Nato a Roma da una famiglia fiorentina, studiò musica a Firenze dove entrò al servizio dei Medici come "cantore al liuto", ovvero interprete vocale che si accompagnava autonomamente. Questo tipo di musicisti spesso coniugava l'esecuzione di un repertorio monodico popolare con una cultura musicale raffinata, che nel caso di Peri si rifaceva alla polifonia colta di Luca Marenzio, Carlo Gesualdo da Venosa e Claudio Monteverdi.
Cominciò a frequentare la La Camerata de' Bardi, dove insieme a Giulio Caccini "inventò" il neonato genere dell'opera lirica, che faceva emergere la monodia in senso "narrativo" ed emozionale. Peri fu infatti uno dei precursori dell'idea che il canto ad una sola voce, imitando le inflessioni ora drammatiche ora gioiose del linguaggio parlato, potesse narrare una storia emozionante e comprensibile al pubblico di ogni livello.
Il primo esperimento in questo senso è infatti considerata la sua Euridice, scritta nel 1600 su libretto di Ottavio Rinuccini, altro illustre frequentatore della Camerata. Tutta l'opera è forse il più puro e rigoroso esempio di "recitar cantando", l'orientamento della nuova musica vocale nata nella fucina della Camerata: le parole intonate in musica mantengono i loro accenti originali e non c'è ancora nulla del virtuosismo tipico dell'opera barocca, pronta a snaturare il testo e la sua comprensione per privilegiare i guizzi della musica.
La favola in musica narrata nell'Euridice di Peri ha come obiettivo primo la comprensione, dalla quale discendono direttamente emozione, empatia e commozione. Senza Per è la sua Euridice non è possibile immaginare il percorso di Monteverdi e del suo Orfeo, che spalancano le porte alla fortunatissima e longeva stagione del melodramma italiano.
Euridice (1600)