Manon Balletti
Quando, il 31 0ttobre 1756, Giacomo Casanova riuscì avventurosamente ad evadere dal carcere dei Piombi di Venezia, dov’era stato rinchiuso il 26 luglio 1755, in una cella umida e infestata dai topi, condannato a cinque anni per “disprezzo pubblico della Santa Religione” attraverso scritti e discorsi dal tribunale degli inquisitori, alle cui orecchie era giunta voce anche delle varie sue bravate sessuali (relazione con due monache, di cui una bisessuale, rapporti plurimi e giochi erotici particolari, come la predilezione a mangiare ostriche dai seni femminili) furono i Balletti, Silvia e Mario, famosi attori della commedia all’italiana, ad accoglierlo a Parigi, nel 1757.
Tra il Casanova e la loro figlia Maddalena (1740- 1776), che sarebbe, poi, divenuta attrice famosa col nome di Manon Balletti, fanciulla affascinante, virtuosa, già conosciuta quando aveva 10 anni, scoppiò l’amore e nacque una corrispondenza segreta.
A 17 anni Manon, lasciato il fidanzato, un musicista, divenne la fidanzata ufficiale del Casanova ma, dopo aver atteso per anni il suo “innamorato errante”, ruppe anche questo fidanzamento e si sposò con un architetto, affronto che il veneziano non dimenticò per tutta la vita.
Manon scrisse quarantadue lettere d’amore traboccanti di sentimento al suo “Giacometto” (da lei chiamato anche mon cher Casanova, mon cher Giacomo, amant, mari, ami, - ce qu'il vous plair, “Mio caro Casanova, mio caro Giacomo, amante, marito, amico, quello che vorrete”)1, fino a tre lettere al giorno, che furono, poi, rinvenute, insieme ad altri documenti,nell’estate del 1911 dallo studioso Aldo Ravà, nel castello del conte Waldstein.
Nella lettera qui presentata Manon, spiritosa, spigliata, innamorata, ma lucida, mostra l’ansia tipica di ogni fanciulla innamorata, ma pure la saggezza di chi è consapevole che il sogno d’amore vagheggiato non potrà mai realizzarsi perché l’uomo amato non ama quanto ama lei e, dunque, non sarà mai possibile creare insieme una felicità stabile e duratura. Pur consapevole di lasciare il certo per l’incerto, il fidanzato per uno sconosciuto, non può impedirsi, però, tanto è sotto l’incanto d’amore, di rivelargli, seppure in sogno, il suo sentimento.
Lettera d'amore
Ah! que M. mon frère m'ennuie! Il est excédant et l'on ne peut pas être plus gauche qu'il ne l'est, à sa garde; mais ne parlons pas de lui, car il m'a cosi mis de mauvaise humeur, que je ne veux point du tout l'être avec vous. Je vais répondre exactement à votre dernière lettre. Vous commencez par m'exagérer beaucoup votre amour, je le crois sincère, il me flatte, et je ne désire autre chose que de le voir durer toujours.
Durera-t-il? Je sais bien que vous allez vous révolter contre mon doute; mais enfin, mon cher ami, dépend-il de vous de cesser de m'aimer? ou de m'aimer toujours? Mais, passons, car je crois que ces craintes ne vous plaisent pas beaucoup. La crainte que vous me marquez sur l'incertitude et la réussite de vos projets me flatte, parce qu'elle me prouve votre amour, et l'envie que vous auriez de me rendre heureuse en tout point. Je vous assure que je me le trouverai si je puis être à vous et si vous me conservez toujours cette tendresse que vous me devez pour accompagner la mienne. Mais je ne veux point que vos craintes vous fassent me dire de tâcher de vous oublier. Moi, vous oublier! moi, cesser de vous aimer, quand j'ai osé vous le dire! Ah! vous ne me connaissez pas! Si vous saviez les efforts que j'ai faits pour vaincre le penchant que je me sentais pour vous quand j'ai commencé à l'apercevoir! A présent je puis vous le dire, puisque heureusement ou malheureusement je n'y ai pas réussi. Mais cela m'a donné bien de la peine inutile. J'ai commencé par croire que la complaisance que je m'apercevais avoir pour vous, n'était qu'une simple amitié, mais des plus simples; je m'amusais avec vous plus qu'avec qui que ce soit, mais je me disais : «Il est gai, il a de l'esprit, cela n'est pas étonnant»; mais enfin je me trouvais inquiète; quand vous passiez un jour sans venir au logis, j'étais triste, sérieuse, et je trouvais qu'en rêvant, je ne pensais qu'à vous. Ah! j'ai frémi, je me suis aperçue du penchant que je prenais pour vous, et l'épouvante s'est emparée de moi. «Que fais-je? me disais-je; sur le point d'épouser un homme à qui l'on m'a promise, auquel je me suis aussi promise moi-même, je vais prendre de l'inclination pour un homme que je ne verrai peut-être bientôt plus, qui ne m'aime pas»; car alors je croyais de bonne foi que vous ne m'aimiez pas ; «que deviendrais-je? Que je suis imprudente, ridicule! aimer quelqu'un qui n'a que de l'indifférence, c'est se rendre malheureuse». Mais quelquefois je me figurais que vous pourriez peut-être m'aimer aussi, que vous n'osiez me donner des marques de votre amour à cause des circonstances qui ne vous le permettaient pas. Les choses sont changées; il y a eu un disgracié qui vous a fait tout à fait connaître; je vous ai démasqué et cela ne vous a pas fait du tort dans mon coeur! Puisse cette tendre amitié que nous avons l'un pour l'autre être heureuse! Elle peut faire notre bonheur ou notre malheur; quelle dure alternative! Il est cosi fâcheux d'aimer! Mais bonsoir, mon cher ami, je me meurs de sommeil; ma plume tombe de mes mains, mes yeux se ferment; mais comme ce n'est point tout cela qui vous écrit, je vais toujours; mais il n'y a pas moyen, je dors tout de bon. Bonsoir, bonsoir, mon bon ami, aimez-moi toujours bien. Si vous vouliez me rendre bien contente, vous brûleriez mes lettres !
