All’inizio del XVIII secolo la geografia non era un’unica scienza ma era suddivisa in tre campi disciplinari distinti: la geographia generalis una scienza matematica mista che studia i caratteri o qualità della terra e le caratteristiche di quest’ultima che dipendono dalla quantità, vale a dire la forma, la posizione, le dimensioni e altre proprietà analoghe”; la geographia specialis, che studiava “la configurazione e la posizione di ogni singolo paese”, una disciplina empirica basata su collezioni di fatti non verificati circa le diverse regioni della Terra e le società in essa presenti; infine, la parte che s’identificava con la tradizione letteraria a cui si richiamavano gli storici e gli studiosi delle forme di governo e che indagava le influenze esercitate dall’ambiente sul comportamento umano.
Queste tre componenti confluiranno in un insieme organico solo dopo il 1770, in seguito ai viaggi di esplorazione del capitano James Cook (1728-1779) e di Alexander von Humboldt (1769-1859).
Per la prima volta essi applicarono le tecniche matematiche alle misurazioni astronomiche e fisiche nelle regioni che visitarono, raccolsero informazioni empiriche in modo sistematico, arricchendole con indicazioni di carattere storico, politico e culturale.
Nel corso del XVIII secolo l’esplorazione geografica ricevette un impulso decisivo dall’espansione verso l’Oceano Pacifico, chiamato allora Mare del Sud, dalle principali potenze europee: Francia, Inghilterra, Spagna e Russia. I francesi cercavano un passaggio verso il Mare del Sud attraverso le selvagge distese della Nuova Francia e della Luisiana; gli inglesi desideravano consolidare la loro presenza in questo oceano; i Russi avanzavano attraverso la Siberia verso l’Oceano Pacifico e lo solcavano raggiungendo l’America del Nord, dove organizzarono un traffico trans-oceanico di pellicce egli spagnoli rafforzarono il loro controllo sulle coste della California.
Le esplorazioni
L’esplorazione dell’America del Nord fu in gran parte motivata da esigenze commerciali. Prima di essere “scoperte” da celebri esploratori molte strade erano già state tracciate dagli sconosciuti mercanti amerindi.
Quando dopo la Guerra dei Sette Anni, la popolazione di origine europea irruppe in questa regione occupandola, la trovò solcata da piste ben battute, tracciate già da un secolo.
I geografi dell’età dei Lumi concepivano con difficoltà l’estensione. Ci si rese conto che il nuovo mondo era veramente nuovo, i geografi avevano ipotizzato l’esistenza di un “passaggio a nord-ovest” che avrebbe consentito di attraversare senza difficoltà il continente. Si trattava di un “grande stretto che consente il passaggio delle acque che fluiscono da est a ovest, che ritengo siano mosse in circolo dall’attrazione dei cieli”. L’allettante ipotesi dell’esistenza di questo Stretto di Anian fu considerata attendibile sino agli ultimi decenni del Settecento. Si riteneva infatti che in un punto indeterminato delle coste dell’Oceano Pacifico dell’America Settentrionale si aprisse, probabilmente nscosto da un’isola, un grande golfo o mare interno analogo alla Baia di Hudson o al Golfo del Messico e che in questo Mare Occidentale sfociassero i fiumi occidentali, nati in una regione situata a una notevole altitudine e vicina ai corsi superiori dei fiumi che si dirigevano verso est. Dal momento che le diramazioni principali del Mississipi scorrevano vicino ai fiumi navigabili che sfociavano nell’Oceano Atlantico, si presumeva che il bacino occidentale del grande fiume presentasasse la stessa configurazione. Ogni corso d’acqua avrebbe potuto essere l’agognato passaggio a per tre secoli l’esplorazione dell’America Settentrionale fu condizionata da queste aspettative.
In Inghilterra , nel 1754, si stabilì di ricompensare con la somma di 20.000 sterline chi avesse scoperto il passaggio a nord-ovest.
Queste convinzioni tenaci ed erronee riguardo all’esistenza di un passaggio continentale diedero un impulso decisivo alle spedizioni intraprese da Meriwether Lewis (1774-1809) e William Clark (1770-1838). Gli spagnoli iniziarono a esplorare sistematicamente l’interno dell’Alta California soltanto verso il 1770, quando la minaccia di una possibile conquista da parte dei russi e degli inglesi la rese appetibile. Cinque spedizioni partite nel 1769 assicurarono agli spagnoli il controllo di Monterey e di San Diego e condussero alla scoperta della Baia di San Francisco.
