Jacob Jordaens (Anversa 1593-1678) fu allievo di Adam Van Noort, pittore di tendenza manierista, di cui sposò la figlia.
Nei primi anni di attività eseguì soprattutto acquarelli su drappi per pareti e vari "studi" di teste di vecchi (apostoli). Presto si accostò al vivace cromatismo e alla composizione movimentata di Rubens.
I Quattro Evangelisti, 1625-1630, Louvre
La sua sensibilità resta però molto diversa da quella di Rubens: la pittura di Jordaens è greve, impetuosa, schiva di fasti e amante di atmosfere paesane e domestiche.
Il pittore studiò anche la pittura italiana cinquecentesca (Raffaello, Michelangelo e soprattutto Bassano) e secentesca (Domenichino, Caravaggio).
Dal 1617 al 1625, dipinse opere di intensa libertà espressiva di sapore prettamente barocco: Crocifissione, La Sacra Famiglia, I Quattro Evangelisti.
La pittura di Jordaens è fluida, corposa, succolenta è pervasa da un dinamismo vibrante e da un realismo vivace, che rischia talora la volgarità.
Il brindisi di Re Bean (1638)
L'influsso del caravaggismo indusse Jordaens e una maggiore saldezza di forme: Miracolo di san Martino; Il Figliol Prodigo; Il Sacrificio di Isacco. A questo periodo appartengono anche alcuni notturni, come la Sacra Famiglia.
Nel 1635 collaborò con Rubens all'allestimento degli apparati per le feste in occasione dell'ingresso del nuovo governatore Ferdinando di Spagna completando dopo la morte del maestro le tele con le Metamorfosi di Ovidio, destinate alla Torre de la Parada (dintorni di Madrid).
Sotto l'influsso delle opere tarde di Rubens, il colore di Jordaens si fa sempre più fluido, si addolcisce in passaggi delicati di luce: Venere dormiente; Visitazione; Ercole e Deianira.
Negli ultimi dipinti il gioco chiaroscurale si accentua e il colore si intorbida, con effetti esteriori che sfiorano la maniera.
Jordaens ebbe numerosi imitatori, che diffusero su di un piano popolare la sua pittura, cadendo talora negli eccessi di forme ridondanti e in facili effetti coloristici.