L'isolamento dell'Inghilterra, che sotto molti aspetti giocò a sfavore di quei territori nel corso della storia, fu invece provvidenziale dal punto di vista musicale: infatti tra la fine del 1200 e i primi decenni del secolo successivo, mentre nel resto d'Europa imperava un gregoriano ferreo ed essenziale, caratterizzato da toni contigui, nell'isola britannica si era sviluppata una produzione vocale basata sugli intervalli e su maggiore dinamismo e varietà melodica.
Questo carattere peculiare, che prelude i virtuosismi e i “salti” armonici delle cantori e dei consort profani rinascimentali, conferì al marigale di stampo anglosassone uno stile più fresco e mosso rispetto ad analoghe composizioni europee e rese l'Inghilterra erede di una nobile tradizione corale e polifonica viva ancora oggi nelle sue cattedrali.
Problemi di culto
La grande rivoluzione musicale inglese arriva con la rottura di Enrico VIII con la Chiesa cattolica nel 1534 e la riforma della liturgia secondo i dettami della neonata confessione anglicana. Come anche nel protestantesimo, e in modi diversi nella Controriforma cattolica, si pone l'accento sull'accessibilità e la comprensibilità del messaggio religioso da parte di tutti i fedeli, operato in Germania e in Inghilterra tramite l'eliminazione del latino e l'uso di canti e preghiere nelle lingue locali. Comparvero così i primi anthems in lingua inglese, un tipo di composizione sacra che avrà grande fortuna durante tutto il barocco britannico, ma presto, con l'avvento di Maria Stuart nel 1553 e la restaurazione del culto cattolico, torna in auge anche il latino.
Maria, in reazione alle restrizioni e al rigore protestante del suo predecessore Edoardo VI, diventa patrona delle arti e della musica, incoraggiando la produzione sacra in latino su modelli cattolici italo-francesi. La sua Cappella Reale vanta un coro straordinario e vi prestano servizio i più illustri musicisti del tempo, tra cui Thomas Tallis e il suo allievo William Byrd, entrambi cattolici.
Ma la vita degli artisti cattolici è destinata a diventare molto dura con l'ascesa di Elisabetta I, sorella di Maria, e l'abolizione della liturgia romana tramite l'Act of Settlement del 1558, che dichiara apertamente fuori legge la religione cattolica e la rende punibile con ammende,torture e persino con la morte. Anche dal punto di vista musicale, la svolta puritana ebbe per effetto uno scoraggiamento della polifonia a favore della più semplice ed essenziale monodia.
Nonostante queste misure fortemente restrittive, Tallis e Byrd, che a quel tempo erano già i musici più famosi d'Inghilterra, poterono beneficiare di un'autorizzazione controfirmata dalla regina a scrivere e pubblicare musica polifonica in latino: vengono cosi' preservate le basi della grande e complessa polifonia sacra inglese, che raggiunge una delle sue massime vette con il mottetto di Tallis Spem in Alium, per otto cori a cinque voci, per un totale di 40.
Byrd, grazie alla clemenza e alla stima che la regina nutriva per lui, fu nominato organista nella Cattedrale di Lincoln e in quegli anni fu tra i compilatori , insieme a Orlando Gibbons, Jhon Bull e molti altri, di una delle più importanti antologie di musica antica per tastiera, il Fitzwilliam Virginal Book. L'antologia contiene 297 pezzi, brevi e memorabili secondo l'uso dell'epoca, eseguibili indifferentemente su virginale, clavicembalo, clavicordo e organo da camera: riporta elementi tipici dello stile elisabettiano ma anticipa per molti aspetti quello dell'età di Giacomo I, rappresentando il più importante punto di raccordo tra la produzione per tastiera rinascimentale e barocca.