Nel XVIII secolo anche la Russia avanzò verso il Pacifico. Durante la prima metà del secolo, i Russi si spinsero verso est, attraversando la Siberia con una rapidità sin ad allora mai raggiunta. Il resoconto di quest’impresa fu redatto da Delisle nel 1726; invitato in Russia dalla zarina Caterina I, partecipò attivamente agli studi cartografici egeografici offrendo un importante contributo alla ricercadi un ipotetico ponte terrestre tra la Russia e l’America. In precedenza anche lo zar Pietro I il Grande aveva assegnato al danese Bering e al russo Chirikov il compito di risolvere tale questione. Bering aveva esplorato la penisola della Camciatca navigando a 100 miglia di distanza dall’America, ma la nebbia gli impedì di scorgere le coste dell’Alaska. Per convincere gli scettici che Bering aveva scoperto lo Stretto di Anian, Delisle persuase la zarina Anna Ivanovna a promuovere una spedizione che organizzò personalmente.
Compiuta tra il 1734 e il 1742, la Grande spedizione verso il nord fu una vasta impresa internazionale, a cui parteciparono Bering, uno dei fratelli Delisle e de la Croyère. La questione, però, del ponte terrestre rimaneva ancora aperta.
La geografia scientifica
Si potrebbe sostenere che il pensiero geografico moderno sia il risultato dei viaggi di esplorazione scientifica, che nel corso del XVIII secolo conobbero un grande sviluppo. Il viaggio scientifico più controverso nacque in seguito ad una disputa sulla forma della Terra tra la scuola inglese che si richiamava alle teorie di Newton, e la scuola francese, fedele alle teorie cartesiane. La disputa risaliva al 1672, quando l’astronomo francese Jean Richer nel corso di un viaggio a Caienna aveva scoperto che il suo pendolo oscillava più lentamente che a Parigi. Newton tentò di sfruttare la scoperta a favore della sua teoria sulla gravitazione: nei punti più lontani dal centro della Terra, un pendolo avrebbe subito un’attrazione gravitazionale minore e avrebbe oscillato più lentamente che a Parigi. I Francesi replicarono richiamandosi alla tesi secondo cui la Terra presentava una depressione all’equatore e non ai Poli. Per sottoporre a una verifica le teorie rivali, nel 1735 e nel 1736 furono organizzate due spedizioni, una in Perù e l’altra in Lapponia. Nel 1735 Maupertuis potè proclamare al ritorno dalla Lapponia che la Terra era effettivamente schiacciata ai poli, e lo fece con tanto entusiasmo che Voltaire lo soprannominò lo schiacciatore della Terra. Questi viaggi rispecchiano l’importanza assunta dalla matematica e dall’astronomia nell’ambito degli studi geografici.
Un astronomo tedesco, Johann Tobias Mayer elaborò alcune tavole del moto lunare che, grazie alla loro precisione, fornirono le indicazioni temporali indispensabili per determinare la longitudine, confrontando l’ora locale con l’ora di una stazione convenzionale, per esempio Greenwich. L’ora di Greenwich, necessaria per determinare la longitudine avrebbe potuto essere fornita anche da un orologio di precisione e all’inizio del XVIII secolo inglesi e francesi, entrarono in competizione fra loro per la fabbricazione di tale orologio. I primi cronometri furono collaudati durante i grandi viaggi di scoperta di Cook nel Pacifico, con risultati molto positivi. I viaggi intrapresi da Cook nel 1768 e nel 1772 inaugurarono una nuova era nel campo delle esplorazioni con metodi di misurazione precisi e sistematici che consentirono di risolvere molti enigmi geografici: Cook dimostrò l’inesistenza del Continente Meridionale, mentre il terzo viaggio gli consentì di emettere lo stesso giudizio per lo Stretto di Anian e per il Ponte Terrestre tra L’Asia e l’America. Egli scoprì l’Australia Orientale, le Hawaii e altre isole del Pacifico.
Negli ultimi decenni del Settecento gli strumenti, le tecniche di misurazione e la caratteristica passione dell’età dei lumi per la raccolta dei dati resero disponibile una grande quantità d’informazioni sistematiche sul mondo, che i geografi iniziarono a integrare in una descrizione organica del globo terrestre.
Mappa di tutto il mondo conosciuto, realizzata dal cartografo inglese Emanuel Bowen nel 1744. I due emisferi sono circondati da donne in rappresentanza dei quattro continenti.