Jean Philippe Rameau nacque nel 1683 in famiglia numerosa, ben undici fratelli, ma il padre riuscì a farlo studiare prima presso i gesuiti e poi divenne egli stesso suo unico maestro essendo organista della cattedrale di Digione. Non gli mancò il modo di compiere un breve viaggio in Italia in piena gioventù. Iniziò la carriera di organista nel 1702 prima presso la cattedrale di Avignone e poi a Clermont-Ferrand. Spinto dall’ambizione si spinse a Parigi pubblicando il primo libro “Livre de pièces pour clavecin” senza però ottenere attenzione. Gli anni successivi li passa suonando l’organo tra Digione e Clermont-Ferrand per tornare definitivamente a Parigi nel 1722. Raffinato teorico pubblico il Traité de l'Harmonie, che resterà per due secoli un riferimento per tutti i musicisti.
Pubblicò inoltre il suo Secondo Livre de pièces pour clavecine il Nouveau Système de musique théorique, che definisce i principi su cui si basa tutta l'armonia moderna. Nonostante questi lavori vive male ottenendo sporadiche commissioni finché non incontrò il mecenate Riche de la Pouplinière, che gli fece conoscere Voltaire e lo introdusse al tanto agognato mondo dell'opera, l'unico che potesse consentirgli di raggiungere il successo.
La sua prima opera fu Hippolyte ed Aricie, rappresentata all'Académie Royale de Musique il primo ottobre 1733. Seguirono 32 lavori, di cui i più celebri sono Les Indes galantes (1735), Castor et Pollux (1737), Dardanus (1739), Les Fêtes d'Hébé (1739), Platée (1745), Zoroastre (1749).
Nel 1745 Luigi XV lo insignì del titolo di "Compositeur de la chambre du roi".
Dai Pièces de clavecin (1724), Tambourin
Celebre fu la sua parte nella Querelle des Bouffons (1752-54) dove, contro Jean Jacques Rousseau e gli enciclopedisti, sostenitori della musica italiana, difese lo stile d'opera che aveva, dopo Lully, portato alla perfezione.
Lavorò sodo fino all’età di ottantun anni morendo il 12 settembre 1742 a Parigi.
Dall'opera Les Indes Galantes, Rondeau
Il trattato Traité de l’harmonie réduite à sses principes naturels lo aveva reso noto e accreditato tra i teorici ma la sua fortuna maggiore l’ebbe con l’opera che da sempre è per tutti i compositori la via della fortuna e del successo. Come gli altri compositori l’ambizione di Rameau era di esser all’altezza di Lully e di seguirne le orme. L’occasione venne tardi e grazie al mecenate La Pouplinière con l’opera Hippolyte et Aricie; all’inizio però gli spettatori rimasero perplessi dalle innovazioni introdotte dal musicista che non riuscì ad adeguarsi allo stile di Lully ma elaborò una via autonoma all’interpretazione musicale dell’opera. L'orchestrazione, la novità del linguaggio armonico, l'ampiezza delle linee melodiche, delle inflessioni disorientarono il pubblico anche se il vecchio Campra dichiarò ai suoi colleghi: Non fatevi ingannare, c'è più musica in quest'opera che in dieci delle nostre, e l'uomo che vedete là ci eclisserà tutti! Poco a poco la fama crebbe ed alla prima opera seguì Les Indes galantes, rappresentata il 23 agosto 1735, che dopo l'incerto successo iniziale si andò affermando gradualmente rimanendo nel repertorio del teatro fino al 1771.
Nel 1737 lavora alla tragedia Castor et Pollux che fu forse il suo capolavoro tanto da esser rappresentato ben 254 volte in 21 anni ma venne eseguita ulteriormente a seguito di rimaneggiamenti, frequenti all’epoca. Particolarmente brillanti sono alcune arie, tra cui la famosa Tristes appréts, páles fiambeaux..., le parti corali e la celebre ciaccona dell'ultimo atto.
Da queste opere scaturisce la querelle tra Lullisti e amanti di Rameau, le composizioni del maestro di Digione vengono considerate troppo strumentali qualcuno dirà: è talmente piena di musica, l’opera, che per tre ore nessun suonatore d'orchestra aveva nemmeno il tempo di starnutire. Dal libretto di J.Autreau, Rameau portò la comicità nel teatro lirico con Platée ou Junon jalouse e fece interpretare il ruolo comico dell'eroina, Platea, da un uomo travestito. Nonostante fosse stato eseguito da un cast di second'ordine il successo fu grandissimo, e il partito dell'angolo della Regina accolse l'opera come un capolavoro.
Dall'opera Castor et Pollux, Overture
Particolare attenzione merita il Zoroastro su libretto di Cahusac, rappresentato nel dicembre 1749 perché l’opera si avvicina tantissimo al Flauto magico di Mozart. Il librettista è un massone ma non riesce a trovar tanta fantasia come avrà l’opera mozartiana, ciò nonostante Rameau creò nella partitura un'autentica solennità iniziatica. Scrive il maggior biografo moderno di Rameau, Paul-Marie Masson: A tratti, anima e innalza quest'opera un anelito religioso, che annuncia le grandi scene sacerdotali del Flauto Magico. Il pubblico non sbaglio nel giudicarla con un'accoglienza trionfale ai cori, ai sorprendenti incantesimi del quarto atto, distinguendo perfettamente la banalità e la ridicolaggine di altre scene più convenzionali.