"...innamorati dispersi, gementi il « core » e « l'augello »,
languori del Giordanello in dolci bruttissimi versi..." Guido Gozzano
“Caro mio ben” è un celebre motivo, una breve aria da camera composta nel Settecento, che ha sempre goduto dell’ammirazione di cantanti professionisti, allievi e dilettanti. Addirittura una rockstar come Sting ha voluto eseguire di persona questo motivo, eppure non è possibile attribuire una paternità certa a quest’aria.
Il principale indiziato è colui che un’allieva definì “il migliore autore di cavatine del tempo” : Tommaso Giordani, napoletano, figlio di Giuseppe Giordani, impresario, librettista, cantante, anche lui possibile autore del brano.
Tommaso girovagò con il padre otto anni in giro per l’Europa finchè non si stabilì a Londra nel 1753.
In famiglia erano tutti cantanti, padre, madre e tre figli, Tommaso accompagnava al cembalo l’orchestra della compagnia e operò a lungo a Londra e a Dublino (dove morì), ma dal 1767 le notizie su di lui si fanno sempre più scarse.
Sappiamo che subì un processo per plagio, per avere cioè utilizzato brani altrui ma le sue composizioni ebbero ugualmente grande successo.
La critica ha spesso pensato che l’autore di Caro mio ben fosse un altro Giordani, tale Giuseppe, non il padre di Tommaso, bensì un coetaneo di quest’ultimo, detto il Giordanello, provocando tuttora una grande confusione.
Per chi cerca di ricostruire l’esuberante stagione musicale del tardosettecento, dominata dagli artisti italiani girovaghi non tutelati dal diritto d’autore, è quasi impossibile venirne a capo.
Un terzo illustre probabile autore è Georg Friedrich Handel e le prove dei sostenitori di questa ipotesi non sono del tutto inconsistenti: il maestro tedesco, di adozione inglese, fu attivo a Londra dal 1712 fino alla morte nel 1759 e la sua influenza sul gusto del pubblico fu enorme. Tommaso Giordani era un abile contraffattore e guarda caso aveva subito un processo per plagio; la delicata melodia di Caro mio ben, ricorda non poco il celebre Largo di Serse di Handel, anzi sembrerebbe una versione ridotta, galante e di facile consumo.
Comunque la soluzione di questo piccolo giallo musicale non cambierebbe le cose: che sia di Handel o di Giordani, Caro mio ben rimane un piacere per l’orecchio e come tale va gustato.