Arretratezza anglicana…..
L’influenza dello scisma religioso e l’avvento del puritanesimo caratterizza profondamente ancora tutta la seconda metà del XVII secolo, anche in ambito profano: i ruoli musicali-chiave sono ancora quelli del maestro di cappella e di organista nelle cattedrali, ove si cantano anthems e motteti in inglese, mentre l’intrattenimento di corte è ancora in gran parte affidato alle songs per liuto e voce (al limite con altri accompagnamenti strumentali) di stampo dowlandiano e alle rappresentazioni teatrali dette mask, vero vanto inglese,arricchite da momenti musicali.
Questo stato di “arretratezza artistica”è da ricercare non solo nel naturale isolamento geografico dei territori britannici, ma anche in una certa impermeabilità culturale verso gli altri paesi, soprattutto quelli cattolici: la riforma religiosa aveva, tra i suoi caratteri, anche l’esaltazione della lingua, delle tradizioni locali e di tutto quanto espressamente inglese, in contrapposizione all’incomprensibile latino ea quanto imposto da Roma. Inoltrela grande peste del 1665 e il fuoco di Londra dell’anno successivo, che causò la distruzione di 89 chiese e più di cento teatri, influirono negativamente sull’economia e sulle attività culturali e artistiche.
A conferma di ciò possiamo citare la figura di Henry Purcell il Vecchio, padre del più famoso Henry il Giovane, il qualeintorno agli anni ’50 del XVII secolo era ancoraconsiderato uno dei più prestigiosi e meritevoli musicisti del suo tempo in quanto maestro di coro nell’Abbazia di Westminster e primo “liuto e voce”nell’orchestra reale di Carlo II.
…e avanguardia francese
In quegli stessi anni la corte francese del giovane Luigi XIV stupisce già tutta Europa con i sontuosi balletti e le Comèdie danzanti di Lully e Molière, vantando una varietà di generi d’intrattenimento pari forse solo a quella italiana: Carlo II che, a dispetto dei suoi schivi e nazionalisti predecessori, considera la Francia un raffinato ed evoluto modello culturale, invia alcuni dei suoi migliori musicisti a studiare a Parigi con Lully.
Tra questi c’è Pelham Humphreys che, dopo un lungo soggiorno parigino in cui apprende nuove forme musicali e il genere italiano ispirato a Carissimi, sostituisce alla direzione del coro di fanciulli della Cappella Reale l’anziano capitano Cooke, un reduce della Guerra Civile che aveva avuto il merito di introdurre nell’ambito della cappella anche la musica strumentale.
Humphreys sarà maestro di Henry Purcell, allora cantore nella cappella reale grazie all’influenza del padre e dello zio, ma la sua influenzasul giovane sarà limitata in quanto morirà a soli 27 anni, aprendo la strada a nuovi stili e sperimentazioni del tutto rivoluzionarie per la musica britannica.
La prematura morte di Humphreys, percepita dall’ambiente culturale come la più grande sciagura del secolo, favorisce l’organista John Blow, che succede all’incarico di maestro di cappella nel 1674. Henry Purcell ha ormai superato l’età per essere un semplice corista e, istruito dal nuovo maestro nella tecnica degli strumenti a tastiera, gli viene accordata «l’autorizzazione per ammettere Henry Purcell nelle funzioni di custode, fabbricante, riparatore, accomodatore ed accordatore di organi, virginali, flauti e tutti gli altri qualsivoglia strumenti a fiato di Sua Maestà, ed assistente di John Higston»..
Blow, che nel 1678 si era laureato “dottore” in musica e aveva prodotto per Giacomo II musica nel carattere di Lully e Carissimi tanto in voga allora; trasmette i segreti della composizione e degli stili d’oltremanica a Purcell che ricorderà il suo insegnante come «il più grande maestro di composizione al mondo». Il giovane musicista crebbe quindi in un ambiente ricco di stimoli e di aperture verso l’esterno e le novità, cosa alquanto rara negli ambienti intellettuali britannici dell’epoca, e nel 1680 conquistò l’ambito incarico di organista di Westminster, pare lasciato vacante in suo favore proprio dal Dr. Blow.
