Claudio Monteverdi nasce a Cremona il 15 maggio del 1567. I primi studi musicali furono seguiti dal maestro di cappella del Duomo cremonese che gli insegnò il canto, la viola e la composizione.
Degli anni cremonesi e dei suoi primi lavori poco si sa, di certo iniziò la sua carriera a Mantova presso i Gonzaga come violista di cappella diretta dal famoso madrigalista Jacques de Wert. Questi sono gli anni dello studio del confronto e della personalizzazione musicale che accogliendo e superando gli stili del passato portano alla nascita della nuova musica, la musica del barocco. Il cremonese sviluppa i madrigali aumentando la subordinazione della musica al testo poetico. Nel Terzo Libro dei Madrigali troviamo le innovazioni espressive quali l’uso di declamati, l’isolamento momentaneo di una singola voce, dissonanze non preparate e a volte violente, frammentazione del tessuto musicale. Questo lavoro diede a Monteverdi gran fama tanto che il duca di Mantova lo prese con se per un viaggio che lo portò a Vienna, Linz, Praga facendo conoscere il suo nome in tutta Europa.
Nel 1599 a ritorno dal viaggio si sposa con Claudia Cattaneo cantante presso la corte dei Gonzaga. Il suo lavoro al volgere del secolo è circondato anche da critiche come quelle del bolognese Artusi che a più riprese non lesina critiche al nuovo stile di Monteverdi e alle, a suo dire, imperfezioni che contraddicevano le regole del contrappunto classico della musica “pura “ e di stampo pitagorico.
Con i successivi Libri dei Madrigali Monteverdi risponde alle critiche con un maggiore sviluppo delle nuove forme stilistiche utilizzando per la prima volta un basso che non seguisse più, raddoppiando, le linee vocali ma percorrendo melodie autonome. La funzione di questo basso, chiamato continuo, era quella di consentire alle voci superiori, tre, due o una voce acuta, nella tradizione del Concerto delle Dame ferrarese, di muoversi con grande libertà per esprimere gli affetti del testo, mentre il basso doveva fungere da collante sonoro che ripristinava per altra via la fluidità polifonica compromessa.
Gli esperimenti musicali tra Mantova, Ferrara e Firenze sono molto innovativi, cercano di sviluppare un linguaggio rappresentativo che includeva madrigali, cori, balli e brevi ritornelli solistici, solo qualche tempo dopo si cominciarono a chiamare arie. In quel periodo, nel 1607 ad esser precisi, vede la nascita del più rivoluzionario stile seicentesco: il melodramma che trionferà per secoli in tutta Europa e non solo. In quell’anno Monteverdi subisce la perdita della moglie ed esprime il suo dolore nel Madrigale del Sesto Libro dove anticipa il periodo romantico trasmettendo al lavoro i suoi sentimenti dando espressione al mondo intimo del compositore.
Madrigale "Zefiro torna"
Nonostante il lutto i Gonzaga non risparmiarono di lavoro il cremonese che cercò lavoro altrove, è in questo contesto che viene creato il monumentale Vespro della Beata Vergine dedicata a papa Paolo V a cui chiedeva di esser preso come maestro della Cappella Sistina, tuttavia nonostante questo vespro sia il primo grande capolavoro della musica sacra barocca Monteverdi non ottiene il posto.
Alla morte del duca Vincenzo di Mantova Monteverdì incontra difficoltà e per un anno elemosina di città in città un posto di lavoro finchè non viene eletto maestro di Cappella della Cattedrale di San Marco a Venezia dove rimarrà fino alla morte. Venezia agli inizi del seicento è assai briosa e procura a Monteverdi stimoli per comporre musica ad uso delle piccole corti dei patrizi che tengono feste nei loro palazzi. Oltre che per la serenissima ottiene di lavorare anche per le altre potenti città che lo spingono a viaggi ricchi di soddisfazione.
L'Orfeo, Ritornello e Toccata, aria "Dal mio permesso Amato"
Tra i capolavori ricordiamo: la Selva Morale e Spirituale, scelta di brani sacri e il Combattimento di Tancredi e Clorinda, pezzo in stile rappresentativo. A seguito di questi successi i Gonzaga contattano Monteverdì per riaverlo a corte ma le trattative si arenano nonostante la nuova raccolta di madrigali, in stile modernissimo ed estremamente cortigiano (vale a dire Barocco): il Concerto o Settimo Libro dei Madrigali. Ma, inspiegabilmente, nulla ottiene.
Vespro della Beata Vergine, Magnificat
Lavora anche per ingraziarsi gli Este, i Farnese, i Medici e tenta di arrivare anche agli Asburgo dedicando nel 1638 una raccolta di pezzi, tra cui madrigali al nuovo imperatore Ferdinando III dove egli sperimenta nuove tecniche e stili, riuscendo a fondere in modo mirabile e unico stile contrappuntistico, rappresentativo, madrigalismi in un linguaggio personalissimo, tutto volto alla meraviglia, alla sontuosità sonora, ma soprattutto all’espressione degli affetti, tra i quali lostile concitato: si tratta dell’introduzione di note di brevissimo valore (“semicrome”) che danno un effetto di frenesia, simile, dice il classicista Monteverdi, a quello delle danze guerresche greche.
Le sue opere vengono, caso unico all’epoca, ristampate aumentando al fama del musicista che compare orami in tutte la antologie. A ben 72 anni il maestro cremonese è ancora attivo tanto da dedicarsi alla nuova musica per il popolo che a pagamento si reca nei teatri privati della città, nasce infatti la nuova grande impresa commercial-musicale che proprio in quegli anni muoveva i primi passi nella Serenissima Repubblica. Compone per questo genere Il ritorno d’Ulisse in patria nel carnevale 1640 un capolavoro assoluto del melodramma, L’Incoronazione di Poppea, e Le nozze d’Enea in Lavinia, purtroppo perduta.
Quest’opera presenta anche un’importante novità: è la prima da noi conosciuta in cui compaiono due castrati, rispettivamente soprano e contralto, nelle parti del protagonista del dramma e del suo antagonista: Nerone e Ottone.
Il 1643 l’anno del nuovo trionfo è anche quello della morte che spegne la grande fiamma del genio del maestro cremonese.