Dopo la morte di Luigi XIV, nel periodo della Reggenza, l'arte cambiò indirizzo: alla magnificenza si preferì la grazia, alla linea diritta il gioco delle linee curve. È questo il periodo del rococò, che in Francia presentò caratteri più armoniosi che in altri paesi europei.
Il termine, la cui etimologia deriva da Rocaille(1), venne usato per la prima volta nel 1842 nel supplemento del Dizionario dell'Accademia di Francia per indicare “il genere di ornamento, di stile e di disegno” che coincise cronologicamente con il regno di Luigi XV e il principio di regno di Luigi XVI.
Considerato per lungo tempo, al pari del Barocco e del Gotico, uno periodo privo di stile autonomo e soprattutto di degrado artistico, il Rococò oggi è considerato un movimento assolutamente indipendente e una naturale fase di conclusione del barocco classico.
La pittura perse le precedenti caratteristiche di illusionismo prospettico e i migliori interpreti in Francia furono Watteau, Fragonard, François Boucher, ben inseriti in un'epoca di cui assecondavano i gusti; pittori di una società che si compiaceva di se stessa: elegante, distinta e frivola.
Non si smette tuttavia di guardare ai modelli pittorici accademici, di origine bolognese e romana, ma subentra un'amara cognizione esistenziale in cui le grazie d'Arcadia e le scene di sensualità mitologica rappresentano, più che un inno a gioventù e bellezza, un riferimento ad una carnalità decadente e alla frivolezza di un'esistenza fuggevole.
I temi e le forme rimangono per certi aspetti quelli cari al secolo precedente: linee curve e morbide, spirali e serpentine, drappeggi panneggiati e ricchezza nella decorazione. Tuttavia subentra la volontà di raccontare attraverso la pittura non solo un'estetica legata ad un'etica, com'era stato nel barocco, ma il tentativo di trasmettere emozioni e sensibilità. E le sensazioni oggetto di questa arte sono quasi sempre di tipo mondano, frivole e passeggere, ma paradossalmente unica verità in un mondo mutevole e decadente; sono le sensazioni dell'amore carnale, quelle degli aristocratici che fanno la dolce vita tra battute di caccia, colazioni sull'erba, feste e balletti.
Anche i temi mitologici ed eroici vengono trattati con spirito più leggero e tratti di grazia; le arti decorative, da "accessorie" diventano essenziali, mettendo in scena la raffiata rappresentazione di una vita in cui l'arte costituiva un ornamento privo di sovrastrutture morali.
Questa libertà e questa affettazione, che sono la vera essenza del rococo', furono fattori che contribuirono maggiormente ad incoraggiare l'espressione profonda degli artisti piuttosto che le convenzioni morali che caratterizzarono l'ultimo trentennio del secolo: una festa galante riusciva a comunicare ai sensi tanto quanto una scena di teatro tragico. Questa libertà si traduce anche in un amore per il colore, per gli accostamenti bizzarri e fantasiosi e nuove tecniche pittoriche.
Ad inaugurare questo nuovo filone tematico, che prende le mosse dalla Francia economicamente e socialmente all'apice del suo potere, è forse proprio Jeanne Antoinne Watteau con il quale l'aneddoto va sempre al di là di ciò che rappresenta.
Pittore degli innamorati e dell'impalpabile delicatezza del non detto; di sguardi che invitano all'amore o al sogno.
Doveroso è, ricordare Jean-Baptiste Siméon Chardin, pittore del realismo, Largillière, Perroneau o Quentin de La Tour capaci di rendere con il pastello il calore dei volti, le sete cangianti e la morbidezza delle pellicce, e Nattier.
All'inizio del '700 in Francia si assiste anche all' introduzione del tema del pittoresco: la passione per tutto ciò che è naturale e quindi per sua stessa natura asimmetrico e imperfetto, ma proprio per questo interessante ed unico. Gli scenari delle situazioni galanti, come i paesaggi che catturano l'attenzione dei vedutisti, diventano sempre scenari naturali dove la presenza di qualche elemento artificiale e umano (spesso rovine antche) introduce il senso drammatico del tempo, del limite e dell'imperfezione.
In Inghilterra e in Spagna, il rococò fu scarsamente sentitomentre in Italia vi furono dei fenomeni affini, come testimoniano le opere dei veneti Sebastiano Ricci e G. B. Pittoni e l'opera dei pittori lombardi.
Note:
(1) Rocaille: tipo di ornamento, in origini ispirato alle grotte e ai ninfei dei giardini rinascimentali, che prendeva spunto dall'imitazione di elementi naturali quali rocce e conchiglie.