I Vigarani – Gaspare con i figli Carlo, Giovanbattista, Ludovico e il fratello Giacomo – sono una famiglia di architetti, ingegneri e scenografi nativi ed operanti nel Ducato di Modena e nella Parigi del Seicento.
Gaspare Vigarani (Reggio Emilia, 1588 - Modena, 1663) nacque a Reggio Emilia nel 1588 da Lodovico Vigarani e Lucrezia ed ebbe due fratelli, Giacomo e Carlo. Non sappiamo dove compì gli studi, ma egli diede una prima prova del suo valore nelle belle arti nel 1618 con la realizzazione di una macchina architettonica in gesso per la festa di Santa Cecilia nella Cattedrale di Reggio Emilia, e nel 1619 con la progettazione, insieme al fratello Giacomo, di una originale macchina per la traslazione della Beata Vergine della Ghiara. Nel 1622 sposò Lisabetta Toschi e dal 1631 si stabilì a Modena, dove fu nominato dal duca Francesco I d’Este “Ingegnere e Soprintendente generale alle fabbriche” ed in seguito, nel 1635, “Soprintendente generale alle fabbriche e feste, ingegnere maggiore delle acque e strade degli Stati Estensi”, inoltre gli fu affidata la Tesoreria segreta del Ducato, insieme al fratello Carlo.
Per volere del duca si applicò nella progettazione architettonica e nella direzione di molti lavori, tra i quali la villa ducale delle Pentetorri, oggi perduta, la palazzina dei giardini ducali e la chiesa di San Giorgio (1646) a Modena, opere nelle quali espresse al meglio le sue doti nel controllo spaziale attraverso l’utilizzo della prospettiva e di un elegante e ornato linguaggio barocco.
La palazzina dei giardini posta a fianco del palazzo ducale, è stata infatti concepita dal Vigarani come fulcro prospettico di un percorso visivo che collegava il palazzo e il giardino. La struttura, edificata a partire dal 1633 e concepita come luogo privilegiato ad ospitare le feste e gli eventi teatrali della corte, è formata dalla combinazione di un tempietto a ordini sovrapposti sormontato da una cupola con due logge da giardino. L’aspetto attuale dell’opera risulta profondamente alterato da interventi successivi, pur mantenendo la struttura originale.
Nel 1644, Vigarani fece parte dell’équipe estense in missione artistico-diplomatica a Roma al seguito di Rinaldo d’Este, fratello del duca, per l’accettazione della dignità cardinalizia. Vigarani soggiornò a Roma fino al 1645, avendo l’opportunità di affinare la propria formazione professionale e di svolgere alcuni incarichi, tra i quali la progettazione dell’arredo della nuova residenza estense in Roma, del palazzo degli Aldovrandini al Corso (oggi Doria Pamphilj), la sistemazione di villa Este a Tivoli e dei suoi giardini, l’allestimento di un torneo durante il carnevale.
Richiamato dal duca, a Reggio Emilia realizza la chiesa di Sant’Agostino e lo straordinario e labirintico complesso dei SS. Girolamo e Vitale, iniziato nel 1646, per il quale Vigarani fece sfoggio di un singolare virtuosismo architettonico. La singolare costruzione collega mediante scale e corridoi tre diverse chiese, poste a tre diversi livelli: la cripta del santo Sepolcro ispirata ad un modello ligneo del Santo Sepolcro importato dalla Terra Santa, la Scala Santa, plasmata sul modello di quella romana, infine la Rotonda in cui l’allusione alla classicità si fonde allo studio dell’architettura romana moderna. Tutti gli ambienti sono stati concepiti per essere visti da un osservatore che si muove all’interno di spazi angusti e per essere inquadrati a distanza da finestre, in una tensione spaziale che ricrea a i misteri spirituali, grazie anche alla considerazione del percorso del sole all’interno dell’edificio.
Forti analogie con il complesso di Reggio, inerenti alla modalità di concepire lo spazio, sono presenti nella chiesa di San Giorgio a Modena realizzata nel1646. Qui quattro coppie di paraste giganti delineano la pianta a croce greca e sostengono la trabeazione su cui si impostano i pennacchi della cupola. Ai pilastri sono accostate colonne scanalate corinzie che sostengono i palchetti riservati ai musicisti in alto, mente in basso creano un effetto visivo che sdoppia il punto di fuga amplificando lo spazio.
Vigarani fece inoltre conoscere il suo raro talento nell’invenzione e nell’allestimento di macchine per le feste e per gli spettacoli teatrali, in occasione delle nozze del duca Francesco I con la terza moglie, la principessa Lucrezia Barberini, celebrate con gran pompa nel 1654. I festeggiamenti animarono la città per giorni e culminarono nella giostra e nello spettacolo pirotecnico in piazza Grande, con grandiosa scenografia, progettata dal Vigarani, dove «Primavera cantò alla sposa versi sontuosi, rallegrandosi che le api barberine, venendo a suggere il miele soave dei gigli estensi, promettessero una nuova età dell'oro».
Le sue capacità di mettere in scena il dramma religioso trovano la migliore espressione negli allestimenti funerari, in particolare in quello ideato per i funerali di Francesco I nella chiesa di Sant’Agostino, nel 1659. Il progetto, che prevedeva la trasformazione dello spazio in una scenografia riccamente decorata da paraste e statue collocate in nicchie, fornì il modello per il rifacimento della chiesa tre anni dopo.
