Dopo aver compiuto gli studi presso il Conservatorio della Pietà dei Turchini, si recò a Roma per perfezionarsi nel contrappunto e di ritorno a Napoli ebbe l'incarico di secondo maestro presso l'istituto dei suoi studi giovanili. Compose molte opere, serie e buffe, destinate agli spettacoli per il sostentamento della Pietà, allestiti dagli scolari soprattutto nel vicino teatro San Bartolomeo, ed è considerato il capostipite del genere melodrammatico napoletano, ricco di intensità emotiva e intriso di vene malinconiche.
Dall'opera Le Nozze di Iole ed Ercole, sinfonia
Dall'opera l'Alidoro, Chesta è a regola
Le arie d'opera dei compositori napoletani avevano la peculiarità di presentare spesso testi con elementi dialettali, che le legavano strettamente al territorio e ne sottolineavano la destinazione esclusiva ai teatri metropolitani.
Pare che và cantanno
In quest'aria, dal tono malinconico e languido, sono ravvisabili tutti i caratteri del “cantato alla napoletana”, che caratterizzano lo stile di Jommelli, Pergolesi, Paisiello fino alla moderna canzone popolare. Da notarsi l'impiego ricorrente del secondo e quinto grado diminuiti della scala minore armonica, espediente sonoro talmente usato dai musicisti partenopei da aver dato il nome di “scala napoletana” a questa variazione della scala originaria.