La cultura conservatrice del periodo barocco
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in cultura in epoca barocca
La cultura barocca è conservatrice, ma nell’espletare i mezzi per fissare le regole sociali usa e fa leva sul sentimento di novità che permea il periodo. La novità viene condannata in termini generali, e solo in quanto novità. Ma è accettata, difesa e anche esaltata là dove essa non divenga una minaccia, e là dove le masse possono esserne gratificate senza pericolo per l’ordine.
Novità è cambiamento sono minacce contro il sistema costituito; si crea così l’illusione che nascerà tra le masse popolari, nel triste affollamento delle città barocche: l’anelito di un mutamento da parte di coloro che non potevano sentirsi solidali con un sistema dei cui benefici fruivano così scarsamente. In molte occasioni le masse cercarono di giungere a trasformare o sostituire il sistema anche attraverso la violenza.
La paura del decadimento
Uno dei temi degli scrittori dell’epoca era lo studio del decadimento dei regni e degli imperi: tutto invecchia e tutto decade, perciò l’unico atteggiamento possibile era quello conservatore che cercava di mantenere le cose nel loro ordine, ritardando nei limiti del possibile il crollo del sistema vigente, minacciato dal passo del tempo. Il problema della monarchia spagnola, dice il Consejo Real a Filippo IIIè la conservazione del tutto. Sancho de Moncada, dinanzi alla situazione a cui assiste, si rende conto che il problema è la «conservazione della Spagna»: «A molti sembra eterna la Monarchia di Spagna per la sua grandezza, ma molto si parla del pericolo che le viene da ogni parte»: e avverte che, ciò nonostante, non esiste «sicurezza» poiché in ogni caso «le Monarchie sono mortali come gli uomini e la Monarchia è molti uomini e tutti mortali».
L’educazione come strumento di repressione
Nel diciassettesimo secolo si ritiene che lo studio possa essere utilizzato come un mezzo di soggezione e di repressione. L’avvocato Chaves di Siviglia, dinanzi alla nutrita popolazione carceraria che affollava la prigione, volendo liberare la propria città dalla taccia di avere molti suoi cittadini rinchiusi in carcere, sostiene che la maggior parte di essi sono forestieri, perché in Siviglia non solo le famiglie importanti, ma anche la gente del popolo e gli ufficiali di poca ricchezza e fortuna educano i propri figli con un maestro che tengono in casa. Sottoporre i figli a una disciplina di studio non è un mezzo perché salgano più in alto, ma un modo per tenerli lontani dai focolai considerati di disordine e di fronte ai quali il potere mette in moto i suoi meccanismi di violenza o di conformazione culturale, a seconda dei casi, per riuscire a vincere ogni resistenza all’integrazione.
Una società a compartimenti stagni
Occorre fare in modo che ognuno rimanga nel posto che l’ordine tradizionale ereditato gli ha assegnato. Bisogna ridurre i casi in cui si passa da un livello all’altro, i quali, in termini assoluti, non si possono eliminare in nessuna società, ma si possono ridurre e rendere difficili, agendo su tutti i mezzi e vie di ascesa che indiscriminatamente si offrono a gruppi di individui che potrebbero divenire numerosi.
In ogni sfera sociale bisogna mantenere una rigorosa distribuzione. Il politico deve tenerla presente nei tributi e nei servizi che esige dagli individui e nei diritti e nelle libertà che loro riconosce. Da parte sua il poeta, al pari del pittore, deve dare alle persone «decoro di stato», vale a dire il giusto ambiente e le proprie maniere.
Il desiderio di rendere immutabile l’ordine porta a tesi estreme, come quella che sostiene che la Spagna deve conservare il suo abito nazionale e non ammettere quello straniero. Il modo giudicato ovunque più efficace per garantire definitivamente questo ordine della società era quello di attribuire al sangue il diritto di determinare lo stato sociale. E così tutta l’Europa poggia allora su quel principio che nel Barocco spagnolo viene ripetutamente affermato come principio costitutivo dell’ordine sociale. Attraverso il sangue agisce la natura e, dietro a questa, Dio. Le società gerarchizzate dell’Europa barocca si fondano su tale scala.
Esaltazione della mediocritas
Nel Barocco si cerca di consolidare quello stadio intermedio perché si ritiene che così venga a rafforzarsi l’ordine. Pascal aveva sostenuto che solo la mediocrità è bene. Perché si abbia un medio termine ci devono essere due estremi, la via mediana conserva l’ordine differenziato. Celorigo scrive che non vi è cosa più perniciosa dell’eccessiva ricchezza di alcuni e dell’estrema povertà di altri, per cui è molto sproporzionata la nostra repubblica, così per le molte fondazioni di maggiorasco, che ogni giorno si fanno, come per l’uso dei tributi con i quali si ingrandiscono alcuni e si rovinano altri. E benché non sarebbe bene dire che tutti devono essere uguali, non sarebbe poi irragionevole che questi due estremi fossero regolati; perciò volersi tutti uguali è ciò che li tiene più turbati, e confusa la repubblica, da minori a medi e da medi a maggiori, uscendo tutti dal proprio comparto e ordine, che conforme alla qualità delle ricchezze, dei mestieri e della condizione di ciascuno dovrebbero rispettare.