Je rêve que je vous dis que je vous aime!
avril 1757
Ah, quanto m’annoia mio fratello, è insopportabile e non si può essere più maleducati di quanto non lo sia lui, ma non parliamo di lui, che mi ha messo così tanto di malumore, che io non voglio affatto esserlo con voi. Rispondo puntualmente alla vostra lettera. Cominciate a esagerarmi molto il vostro amore, io lo credo sincero, mi lusinga e non desidero altro che di vederlo durare sempre.
Durerà? So benissimo che vi rivolterete contro il mio dubbio; ma, infine, amico mio, non dipende da voi smettere di amarmi? O di amarmi sempre?
Ma lasciamo stare, perché credo che questi lamenti non vi piacciano troppo. Il timore col quale mi sottolineate l’incertezza e la riuscita dei vostri affari mi lusinga perché mi prova il vostro amore e la voglia che avete di rendermi felice in tutti i modi. Io vi assicuro che sarò felice se potrò essere vostra e se mi conserverete sempre questa tenerezza che mi dovete per accompagnare la mia. Ma non voglio affatto che questi timori vi inducano a dirmi di cercare di dimenticarvi. Io dimenticarvi! Smettere di amarvi quando ho avuto il coraggio di dirvelo! Ah, voi non mi conoscete! Se sapeste gli sforzi che ho fatto per cercare di vincere il debole che sentivo per voi quando ho cominciato ad accorgermene! Ora posso dirvelo perché, fortunatamente o malauguratamente, non ci sono riuscita. Ma questo m’ha causato delle inutili pene. Ho cominciato a credere che l’inclinazione che sentivo per voi non fosse che una semplice d'amicizia, ma delle più semplici; mi divertivo con voi più che con chiunque altro, mi dicevo: “ E’ allegro, è spiritoso, non c'è da stupirsi”; ma infine mi scoprivo inquieta; quando lasciavate passare un giorno senza venire da noi ero triste e seria, e m'accorgevo che fantasticando non facevo altro che pensarvi. Ah, ho provato un fremito quando mi sono accorta dell’attrazione che provavo per voi, e lo spavento s’è impadronito di me. “Che faccio? – mi dicevo- sul punto di sposare un uomo al quale m'hanno già promessa, al quale io stessa mi sono promessa, vado ad innamorarmi di un uomo che, forse, non vedrò più, che non m'ama”, perchè allora io credevo davvero che non mi amaste; cosa sarà di me? Quanto sono imprudente, ridicola, amare qualcuno a cui si è indifferenti significa rendersi infelice”. Ma talvolta m'immaginavo anche che anche voi mi poteste amare, che non osaste mandarmi dei segnali del vostro amore a causa delle circostanze che non ve lo permettevano. Le cose ora sono cambiate, quel disgraziato tanto ha fatto che vi ha messo le parole in bocca, e io vi ho scoperto e tutto ciò vi ha fatto tutt’altro che torto nel mio cuore! Possa questa tenera amicizia che sentiamo l’uno per l’altro essere felice. Può fare la nostra felicità o la nostra infelicità; che dura alternativa! E’ così inquietante l’amare!
Ma buona sera, mio caro amico; muoio di sonno: la penna mi cade dalle mani, gli occhi si chiudono, ma siccome non è affatto con questi che vi scrivo, tiro avanti, ma non c’è verso, dormo sodo.
Buona sera, buona sera mio buon amico, amatemi sempre bene. Se voleste farmi veramente felice, brucereste le mie lettere.
E intanto sogno che vi dico che vi amo.
aprile 1757
(traduzione di F. Santucci)
Nota
1) lettera del 14 ottobre 1758
Riferimenti
M. Balletti, Mon cher Casanova (Lettres d’amour), edizione a cura di Valerio Di Stefano, www.classicistranieri.com
Casanova, Storia della mia vita, vol. II, I Meridiani, Mondadori, Milano, 1983
Elinor Childe e John G. Pinamonte, L'amore al femminile, Mondadori, Milano, 1990
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