dinamismo e dell’eroismo, che l’opera del Tiepolo farà scuola nei decenni a venire.
Il periodo giovanile
Giambattista compie tutta la formazione e i primi passi della carriera nella sua città natale. Nel 1719 sposa Cecilia Guardi, sorella dei pittori Giannantonio e Francesco; in questi anni esordisce come promettente pittore di scene sacre per le chiese veneziane, e nel 1722 viene coinvolto nell’impresa collettiva della decorazione di San Stae. Incoraggiato da Giovanbattista Piazzetta, Tiepolo si apre ad effetti di diffusa luminosità, con gesti melodrammatici e grandiosi, e sviluppa un notevolissimo talento per la decorazione di ampi ambienti aristocratici. Ne è una prova spettacolare la serie di affreschi che ornano l’arcivescovado di Udine (1726), un complesso splendido per varietà e ricchezza, che proietta Tiepolo ai vertici non solo della scuola veneziana, ma dell’intera arte del rococò europeo. Il fascino e lo sfarzo delle grandi composizioni ad affresco parte dal ricordo del Cinquecento veneto, e in particolare dal momento luminoso di Veronese e Palladio. A fianco di Tiepolo opera con molta efficacia Girolamo Mengozzi Colonna, specialista di “adrature”, ossia di incorniciature prospettiche, false architetture entro le quali Tiepolo affresca le scene narrative. Il pittore lavora alternativamente per importanti chiese veneziane e per famiglie nobili di varie regioni: importanti sono gli affreschi lasciati nei palazzi di Milano (Archinto, Dugnani, Clerici) durante gli anni trenta.
I temi artistici della maturità
L’artista mostra tutto il suo talento cimentandosi comtemporaneamente con scene sacre e allegorie profane. L’apoteosi di questo duplice indirizzo avviene a Venezia all’inizio degli anni quaranta, con l’esecuzione quasi contemporanea delle tele della Scuola del Carmine e degli affreschi di Palazzo Labia.
I temi letterari sono sempre molto cari a Tiepolo, che più volte si ispira a celebri pagine della poesia classica. Gli episodi più congeniali sono i momenti d’amore, come in Rinaldo nel giardino di Armida (1745), in cui è ritratto un momento di campestre felicità tra i protagonisti della Gerusalemme Liberata.
Artista internazionale
Conteso da collezionisti e mecenati di tutta Europa, compresi i sovrani di Svezia, Tiepolo cede alle proposte del principe-vescovo di Wurzburg, che gli offre l’opportunità di affrescare lo scalone e l’ambiente più prestigioso della grande Residenza, capolavoro architettonico di Balthazar Neumann. Nel 1750 Tiepolo parte per la Germania, dove si ferma tre anni affiancato dal figlio Giandomenico. Successivamente torna in Veneto e dipinge sontuosamente alcune ville dell’entroterra. Da segnalare gli affreschi di Villa Valmarana a Vicenza (1757), un capolavoro di luminosa, amabile bellezza; le scene sono ispirate a celebri passi dei poemi classici (Iliade, Eneide, Orlando Furioso, Gerusalemme Liberata).
Ultimo artista rococò
Nel 1762 l’artista parte alla volta di Madrid. Nel palazzo dei re di Spagna dipinge le ultime grandi composizioni profane, ma negli stessi anni subisce la concorrenza di Anton Raphael Mengs e del subentrante gusto neoclassico, che nel giro di pochi anni avrebbe fatto apparire del tuto “fuori moda” il virtuosismo frizzante e la fantasia estrosa del Rococò. Apollo e Dafne (1765-66) presenta una scena ancora aperta e luminosa, che contrasta col senso di sospensione delle opere più tarde. Gli ultimi anni di Tiepolo sono carichi di amarezza per una fama improvvisamente perduta; l’artista si spegne a Madrid nel 1770.