Le caratteristiche distintive del barocco veneziano sono tutte da ricercare nelle caratteristiche della basilica di San Marco, centro musicale di importanza europea, e nei generi peculiari che vi si affermarono: le dimensioni notevoli della basilica, che presentava ben due alloggiamenti per il coro, molto distanti tra loro, resero inadatta e poco incisiva per quel contesto la polifonia a cappella che si era diffusa in tutta Italia e in Europa, costringendo i maestri di cappella della Serenissima a rinforzare le voci con accompagnamenti strumentali e a riempire i vuoti acustici provocati dai grandi spazi in cui i suoni si disperdevano con assoli di organo o d'insieme.
La polifonia veneziana si sviluppò infatti in forma antifonale, in cui i due cori, per evitare momenti di silenzio, cantavano alternati in opposizione contrappuntistica o all'unisono, sostenuti dagli strumenti: questo genere, del tutto peculiare e affermatosi già verso la metà del '500 grazie alla presenza in San Marco di maestri come Willaert, raggiunse il suo apice tra il 1580-90 con Andrea e Giovanni Gabrieli, i quali composero imponenti lavori per cori multipli, archi e organo. I Gabrieli, inoltre, furono tra i primi ad apporre sulle partiture indicazioni dinamiche (forte, mezzoforte, piano, etc) e di orchestrazione, anticipando in ambito sacro coloriture e interpretazioni “drammatiche” che anticipano la grande stagione belcantistica veneziana.
Anche l'organo della basilica, che tanta parte aveva nel sostegno dei cori, vide alle sue tastiere maestri rivoluzionari come Claudio Merulo e Girolamo Diruta, veri pionieri di uno stile e di una tecnica che farà scuola in tutta Europa e ispirerà da Dietrich Buxetude a Johann Sebastian Bach.
Quella che può essere definita la “scuola veneziana” vantava perciò caratteri del tutto all'avanguardia e moderni per l'Europa musicale del primo '600 e presentava una varietà melodica, armonica e di generi del tutto unica: ciò si deve al carattere “misto” della sede di San Marco, ove venivano celebrate non solo funzioni sacre ma anche tutti gli eventi politici, militari e di rappresentanza che coinvolgevano la Repubblica, e alla ricchezza della città, che era senza dubbio il centro economicamente più fiorente d'Italia e poteva stanziare numerosi fondi per le attività artistiche e mondane.
Inoltre il grande impulso dato dalla Repubblica alla diffusione dell'editoria e delle prime stamperie contribuì a creare un concetto più moderno, metodico e “democratico” di diffusione della musica, che poteva essere “acquistata” e riprodotta da chiunque tramite un linguaggio codificato e convenzionale. In seguito a questo ebbe grande sviluppo a Venezia anche l'insegnamento, che era considerato particolarmente formativo dal punto di vista culturale e umano per tutti i ceti sociali e permetteva a chiunque di “fare musica” in qualsiasi contesto.
In particolare questo aspetto si svilupperà negli ospitali e negli istituti per orfani, che diventeranno una fucina culturale e didattica di prima grandezza tra il XVII e il XVIII secolo e vanteranno come insegnanti geni del calibro di Legrenzi e Vivaldi. Tra tutti (4 i principali a Venezia) spicca l'Ospitale della Pietà, un istituto femminile famoso in tutta Europa per le sue “putte di coro”, uno degli ensemble vocali e strumentali meglio formati del tempo.