La cultura urbana del periodo barocco
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in cultura in epoca barocca
Lo storico francese Braudel ha scritto: Se osassimo proporre una formula, diremmo che il Rinascimento è stata una civiltà urbana, di raggio limitato ai suoi centri creatori; il Barocco, al contrario, è il prodotto di civiltà di masse imperiali, di Roma e di Spagna.
Durante il periodo barocco, i governanti e, in genere, gli individui delle classi dominanti, sono ricchi che abitano nella città, e burocrati che in essa amministrano e si arricchiscono. E al tempo stesso nel diciassettesimo secolo sono le popolazioni urbane quelle che preoccupano il potere e a cui si rivolge di solito la politica di repressione, la quale si traduce persino nei mutamenti topografici della città barocca. Ed è in questa che si innalzano i monumenti storici: Roma, Vienna, Praga, Parigi, Madrid, Siviglia e Valenza concentrano insieme a molte altre, le creazioni di pittori, scultori, architetti, ecc.
In quelle capitali barocche si produce e consuma la quantità enorme di letteratura che compare nel secolo. Letteratura che riflette l’indiscutibile predominio degli ambienti urbani, ogni romanzo picaresco è di necessità legato a una o più città. Questo costante richiamo alla geografia della città cui si assiste nel Barocco ha un chiaro interesse storico-sociale, ci fa vedere che nelle città vivono i suoi personaggi, che si spostano da una all’altra, in cui si svolge l’azione, entro le loro mura hanno luogo le grandi feste che animarono il secolo, con così vivo contrasto di luce e ombra. Il dramma della cultura barocca è un dramma tipicamente urbano.
Il barocco e le campagne
Lo storico Tapié ritiene che il Barocco si diffuse nelle campagne perché al contadino impoverito, e forse affamato, si offriva la contemplazione dell’abbondanza e della magnificenza dei palazzi e delle chiese. Quindi, sia pure dal di fuori, egli poteva vivere tutto ciò come cosa propria, e poiché questo era un modo per farlo partecipe della ricchezza, la sua vita dura e miserabile si apriva, per questo tramite, al gusto del meraviglioso e del sontuoso, sia nella chiesa nel cui interno poteva liberamente entrare, sia nel palazzo di cui gli giungeva il riflesso. Tapié suppone che le popolazioni contadine trovassero piacere nel Barocco, invece di rifiutarlo per il lusso e l’ostentazione. La borghesia si sentì attratta soltanto nella misura in cui si compiaceva dello spettacolo, senza mai tuttavia giungere a farne un culto esclusivo. La monarchia e la nobiltà, in quanto classi dominanti nelle campagne, nutrirono un forte interesse per il Barocco, che in definitiva «si diffuse largamente negli ambienti agrari».
Una cultura urbana
La città è la fonte principale di innovazioni in queste comunità e tiene le redini della politica, della religione e dell’economia. La campagna è ancora la fonte dei generi alimentari e prodotti artigianali, mentre la città utilizza le rendite in quanto una volta che queste siano convertite in danaro la città le assorbe sotto forma di imposte con cui si retribuiscono burocrati, militari, servitori della Corte, professioni liberali, ecc..
Le ricchezze prodotte si concentrano, in grandissima misura, nel territorio urbano. Il quale produce un drenaggio di danaro che si accumula nell’area della città e scompare dalle campagne ponendone in difficoltà il commercio, in un momento in cui la riduzione delle capacità di autosufficienza delle stesse avrebbe richiesto un maggior volume di transazioni commerciali.
Il totale della popolazione, alla fine del sedicesimo secolo e nella prima metà del diciassettesimo, diminuisce in tutta Europa e più accentuatamente in Spagna. Ma la diminuzione o non toccò la popolazione urbana o la toccò in minor misura rispetto a quella contadina, e questo perché quella parte che le città perdevano in qualche caso, per esempio durante le pesti che colpivano di più i centri urbani, veniva compensata dall’immigrazione proveniente dalla campagna.
La città capitale
Le città principali, le capitali si arricchiscono architettonicamente per sfoggiare uno spettacolo ad ogni strada. Roma diventa, con i suoi pittori e architetti, una città spettacolo tipica del Barocco. Madrid si arricchiscedi palazzi e rifacimenti spettacolari e persino Parigi e Versailles rivelano una forte dose di Barocco soprattutto tramite il teatro.
