Blaise Pascal nacque nel 1623 a Clermont, nel 1631 i Pascal si spostarono a Parigi dove il piccolo Blaise oltre all’educazione paterna fu presto introdotto all’accademia di Marsenne. Blaise fu un giovane prodigio a sedici anni scrisse un Trattato delle coniche e a diciotto anni inventa la macchina calcolatrice per esser di aiuto al padre. La macchina fu brevettata nel 1649 e successivamente migliorata fino al 1652. Del 1651 è il Trattato sul vuoto.
I primi trattati e posizioni religiose
Negli anni seguenti subì malanni fisici, in particolare la cefalea e per meno soffrire frequentò il bel mondo parigino. In questo periodo ebbe modo di riflettere a lungo sulla situazione esistenziale personale che modificarono la sua visione della vita. Nel 1654 pubblica il Trattato sull’equilibrio dei liquidi e il Trattato sul peso della massa d’aria e il Trattato del triangolo aritmetico. Nel 1655 si reca a Port Royal in visita alla sorella che si era ritirata in convento. In quel luogo ha modo di approfondire la questione religiosa che pose nei Pensieri e prender parte alla triste questione giansenista che come sappiamo ha portato all’esilio i giansenisti di Francia la dove non sono stati trucidati in nome della religione cattolica. Nel 1656 scrive le Provinciali che sono lettere anonime che nascono come tentativo di difesa dei giansenisti che vennero attaccati dai gesuiti cercando di farli passare per eretici e quindi disperderli e chiudere le scuole e gli istituti costituiti. Le Provinciali sono riconosciute da tutti come uno dei migliori ed alti esempi di letteratura francese di tutti i tempi per profondità ed umorismo. Da prima Pascal difende la posizione giansenista e poi si vede costretto a denunciar l’orrore morale dei gesuiti e a contestare la bolla papale di Alessandro VII del 1656.
Scienza e teologia
Pascal lascia interessanti affermazioni nei suoi scritti dove emerge la sua visione su scienza e teologia. Il filosofo francese divide i due aspetti mantenendosi fedele ad una posizione teologica conforme alla tradizione ed evidenziando i limiti della ragione nel contempo però afferma che la verità è sempre più vecchia di quanto pensavano anche gli antichi e quindi il progresso è un valore positivo al quale non conviene sottrarsi per amore di ideali antichi e non più vissuti.
Il sapere scientifico è autonomo e distinto dalle verità di fede che sono immutabili, mentre le verità scientifiche sono e debbono essere in espansione. A partire da questo assunto la risposta peresprimere dimostrazioni convincenti è che esse rispettino il metodo della geometria. Questo metodo però è il meno peggio che si possa avere perché spingendo i ragionamenti all’estremo del pensiero conoscitivo bisogna ammettere che gli uomini sono impotenti a trattare la scienza in modo completo. Così in sintesi scrive le regole da seguire per ledefinizioni, gli assiomi e le dimostrazioni.
Regole necessarie per le definizioni: Non ammettere nessun termine oscuro od equivoco senza definizione. Usare nelle definizioni soltanto termini perfettamente noti o già spiegati. Regole necessarie per gli assiomi: Enunciare negli assiomi solo cose evidenti.
Regole necessarie per le dimostrazioni: Provare tutte le proposizioni, usando soltanto gli assiomi evidentissimi per se stessi, o proposizioni già dimostrate o ammesse. Non abusare mai dell’equivocità dei termini, trascurando di sostituire mentalmente le definizioni che ne restringono o spiegano il senso.
Oltre allo spirito di geometria Pascal insiste anche sull’esprit de Finesse che ha una forte valenza normativa perché L’uomo è un essere pieno di errore: errore naturale e ineliminabile senza la grazia. Niente gli mostra la verità. Tutto lo inganna. Questi due principi di verità, la ragione e i sensi, non solo mancano di sincerità; ma s’ingannano a vicenda. I sensi ingannano la ragione con le false apparenze; e questo stesso inganno che tendono alla ragione, lo ricevono, a loro volta, dalla ragione, la quale in questo modo si vendica. Le passioni dell’anima turbano i sensi e producono in essi delle impressioni false. La ragione non è un dato di fatto, è piuttosto un imperativo la dove non arriva l’esprit de géométrie può arrivare l’esprit de finesse: La scienza delle cose esteriori non mi consolerà dell’ignoranza della morale, nel tempo dell’afflizione; ma la scienza dei costumi mi consolerà sempre dell’ignoranza delle cose esteriori..
La ragione è limitata; la volontà umana è corrotta; l’uomo si scopre essenzialmente indigente e miserabile; tenta di sfuggire da questo stato gettandosi nel trambusto del divertimento; ma il divertimento si rivela una miseria maggiore, giacché sbarra all’uomo la strada della redenzione. E la salvezza non è frutto né della scienza né della filosofia. Sottomissione e retto uso della ragione: in ciò consiste il vero cristianesimo. La ragione è impotente dinanzi alle verità etiche e a quelle religiose: « il supremo passo della ragione sta nel riconoscere che c’è un’infinità di cose che la sorpassano. È ben debole se non giunge a riconoscerlo. Se le cose naturali la trascendono, che dire di quelle soprannaturali? Nulla è così conforme alla ragione come questa sconfessione della ragione E...]. La fede è un dono di Dio. Non crediate che diciamo che è un dono del ragionamento…. Solo Dio è la nostra vera meta. Difatti: « se l’uomo non è fatto per Dio, perché mai non è felice se non in Dio? Non c’è, dunque, nessuna contrapposizione tra la fede cristiana e la natura umana, la fede in Cristo è una fede dell’uomo. Tutti coloro che hanno preteso di conoscere Dio e di provarne l’esistenza senza Gesù Cristo, avevano soltanto prove inefficaci… Per provare Gesù Cristo noi abbiamo, invece, le profezie, che sono prove solide e tangibili. …Gesù Cristo è, dunque, il vero Dio degli uomini.
Perché scommettere su Dio
Una cosa è certa: Dio esiste oppure non esiste. Ma questa certezza pone il problema più urgente e più difficile: da quale parte inclineremo? Diremo che Dio esiste ovvero sosterremo che non esiste? Secondo ragione, non potete puntare né sull’una né sull’altra; e nemmeno escludere nessuna delle due. Non accusate, dunque, di errore chi abbia scelto, perché non ne sapete un bel nulla. E’ ragionevole scegliere Dio, giacché, se si sceglie Dio, si può vincere tutto e non si perde niente. Difatti, quali saranno i danni supposto che la scelta di Dio sia una scelta errata? Sarete fedele, onesto, umile, riconoscente, benefico, amico sincero, veritiero. A dir vero, non vivrete più nei piaceri pestiferi, nella vanagloria, nelle delizie; ma non avrete altri piaceri? Vi dico che in questa ci guadagnerete; e che, a ogni nuovo passo che farete in questa via, scorgerete certezza di guadagno e tanto nulla in quanto rischiate, che alla fine vi rendeconto di avere scommesso per una cosa certa, infinita, per la quale non avete nulla.