L'operazione di riorganizzazione del repertorio drammatico con la consequenziale estromissione delle scene buffe dall'opera seria, oltre a favorire una rinascita di quest'ultima e un ritorno ai suoi principi, permise al teatro comico di cristallizzarsi in un genere indipendente e ben definito.
Teatro di questa rivoluzione fu la Napoli di inizio secolo dove venne rappresentata nel 1706 La Cilla, commedeja pe' mmusica di Michelangelo Faggioli. Questo lavoro, allestito presso il palazzo del Principe di Chiusano, aprì la strada allo sviluppo di un genere, quello della commedia per musica in dialetto, che getterà le basi per la crescita della prossima opera buffa settecentesca. Passando dai teatri signorili al teatro pubblico, seguendo cioè lo stesso percorso tracciato in precedenza dall'opera seria, la commedia musicale trovò nel pubblico napoletano l'auditorio ideale, composto cioè da quegli stessi soggetti che portava sul palcoscenico. Un esempio per chiarire questo importante momento può essere individuato nel successo riscosso dalla rappresentazione al Teatro dei Fiorentini nel 1709 dal Patrò Calienno de la Costa di Antonio Orefice, opera in dialetto napoletano comunemente indicata come la prima opera buffa della storia.
Un esempio di musica con testo dialettale: Tubba Catubba di Michelangelo Faggioli
L’immedesimazione del pubblico nei personaggi della rappresentazione, aspetto questo del tutto assente nel teatro serio, fece la fortuna dell'opera comica. Nei primi lavori rappresentati a Napoli il semplice ricorso al dialetto permise infatti alla massa di accostarsi al genere operistico, prima riservato solo alla comprensione di pochi eletti. Si può affermare infatti che il dialetto, in un certo senso, riunì in un'unica sala gli aristocratici, abituati in privato a parlare in napoletano, e il popolo borghese. Questa democratizzazione dello spettacolo operistico portò alla grande rivoluzione teatrale del Settecento e quindi alla nascita dell'opera "borghese" con protagonisti scelti tra la gente comune piuttosto che tra gli augusti frequentatori dell'Olimpo.
In seguito ai continui successi riscossi da lavori quali Lollo pisciaportelle di De Falco (1709) e di Spellecchia finto razzullo di Di Mauro (1709) anche compositori di primaria importanza quali Alessandro Scarlatti, Leonardo Vinci, Leonardo Leo si accostarono al nuovo genere decretandone la definitiva consacrazione anche tra gli strati più elevati dell'aristocrazia musicale.
Massimo esponente della commedeja pe' mmusica fu certamente Giovanni Battista Pergolesi, straordinario genio del nuovo teatro musicale, autore di capolavori quali Lo frate 'nnamorato (1732) e Il Flaminio (1735).
Lo frate nnammorato di Giovan Battista Pergolesi