Genio creativo per le quali doti sarà definito al tempo stesso ingegnere idraulico, architetto militare, trattatista, urbanista, architetto di chiese e ville, scrittore di chiromanzia, macchinista e scenotecnico, egli è stato soprattutto uno dei grandi protagonisti della riforma del teatro italiano barocco europeo con i progetti della sala delle Commedie di Reggio Emilia, del teatro di Carpi, e del teatro della Spelta a Modena, realizzato tra il 1652 ed il 1656 completamente in legno, da tutti stimato un capolavoro. Gaspare coniugò dunque una poliedricità di interessi e capacità tecniche che ben presto contribuirono ad estendere la sua fama oltre i confini del Ducato estense.
Infatti, nel 1659, come ci riferisce Girolamo Tiraboschi, il re di Francia Luigi XIV, «il quale volendo celebrare le sue Nozze fissate per l’anno seguente coll’Infanta di Spagna Maria Teresa con quella ammirabile magnificenza, che in tutto il corso del lungo suo Regno gli fu indivisibil compagna, credette di non poter meglio eseguire le grandi sue idee, che col chiamare espressamente da Modena il Vigarani». Verso la metà dunque del 1659, su invito del cardinale Mazarino, zio della duchessa di Modena Laura Martinozzi, Gaspare si trasferirà a Parigi insieme ai figli Carlo e Ludovico, portando la fama e le esperienze della corte estense alla corte del re Sole.
Agli inizi del 1660, Vigarani iniziò il progetto e la costruzione della «fabbrica di un gran teatro» che doveva servire per le nozze reali, il teatro delle Tuileries, la Salle des machines. Il teatro però fu inaugurato soltanto il 7 febbraio 1662 con l'opera L'Ercole amante di Francesco Cavalli con scene di Gaspare, Carlo e Lodovico Vigarani, poiché le maestranze locali avevano avuto problemi ad adeguarsi al nuovo “fare costruttivo” introdotto dai modenesi.La Salle presentava una pianta rettangolare in cui, a una estremità, erano inseriti a semicerchio due ordini sovrapposti di palchi retti da pilastri corinzi. Il monumentale proscenio, con un grande ordine corinzio e con un piccolo frontone triangolare, limitava il vasto spazio per le macchine teatrali, che aveva una profondità doppia dell’ambiente del pubblico. Il teatro presentava caratteristiche completamente nuove e moderne: la pianta della cavea appariva mistilinea prefigurando la forma “a campana”, diffusasi in seguito; la presenza di un corridoio intorno alla sala introduceva un elemento che divenne usuale nei teatri d’opera. Inoltre la disposizione ben definita dei posti per gli spettatori e la collocazione privilegiata riservata al sovrano introducevano in Francia una nuova tipologia di sala per spettacoli. La Salle des machines aveva dimensioni senza precedenti arrivando a contenere tre-quattromila spettatori.
Dalla piccola Modena alla grande Parigi, Gaspare contribuirà a celebrare i fasti religiosi e politici con l'allestimento di magniloquenti spettacoli, giostre e tornei, coup de théatre fantasiosi nei quali egli ed il figlio Carlo esprimeranno il meglio della loro arte e scienza.
Sarà infatti Carlo Vigarani (Modena, 1637 - Saint-Ouen-les-vignes, 1713) l'erede e il vero continuatore dell'opera paterna. Stabilitosi definitivamente a partire dal 1662 alla corte di Francia, dopo un breve ritorno a Modena, viene nominato da Luigi XIV “Intendant des machines et plaisirs du Roy, inventeur et conducteur des machines, intendant des machines des theatres, ballets et fêtes royales”, e fonda, insieme al fiorentino JeanBaptiste Lully (Giovan Battista Lulli), l'Académie Royale de musique et danse dalla quale deriverà l'Opéra di Parigi. Per l'apertura del suo teatro d'opera il Lully aveva individuato uno spazio idoneo nella sala per la pallacorda situata in rue de Vaugirard. Quindi nel 1672 associò all'impresa Carlo Vigarani, anch'egli ben protetto dal re e da Colbert, le cui competenze d'architetto teatrale erano necessarie sia alla creazione delle scene e delle macchine per gli spettacoli, sia alla trasformazione della sala in teatro. Ciò avvenne in meno di tre mesi, e l’11 novembre 1672 il Lully poté inaugurare con enorme successo la sua Académie con Les fêtes de l'Amour et de Bacchus.
Oltre ai servizi per la corte, Vigarani gestisce e ristruttura, sempre con Lully, dapprima il teatro del Palais Royale, quindi il teatro di Bequet, creando le tragedies-liriques e mettendo in scena le opere di Molière, Racine, Corneille.
Nel 1680 ebbe termine la società tra Lully e Vigarani, sostituito nel ruolo di scenografo, costumista e, successivamente, ingegnere per le macchine da Jean Bérain, quest’ultimo già “dessinateur de la chambre et du cabinet du roi”.
Architetto ed eccellente scenotecnico Carlo fu anche parte organica di quella équipe di grandi artefici della fabbrica di Versailles, collaborando attivamente con Le Nôtre e Mansart, insieme al quale lascerà un progetto per il teatro di Versailles. Suoi sono gli allestimenti di tre grandi eventi celebrativi della gloria del re Sole a Versailles, quali i Plaisirs de l'Isle enchantée del 1664 e le feste del 1668 e 1674, oltre che gli allestimenti di diverse altri eventi spettacolari organizzati a Versailles, quali le feste per celebrare la visita del principe ereditario di Toscana e quella del duca di Buckingham.
Naturalizzato francese con il cognome di de Vigarany ed insignito di titolo nobiliare, nel 1677 Carlo acquisisce il feudo e castello di Saint Ouen-les-vignes, che diventa la sua ultima residenza dove muore nel 1713.