Antonio Corradini
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in scultura barocca
Antonio Corradini è uno scultore veneto del periodo barocco di grandissima abilità, creatività e gusto che si specializza nella realizzazione di statue ' velate', in cui il volto e il corpo scolpiti nel marmo traspaiono come coperti da un velo o un panno. Le sue opere hanno da subito grandissimo successo per il grande impatto emotivo che suscitano, il suo stile muta negli anni dal gusto barocco a un neoclassicismo che affascina Antonio Canova e una generazione di scultori successivi fino ad oggi.
Antonio Corradini nasce in provincia di Padova ad Este nel settembre del 1668 da Bernardo e Giulia due popolani. Le informazioni sulla sua infanzia e formazione sono scarse sappiamo che si trasferisce a Venezia come allievo dello scultore Antonio Tarsia di cui sposò la figlia Maria.
Non si ha notizia di sue opere fino al 1709 quando ormai quarantenne partecipa con il Tarsia ed altri scultori alla decorazione della facciata di S. Stae. Sue sono la Fede, la Speranza e il Redentore, opere tardo barocche nelle quali emerge il gusto di far trasparire i corpi sotto i panneggi, tratto artistico che diviene tipico delle sue opere.
Scultore per la serenissima
La Repubblica di Venezia nel 1716 gli commissiona una statua dedicata al Generale J. M. von der Schulemburg a Corfù, una copia è nel castello di Helen.
La caratteristica delle Statue Velate ha da subito suscitato stupore ed ammirazione, già i contemporanei ne parlavano nel 1717 in occasione della realizzazione della Fede velata della collezione Manfrin di cui rimane solo un disegno del Tiepolo.
Del 1718 sono il Cristo risorto, la Speranza ed un Putto, per il tabernacolo del duomo di Rovigo, nel 1720 il preposto capitolare del duomo di Gurk paga una grossa somma per il trasporto di tre statue realizzate a Venezia.
La Serenissima lo nomina nel 1721 scultore ufficiale e la Scuola del Carmine gli affida l’opera di sei statue per l’altare della confraternita nella chiesa dei carmelitani, sempre dello stesso periodo è la Madonna con il Bambino nella chiesa delle eremite.
Da alcune fonti sappiamo che le opere erano apprezzate anche all’estero e che venivano comperate velate per essere spedite anche in Russia, la Fede velata fu collocata nel giardino d’estate fino al 1792 ma se ne perdono le tracce a seguito di un incendio ad inizio ottocento.
In questo periodo esegue la Pietà per la chiesa di S. Moisè, ad Este scolpisce l’altare con il Trionfo dell'Eucarestia chesi ricollega allo stile seicentescodiTremignon e di G. Le Court. Partecipa al restauro della scala dei giganti di palazzo ducale ed esegue la statua della Prudenza in sostituzione di una quattrocentesca che ben si armonizza con il complesso rinascimentale.
Al lavoro al servizio dell’Impero e di Roma
Una ricca commissione Viennese lo mette all’opera per un progetto scultoreo di una fontana di J. E. Fischer von Erlach in questa occasione Corradini varia il suo stile avvicinandosi ad una sensibilità classica. In seguito si trasferì a Vienna ed opera nell’impero per opere a Dresda collaborando con J. E. Fischer von Erlach per il duomo di Praga.
La permanenza in Austria dura parecchi anni fino al 1742 quando per una vacanza si stabilisce a Roma dove realizza la Vestale Tuccia ( Palazzo Barberini)che desta ampio successo tanto che Giacomo Stuart d’Inghilterra si reca in visita nello studio del Corradini.
A Roma gode di grande considerazione anche tra gli artisti, è amico di Giovanni Battista Piranesi con cui divide l’alloggio.
Negli anni a seguire lavora per la realizzazione di due Angeli che reggono lo stemma di Giovanni V del Portogallo per la cappella di S. Giovanni nella chiesa di S. Rocco a Lisbona. La cappella progettata da Vanvitelli venne realizzata e benedetta dal Papa a Roma e poi smontata e spedita in Portogallo.
A Napoli al servizio di Raimondo di Sangro
L'ultima notizia relativa al soggiorno romano è del 20 maggio 1747 quando il papa si recò nella bottega dell'artista per vedere un Crocifisso in marmo eccellentemente scolpito che lo scultore stava eseguendo. Nei primi mesi del 1748 parte per Napoli per mettersi al servizio di Raimondo di Sangro, principe di Sansevero voleva trasformare la cappella di famiglia in un mausoleo.
Corradini partecipa all’ideazione del complesso decorativo con Raimondo di Sangro per quanto si dedichi solo ad alcuni gruppi scultorei, gli sono attribuiti: : lo Zelo religioso; la Pudicizia, velata; il Decoro; S. Odorisio e S. Rosalia.
Nella stessa cappella è presente anche la stupenda statua velata che nel 1752 Corradini realizza in bozzetto su creta e che viene poi realizzata da Sanmartini dopo la sua morte.
Antonio Corradini muore nel 1752 a casa del principe di Sangro e secondo alcuni fu avvelenato.
Come spesso è accaduto anche Corradini cade nell’oblio dell’800 per essere riscoperto nel novecento come maestro della plasticità della scultura barocca che sconfina in tarda età come anticipo di neoclassicismo.
Curiosità, scovando tra gli archivi notarili di Napoli dei ricercatori hanno individuato un atto del 1752 che ci svela la ricetta del velo:
“Calcina viva nuova 10 libbre, acqua barilli 4, carbone di frassino. Covri la grata della fornace co’ carboni accesi a fiamma di brace; con ausilio di mantici a basso vento. Cala il Modello da covrire in una vasca ammattonata; indi covrilo con velo sottilissimo di spezial tessuto bagnato con acqua e Calcina. Modella le forme e gitta lentamente l’acqua e la Calcina Misturate. Per l’esecuzione: soffia leve co’ mantici i vapori esalati dalla brace nella vasca sotto il liquido composito. Per quattro dì ripeti l’Opera rinnovando l’acqua e la Calcina. Con Macchina preparata alla bisogna Leva il Modello e deponilo sul piano di lavoro, acciocché il rifinitore Lavori d’acconcia Arte. Sarà il velo come di marmo divenuto al Naturale e il Sembiante del modello Trasparire”.