Il Pandolce aragonese
Scritto da Irene Marone. Pubblicato in cucina barocca
Siamo alla metà del XVI a Vasto (Chieti), splendido borgo della costa abruzzese allora facente parte del territorio del Regno di Napoli. Gli Spagnoli dominano e con loro arriva il gusto moresco, rintracciabile in numerose testimonianze architettoniche in città. Ma i sapori esotici non approdano solo sulle merlature e le torri del castello, bensì anche nel piatto: gli Spagnoli infatti introducono ingredienti di proveninenza coloniale come il cacao, la cannella e il caffè, che insieme ad ingredienti locali quali le profumatissime mandorle che crescono sulle colline affacciate sul mare, daranno vita a prelibatezze uniche. Immancabile poi l'uso del miele, onnipresente nelle preparazioni dolci e salate del XVI secolo.
La gestione diretta della città di Vasto è affidata al Marchese Alfonso d'Avalos, proveninete da una delle più nobili famiglie ispaniche del Regno di Napoli: sua moglie Maria d'Aragona è ricordata come una buongustaia, amante dei banchetti e delle novità culinarie. I suoi cuochi non tardano a creare una specialità che coniughi i sapori esotici e speziati di Spagna con i profumi semplici d'Abruzzo: cacao, miele, cannella e mandorle, il tutto ricoperto da uno spesso strato di glassa nel più puro stile dell'elaborata cucina rinascimentale...ecco il segreto del successo di quello che è rimasto noto come il Pandolce aragonese.
Il dolce è subito un successo: può essere conservato a lungo e trasportato facilmente e questo consente di poterlo agevolmente portare in dono alla corte di Napoli, dove il re Ferdinando lo apprezza profondamente. Di spagnolo in spagnolo, approda a Milano, ove sarà largamente proposto durante tutto il periodo della dominazione iberica. Anche il pittore Tiziano Vecellio ha occasione di assaggiarlo e di tesserne le lodi.
Oggi questa specialità, entrata di diritto nll'ampia schiera dei dolci tradizionali abruzzesi, è riproposta nel rispetto della ricetta originaria dalla pasticceria forneria Lu Furnarille di Vasto (www.lufurnarille.it).
Per chi volesse cimentarsi nella preparazione di questa antica prelibatezza, ecco qui di seguito la ricetta (con qualche piccola "licenza" concessa al gusto dei palati moderni):
Ingredienti:
• 1 Kg di farina di grano doppio zero;
• 4 uova;
• 300 g di mandorle abbrustolite tritate;
• 300 g miele (sciogliere a bagno maria);
• 300 g di zucchero;
• 30 g ammoniaca in polvere in bustina (lievitante);
• 1/2 bicchiere di olio di oliva;
• scorza di limone grattuggiata (a piacere);
• cannella macinata (un pizzico).
varianti:
• aggiunta di liquore dolce;
• tazzina di caffè.
• 1 etto di surrogato di cioccolato sciolto (con due cucchiai di olio o burro) a bagno maria, va utilizzato alla fine dopo la cottura.
Preparazione:
Formare con la farina un cerchio all'interno del quale mettere i vari ingredienti e impastare, facendo amalgamare bene fino ad ottenere un composto duro. Si procede poi ad allargare l'impasto (lo spessore deve essere di circa 7/8 mm.), fare piccole porzioni e ogni porzione tagliare a piccoli rombi oppure usare formine di varie forme, a piacere. Procedere alla cottura con forno a 180/200 gradi per circa 20 minuti.
A cottura avvenuta far raffreddare i dolci per poi spennellarci sopra il surrogato di cioccolato. Dopo una buona mezz'ora i dolci sono pronti per essere gustati.
Possono essere conservati per più di un mese in ambiente asciutto.