Il casticismo caro a Miguel de Unamuno caratterizzò la pittura barocca in Spagna; i temi profani o contemporanei furono i meno numerosi a causa di scarse committenze nobiliari e borghesi e alla ridottissima diffusione dei temi legati alla letteratura classica e pagana: a parte alcuni soggetti mitologici o ritratti reali e aristocratici, in particolare di Ribera e Velàzquez, la cui Venere allo specchio rimane un caso eccezionale di nudo femminile profano, il corpo umano, più o meno spogliato dei suoi abiti, era piuttosto quello di martiri, o di creature anormali, come Eugenia Martinez Vallejo, rappresentata due volte da de Miranda, vestita sontuosamente di rosso o nuda e coronata di foglie di vite.
La pittura spagnola del XVII secolo esprimeva la dottrina, il pensiero e la sensibilità della chiesa della Controriforma, prima e quasi unica committente dell'arte Spagnola del '600 in tutte le sue declinazioni di ordini, confraternite e organi diplomatici: seguiva un'iconografia colta, era ricca di miracoli, di estasi, di supplizi e spedizioni angeliche.
Due temi meritano senza dubbio una menzione particolare per la loro importanza religiosa e la qualità della loro traduzione pittorica: la Vergine e l'Eucarestia, rappresentate con una maestria artistica e un senso di mistero che suggerisce l'ineffabile.
Dalla pittura spagnola scaturisce spesso un tono particolare di asprezza, di verità e di impeto, libero o trattenuto, che sembra in armonia con il barocco.
Le scene, sia pur religiose, sembrano tratte dalla vita quotidiana: si tratta di espressioni proprie del XVII secolo, rafforzate dal luminismo.
Verismo, caravaggismo e temi profani
Molti nomi artistici di rilievo inziano a confluire a Madrid su richiesta della corte e la presenza in particolare di artisti italiani come il Borgiani e i fratelli Carducci stimola l'ate spagnola ad abbandonare stilemi cinquecenteschi e ad accostarsi alle nuove tematiche del realismo profano proposto dal caravaggismo che sta conquistando l'Europa.
La scelta naturalistica infatti connota gli esordi dei maggiori artisti della prima generazione secentesca di scuola Sivigliana: la realtà nella sua cruda spigolosità, la volumetria sottolineata dai giochi luce/ombra, l'apologia del quotidiano e del "banale" sono temi ravvisabili nella prima ritrattistica di Velàzquez e di Zurbaràn.
In particolare in Velazquez si respira una forte ispirazione caravaggesca inerente alle tematiche della "gente comune" e della "vita di strada", rese con grande efficacia espressiva in opere come l'Acquaiolo di Siviglia e Vecchia che frigge le uova.
Il naturalismo spagnolo è tuttavia in realtà piú un mezzo che un fine. La realtà quotidiana, i personaggi di strada, la rappresentazione dei lavori e dei giorni non sono per il pittore spagnolo elementi che meritino di essere rappresentati in quanto tali, bensí prestano la loro immagine, immediata e viva, ai racconti evangelici o agiografici. Come Lope de Vega, che quando parla di san Isidro ci descrive la vita quotidiana di Madrid con una vivacità senza paragoni, cosí i pittori di Valencia, Siviglia o Madrid iscrivono in una cornice di naturalismo ambientale la narrazione che la pia volontà dei committenti ecclesiastici impone loro. Cosí facendo, riflettono la realtà spagnola, anche se in un modo molto diverso dalla pittura di genere concepita da alcuni allievi di Caravaggio, dai bamboccianti italiani, dal mondo olandese.