Arcangelo Corelli nacque a Fusignano il 17 febbraio 1653 e compì gli studi di musica e violino a Bologna, dove nel 1670 entrò a far parte dell'Accademia Filarmonica. Si perfezionò nella composizione a Roma e li', dal 1679, ricoprì la carica di primo violino presso il teatro Capranica. La sua attività si svolse principalmente nell'Urbe, ove fu al servizio dei cardinali Pietro Ottoboni e Benedetto Panphilj. Lavorò anche per Cristina di Svezia, che dal 1655 si era stabilita a Roma e aveva dato nuovo impulso alla vita culturale e alle attività artistiche della città: per lei infatti compose numerose sonate dedicate agli intrattenimenti privati della sovrana in palazzo Riario e diresse ampie compagnie strumentali destinate ad animare eventi pubblici e mondani.
Tra queste ricordiamo l'esecuzione di un'Accademia per musica di Bernardo Pasquini in occasione della visita dell'ambasciatore d'Inghilterra nel 1687, a cui presero parte centocinquanta archi diretti da Corelli e più di cento cantori.
Nel 1702 fu invitato ad esibirsi presso la corte di Napoli, ove però la sua arte non fu apprezzata e compresa. Anche questo episodio lo convinse a ritirarsi dalla vita pubblica e a trascorrere gli ultimi anni in solitudine a Roma, dove morì l'8 gennaio 1713. Nell'Urbe era stato molto apprezzato e seguito ed ebbe l'onore di essere sepolto nel Pantheon.
Concerto grosso op.6 n.8 fatto per la Notte di Natale
Le Sonate a Tre e i Concerti Grossi
Perfezionò la forma della Sonata a Tre, pubblicando tra il 1681 e il 1694 quattro raccolte, ognuna composta da dodici sonate, divise com'era uso dell'epoca in sonate da camera e sonate da chiesa: queste composizioni segnano un punto conclusivo nell'evoluzione di questo genere in Italia.
Le sonate a tre prevedevano un organico composto da due violini, un basso e un clavicembalo nelle versioni da camera o un organo in quelle da chiesa, con la funzione di basso continuo. Corelli riesce a sfruttare tutte le potenzialità tecniche e cantabili dal violino, supportato da una struttura in tre o quattro tempi di solito estremamente semplice e da un contrappunto solido e ben congeniato. Tra queste composizioni spicca anche la celebre rielaborazione del tema della La Folia, uno dei punti più elevati della produzione del musicista e del repertorio violinistico barocco.
Nell'opera 5, pubblicata intorno al 1700, Corelli riduce l'organico e compone una sonata in forma di suite per violino solo e basso, in cui lo parte solista viene esaltata da virtuosismi e tecnicismi giudicati per l'epoca estremi e ardimentosi.
L'opera a cui Corelli deve però il maggior successo in vita e presso i posteri è la numero 6, pubblicata verso il 1714 e comprendente i 12 Concerti grossi con degli altri violini e violoncello di concertino obbligati e degli altri violini, viola e basso di concerto grosso ad arbitrio. In questi concerti, eseguiti per la prima volta a Roma probabilmente anche prima della data di pubblicazione ufficiale e divenuti immediatamente notissimi in tutta Europa, viene riproposto l'impianto delle Sonate a Tre: il nucleo tematico fondamentale è affidato a due violini a al basso, che in questo caso possono contare su un “ripieno”strumentale notevole per dare risalto e sonorità alle varie frasi melodiche. I tre strumenti portanti, denominati “concertino”, si contrappongono al “tutti”orchetsrale e si rincorrono contrappuntisticamente, in un gioco di contrasti e chiaroscuri sempre incalzante e palpitante di pathos.
Il genere dei concerti grossi, che era stato particolarmente in auge durante tutto il XVII secolo, in particolare con Torelli e Stradella, ed aveva risposto alle esigenze di intrattenere in modo fastoso e stupefacente le enormi folle delle feste barocche e degli eventi mondani urbani, sembrava aver conosciuto una stagione di decadenza prima di essere riportato a nuova vita da Corelli e di essere di nuovo assurto a genere paradigmatico del barocco strumentale.
Gli Extra Opus
La produzione ufficiale di Corelli appare veramente esigua: in più di quarant' anni di attività risultano composti solo 12 concerti grossi, 48 sonate a tre e 12 concerti per violino solo. Anche tenendo conto dell'attività di direttore d'orchestra, che occupò intensamente il musicista durante tutta la sua vita, non si spiega come il suo genio, molto apprezzato dai contemporanei di tutta Europa, abbia potuto produrre così poco. Sicuramente egli deve aver scritto molto di più ma probabilmente, a causa del suo ben noto perfezionismo, molte composizioni devono essere state scartate e non ritenute idonee alla pubblicazione sotto suo nome.
Negli ultimi anni la critica e la storiografia musicale sono andate letteralmente a caccia di potenziali partiture corelliane e alcune sono state ormai unanimamente attribuite al musicista di Fusignano. Si tratta quindi di lavori Extra Opus, esclusi dal catalogo ufficiale delle opere date alle stampe e “controfirmate”, ma di non certo minor valore.
La Follia
Tra questi lavori spicca un concerto grosso scritto probabilmente nel 1689 per la corte di Francesco II d'Este duca di Modena. Il largo di questo concerto, identico a quello del concerto grosso n.6, pubblicato venticinque anni dopo, non solo rafforza la paternità corelliana della partitura, ma ci mostra come la produzione ufficiale del musicista non sia altro che un'accurata selezione di brani composti durante un'intera vita artistica.
Un altro manoscritto oggi certamente attribuito a Corelli è il Concerto a quattro, per due violini, violetta e basso, ritrovato al Conservatorio di S. Pietro a Majella a Napoli e recante la dicitura esplicita "non sono date alle stampe".
Alcuni considerano corelliana la Fuga a quattro voci con un soggetto solo rinvenuta in tempi recenti presso il Conservatorio di Firenze e firmata con lo pseudonimo-anagramma di Gallario Riccoleno. La composizione contiene un tema del tutto simile a quello del celebre Allelujah del Messiah di Handel, e questo potrebbe confermare le indicazioni che individuano anche il giovane Händel tra gli allievi di Corelli, che fu anche un notevole insegnante e didatta. Per contro potrebbe trattarsi di un "omaggio" virtualmente attribuito a Corelli, di scuola haendeliana.
Tutte queste opere, sia le più certe che le più incerte nell'attribuzione, si caratterizzano per la raffinatezza stilistica e la qualità della costruzione musicale, confermando il valore assoluto di Corelli e il ruolo fondamentale che ha rivestito nello sviluppo della musica italiana ed europea del XVIII secolo.