Dal teatro all’opera “english style”
Negli anni in cui è a Westminster, Purcell si dedica soprattutto alla composizione sacra, ancora uno dei generi d’eccellenza della musica britannica, ma non solo: seguendo la tradizione shakespeariana, Purcellscrive per alcune opere teatrali dove la recitazione è inframmezzata da canzoni ed episodi musicali. E’ questo il caso di The Libertine, interamente suo, del Theodosius di Nathaniel Lee di Virtuous Wife di Thomas d’Urfey.
Sebbene in una forma familiare per il pubblico inglese, lo stile di Purcell, ricco di influenze innovative ma erede della grande e rigorosa tradizione britannica, si mostra già come originale e prelude a quello del dramma Dido and Aenes, il primo esempio di opera lirica “made in England”.
Scritta tra il 1688 e l’89 su libretto di Nahum Tate, è il primo dramma completamente in recitativo, senza alcun intermezzo parlato, costruito sui modelli dei grandi melodrammi lulliani. L’originalità di questa nuova forma, completamente di rottura per i canoni inglesi che avevano fatto della recitazione l’arte britannica per eccellenza, fu penalizzante per Purcell, che non riuscì a trovare nessun impresario disposto a mettere l’opera in cartellone: fu infatti rappresentata sempre e solo in circoli privati di intellettuali progressisti, dove divenne immensamente popolare.
Questo episodio mette in risalto un carattere peculiare della Londra musicale di fine ‘600, che la distingue da tutto il resto d’Europa: la produzione musicale e gli spettacoli non sono gestiti dalla figura del sovrano accentratore, che dopo Cromwell in Inghilterra aveva perso molto potere, ma da una classe medio-alta di nobili e borghesi che amministrano i teatri, commissionano e finanziano gli spettacoli, com’era d’uso già in periodo elisabettiano.
Questo ruolo centrale dell’intrapresa privata è ravvisabile anche nella vicenda di Dido and Aenes, composta su richiesta di Josiah Priest, un professore di danza che gestiva un collegio per rampolle dell’alta società a Leicester Fields.
Nonostante lo scetticismo del pubblico, Dido and Aeneas fu di ispirazione a molti, tra cui Haendel su tutti, ed aprì la strada ai successivi melodrammi di Purcell, rappresentati con successo e caratterizzati, oltre che da libretti in lingua, da un “british style” del tutto innovativo.
Due di essi, King Arthur e The Indian Queen, considerati tra i suoi massimi capolavori, furono composti su libretto del drammaturgo inglese Jhon Dryden, autore del dramma Tyrannic Love e di una rivisitazione della shakespeariana Tempesta, entrambe arricchite dalle musiche di Purcell.
Dryden, che fu legato al musicista da una profonda amicizia, è considerato uno dei primi critici letterari e teatrale moderni e grande parte ebbe, con le sue recensioni sulla carta stampata e gli interventi nei circoli intellettuali, nel creare il successo di Purcell e nel promuovere e valorizzare le sue idee sperimentali.
Accanto a queste spinte innovative, l’attività di Purcell proseguì anche sotto un aspetto più ortodosso ed istituzionale, soprattutto dopo che fu promosso organista della cappella reale nel 1682: scrisse numerose canzoni di circostanza (molte si testi autenticamente “british style”di Sakespeare e Dryden), odi celebrative come quella per il compleanno della regina Anna, la musica per il funerale della regina Maria II e un Te Deum per il giorno di Santa Cecilia, il primo nella storia a prevedere un accompagnamento strumentale delle voci. Anche nelle forme più tradizionali, Purcell denota uno stile personalissimo, che ormai ha molto poco a che fare con il rigore puritano ancora imperante all’inizio del secolo e che tramite influenze e contaminazioni porta l’Inghilterra sul grande palcoscenico d’Europa, preludendo agli scenari delle grandi feste barocche volute da Giorgio II e animate dalla musica di Handel.