Nonostante la tradizione fissi la nascita dell’opera buffa nei primi decenni del Settecento, i primi esperimenti di commedia in musica sono rintracciabili già nella produzione operistica seria del secolo precedente. Si può affermare infatti che un primo impulso allo sviluppo del genere comico all’interno del repertorio operistico venga dato dall’apertura dei teatri pubblici, in particolare del San Bartolomeo a Napoli nel 1621 e del San Cassiano a Venezia nel 1637.
L’organizzazione di nuovi spazi aperti al pubblico, costrinse l’opera ad uscire dai palazzi aristocratici per prodursi in tutta la penisola allargando il proprio uditorio alle più disparate classi sociali. Questa diffusione, se da un lato permise lo straordinario sviluppo del melodramma nella direzione che oggi conosciamo, dall’altro non consentì ai compositori di continuare quella missione "eletta" di recupero degli antichi valori della tragedia greca dalla quale l'opera in musica prendeva le mosse. Questa "crisi" culturale, dovuta principalmente alla scarsa propensione del nuovo pubblico ad identificarsi nelle vicende di Orfeo, piuttosto che di Didone o Giove, portò al forzato inserimento nel dramma in musica di alcune scene buffe alle quali venne affidato il compito di alleggerire il tono greve del dramma.
In un primo tempo queste pause ricreative si produssero in momenti di breve durata, ma ben presto il favore del pubblico, unitamente alle più prosaiche pretese degli impresari, costrinse i compositori a trasformarle in vere e proprie scene, tanto indipendenti dalla trama del dramma da venire spesso trasferite in altre opere senza alcuna variazione di sorta. Animate dalle schermaglie di semplici pastori o di servi sciocchi alle prese con vecchie nobildonne infatuate, queste scene conquistarono presto grande popolarità in tutta Europa e, raggruppate in raccolte, vennero sempre più spesso proposte come momento di teatro indipendente.
La strada verso lo sviluppo del genere comico poteva considerarsi quindi tracciata, tanto che sul finire del XVII secolo i componenti dell'Accademia dell'Arcadia, eletti guardiani dei valori della tragedia greca, guidati dal poeta cesareo Apostolo Zeno, avvertirono urgente il bisogno di riformare il melodramma, ormai divenuto un genere ibrido in cui, accanto ai prodi guerrieri ellenici, non era difficile trovare le maschere della Commedia dell’Arte. Questa riforma, attuata a partire dal 1690, portò diversi sconvolgimenti all’interno del melodramma, primo fra tutti l’espulsione delle scene comiche dallo svolgersi dell’opera, che da questo momento verrà comunemente definita seria.
Il primo passo verso il riconoscimento ufficiale di un genere buffo poteva dirsi compiuto.