Non tutti però poterono godere di tanta clemenza: il liutista cattolico John Dowland infatti, non trovò spazio nella corte riformata di Elisabetta e nel 1580 decise di trasfrirsi in Francia, al seguito dell'ambasciatore inglese presso cui era al servizio. Rientrò nel 1606, quando grazie all'avvento di Giacomo I il clima era decisamente più disteso, e si fece notare dal sovrano come uno dei maggiori virtuosi dell'epoca. Per la corte si esibì spesso eseguendo delle songs per liuto e voce, raccolte in vari libri. Fu autore di un monumentale lavoro di sette pezzi per cinque viole e liuto solo, Lachrimae or Seaven Teares Figured in Seaven Passionate Pavans, e di alcune tra le più popolari melodie del XVII secolo in Inghilterra, tra cui la canzone Flow my tears e la pavana Lachrymae Antique.
Shakespeare e la musica
Durante il regno di Elisabetta I fiorisce quella che sarà definita una delle più inglesi tra le arti, il teatro, e opera uno dei suoi massimi esponenti, William Shakespeare. La fama delle sue commedie, rappresentate in numerosi teatri londinesi gestiti e finanziati da aristocratici secondo l’uso del tempo, è dilagante e culmina sotto il regno di Giacomo I con l’ascesa della compagnia The Lord Chamberlain’s men.
La compagnia, in cui Shakespeare eraamministratore, drammaturgo e attore, divenne popolarissima ed accumulò incassi da record, spingendo il sovrano ad eleggerlacome sua compagnia personale.
Nel teatro di Shakespeare sono ravvisabili molti riferimenti alla musica del tempo, nonché alcune indicazioni in cui è espressamente richiesta l’esecuzione di brani cantati o accompagnamenti strumentali. Il drammaturgo, che pare fosse erudito in materia e in grado di suonare il liuto a livello dilettantistico, si serve di melodie molto in voga all’epoca soprattutto per connotare gli ambiti sociali in cui si svolgono le vicende dei suoi personaggi, e più raramente per sottolinearne dei caratteriintrospettivi e individuali.
Ad esempio nella Dodicesima Notte, una delle commedie con maggiori riferimenti e momenti musicali, la courtly music sottolinea la raffinatezza sofisticata della reggia del duca Orsino, in contrapposizione ai cori da taverna e alle ballate popolari “strillate” nella drinking scene con Sir Tobia e Malvolio. La scelta dei pezzi cade su composizione note ai contemporanei ed immediatamente riconoscibili e collocabili, soprattutto suquelle attribuibili al compositore Thomas Morley, col quale pare che Shakespeare abbia ripetutamente collaborato. A Morley si deve la trasposizione in musica dei versi O mistress mine, divenuti un verso masterpiece nella londra tardo-elisabettiana.
Con l’ascesa delle compagnie fisse legate ai teatri, si afferma la figura di attori professionisti, che diventano veri e propri idoli seguiti da stuoli di “fans”. Spesso, per questi beniamini delle folle, venivano composti pezzi cantati o suonati su “misura”, per meglio far risaltare i loro caratteri peculiari e le loro capacità, come nel caso del buffone cantante Robert Armin, per il quale venne concepito il ruolo shakespeariano di Feste, sempre nella Dodicesima Notte. E’ infatti emblematico come quasi tutti gli interventi cantati della piece siano affidati a questo personaggio, per meglio far risaltare le doti canore del suo abituale interprete.
Ma la connessione trail teatro di Shakespeare e la musica, considerata indissolubile dai contemporanei e concepita come una forma di intrattenimento unitario, non si limita allo spazio e al tempo del palcoscenico elisabettiano.
Molti stralci dei suoi lavori, insieme a numerosi sonetti, sono stati trasformati, durante tutto il XVII e il XVIII secolo, in canzoni e arie di successo. E’ ancora il caso di un passaggio della Dodicesima Notte affidato ad Orsino, If Music be the food of love, play on, give me excess of it, musicato da Morley e ancora molti anni dopo da Henry Purcell, che sempre da Shakespeare, ed in particolare dal suo Sogno di una notte di Mezza Estate, trarrà ispirazione per la sua opera più apprezzata: The Fairy Queen. Sarà anche autore di una Tempesta, dramma shakespeariano del 1611 , in forma di tragedia lirica.