Innovazione cattiva e innovazione buona
Per rendere il disegno di persuasione alla conservazione è necessario coinvolgere tutti, sono necessari più mezzi finanziari, militari e psicologici; è necessario consumare di più, disporre di più uomini armati, contare su più adesioni. Non vi è altro rimedio che far anticipare in qualche modo al regime di privilegi e di valori della società tradizionale gli individui appartenenti ai nuovi gruppi, i ricchi della città e quelli della campagna. Se il nuovo aveva fatto breccia nel contesto della società, dimostrando così un’insostituibile forza da parte dei fattori di mutamento, in qualche modo occorreva consentire uno spiraglio alla trasformazione, da cui farne scaturire le energie.
Il Barocco, per essere conservatore, si proclama spesso innovatore. E così doveva essere accettato, appunto per controllare meglio ogni movimento innovatore, nei suoi indirizzi e nei suoi limiti. In quei campi ove né politicamente né intellettualmente risultava pericoloso, si dovevano lasciare le porte aperte alla novità, si doveva far molto rumore intorno ad essa per attrarre l’attenzione della gente e, proprio in quei campi, occorreva estremizzarla onde soddisfare i desideri del pubblico: l’irruzione di stravaganze in poesia, in letteratura e in arte compensa della mancanza di novità in altre parti.
La gestione della repressione
La cultura urbana del Barocco si manifesta in quelle città ove si vanno costituendo alcune classi popolari eterogenee composte da braccianti, artigiani, piccoli proprietari, modesti redditieri, individui appartenenti a certe professioni i quali «fanno opinione» al punto che talvolta, per contenere la minaccia di un’opinione diffusa formatasi a livello di massa, nel tentativo di soddisfarla in qualche modo si è costretti a condannare alla forca un ministro (il caso di Rodrigo Calderon) o, per assoggettarla, porre in atto un’efficace operazione capace di deformarla sul piano mentale e impedirne oltre la diffusione.
Vengono rafforzati gli strumenti repressivi ed inquisitivi ma si ritiene di dover rispondere in qualche caso o in qualche modo all’opinione pubblica, in quanto tutto non poteva ridursi all’applicazione della forza senza dovere renderne conto. Si sono visti casi di repressione famosi e significativi, sino a giungere ad adottare procedimenti analoghi a quelli delle lettres de cachet.
Ma la monarchia assoluta del Barocco può scontrarsi con un’opinione come quella dei «Giurati» di Siviglia, che in uno scritto a Filippo IV del 30 dicembre 1621 chiedevano che nei delitti contro la vita e nei reati più gravi i colpevoli fossero ascoltati anche in seconda istanza, onde evitare di preporre alla difesa del diritto alla vita quello della proprietà; giacché nelle cause civili, in cui si giudica degli interessi patrimoniali, sono ammesse sino a tre istanze, mentre solo un’istanza è concessa nelle altre cause ove sono in giuoco la vita e la reputazione degli uomini ben più importanti di qualsiasi altro interesse.
La società barocca conobbe una recrudescenza repressiva che fu ben accetta.
Arte e letteratura, specchi del conservatorismo
L’arte barocca nasce da quelle condizioni e si sviluppa per mantenerle: si può dire di essa che è l’arte delle grandi monarchie, non nel senso che si possa chiamare il Barocco un’arte monarchica, ma perché sociologicamente germina dalle condizioni sociali proprie dei regimi dell’assolutismo monarchico, e perché i suoi caratteri rispondono alle necessità derivanti dall’assunto programmatico di appoggiare tali regimi.
E’ interessante cogliere nella letteratura sermoneggiante la campagna volta a rafforzare il carattere carismatico della monarchia che ora cerca di inserire, con i suoi personaggi regali in carne e ossa, sul piano dell’esistenza soprannaturale.
La sacralizzazione dei fasti della monarchia vuole essere un sostegno messo in opera per la conservazione del mondo politico - ecclesiastico in cui si inserisce. Joyce G. Simpson, nel sostenere l’esistenza di una connessione tra il Barocco e la crisi sociale italiana, è giunto a generalizzare il problema in questi termini: Il Barocco è una glorificazione dei poteri costituiti. Èl’arte dei regimi autoritari [...1 che s’impone allo spettatore meravigliato e lo trasporta fuori di sé, perché dimentichi di dubitare e di domandare.Lo stesso autore osserva che in Francia l’influenza esercitata dalla Corte fa che gli artisti più strettamente legati ad essa inclinino necessariamente verso il Barocco, e quando già la critica che faceva capo a Boileau postula criteri di classicismo puro, gli artisti che operano nell’orbita della Corte e sotto l’influenza dei suoi gusti e interessi, seguono fedeli il Barocco e la sua «libertà di impegno».
Tra le azioni restauratrici perseguite dal Barocco è da annoverare, come prova di massima efficacia, la rivitalizzazione dell’economia agraria e l’apparente sublimazione della vita campestre. Persino la mitologia utilizzata dal Barocco il più delle volte rimanda piuttosto alla versione medioevale che a quella classica originale.
Nel campo della letteratura, Marcel Raymond ritiene che in Francia, come in Germania e in altri paesi del centro e del nord in Europa, la modalità barocca sembra inserirsi nella tradizione medioevale del gotico, manifestandosi come una rielaborazione delle forme di quest’ultimo.Non manca dunque un processo di restaurazione medioevaleggiante in nessuna parte o sfera della vita collettiva dei popoli dell’Occidente europeo, dall’arte alla letteratura, dalla religione all’economia e così via. Sono sopravvivenze di elementi tutt’altro che scomparsi, che dovevano durare a lungo prima di estinguersi, e che nella crisi del secolo barocco acquistano particolare rilievo.