E ciò spiega perché alla formazione politica delle monarchie barocche corrisponde la nuova funzione della città capitale di quella monarchia. La capitale è un elemento imprescindibile, con una propria funzione predominante nell’ordine artistico, economico, politico e sociale. L’Europa delle capitali, come è stata definita acutamente da Argan, è l’Europa barocca della prima metà del diciassettesimo secolo.
La città-capitale è, per intanto, un conglomerato popoloso, di solito la più popolata di tutte nel paese e con una crescita più rapida nel secolo. Le città capitali s’ingrandiscono. Così scrive Céspedes: «a poco a poco [la città] si estese e si ampliò fin quasi ad arrivare allo splendore e alla grandezza in cui la vediamo; così tutte le case assunsero nuova esistenza, siccome remoti campi dei dintorni si tramutarono in strade sfarzose, i terreni seminati in grandi edifici, le croci di campagna in parrocchie, le cappelle in conventi e le aie in piazze e ricchi mercati». Un’espansione, quindi, della città-capitale a macchia d’olio, che rapidamente assorbe ed urbanizza lo spazio rurale circostante; un’espansione verso l’alto che fa sì che nelle città del Barocco si ammiri l’altezza delle costruzioni.
La solitudine sociale
L’agglomerazione fisica degli individui nella grande città, provocando un’insuperabile difficoltà di conoscenza e di rapporti interindividuali, porta con sé un distacco da persona a persona, crea attorno a ciascuno una fascia di isolamento. L’ammassamento delle folle nella megalopoli genera solitudine. Scrive Francesco Bacone: magna civitas, magna solitudo.
E probabile che l’esperienza dell’insanabile distanza che divide gli uomini gli uni dagli altri, sia la base su cui si fonda Io sviluppo del tema della solitudine nel Barocco. Las Soledades di Gòngora o La solitude di Théophile de Viau, che pur divesi tra loro, coincidono dopotutto nel topos che ne costituisce la base. La dovizia del tema della solitudine nella poesia spagnola del Seicento emerge dalle pagine del saggio di Vossler. Ma il tema giunge a trasformarsi in un «topos» della letteratura tanto da penetrare anche nel romanzo, con le Soledadesdi Jerénimo Fernndez de Mata (1639) o le Soledades de la vida y desengaios del mundo di Cristébal Lozano. E evidente che nella maggior parte di dette opere, e in particolare nei poemi sopra citati, il punto di partenza è la realtà storico-sociale dell’epoca, pur deformata da un trattamento letterario di ispirazione stoica.
La libertà dei costumi in città, opinione e sommosse
Le città accrescendosi diventano difficili da controllare e ne deriva in molti casi una immunità di controllo e una maggiore rilassatezza dei costumi, dovuta sia al semplice fatto dell’aumento numerico delle persone e alla corrispondente confusione dei luoghi di provenienza, sia alla conseguente espansione dell’anonimato, ben nota in ogni situazione di concentrazione di massa.
Gli effetti di quei modi di vita più liberi generati dalla grande città si proiettano su tutti gli ordini, e tra gli altri su quello politico. L’aumento delle possibilità d’informazione e l’abbandono dei modi tradizionali di pensare contribuiscono a rinvigorire, tra le masse delle città barocche, la forza dell’opinione. Nel parlare del ruolo dell’opinione, occorre subito riconoscere la presenza delle differenze; e pertanto delle critiche avverse alla tradizione, all’autorità e a tutto ciò che è consolidato. Favorite dalla società occulta dell’anonimo, si accentuano e si aggravano le manifestazioni di opposizione e di rivolta.
La città è l’area conflittuale del diciassettesimo secolo, sebbene le difficoltà di approvvigionamento e la crescita demografica provengano dalla campagna. La mancanza di grano e l’aumento del suo prezzo colpì in particolare le città. Per questo aspetto economico, a cui vengono ad aggiungersi altri non meno gravi e, in modo più drammaticamente spettacolare, quello della peste legata alla fame, la città è il luogo problematico dell’epoca barocca. Nelle campagne si possono verificare e ripetutamente si verificarono nel corso del diciassettesimo secolo violente sommosse, che potevano essere represse da truppe armate, come più di una volta accadde, senza con questo minacciare le basi stesse del sistema, come hanno dimostrato gli ampi studi dedicati al problema, tra cui sono da ricordare i saggi di Porchnew e di Mousnier .Ma altre sollevazioni vanno segnalate: i «tumulti» andalusi, recentemente studiati da Domfnguez Ortiz ; e, sul finire del secolo, la grande rivolta contadina di Valenza Ma sono altra cosa: si tratta di esplosioni popolari, senza organizzazione, senza programmi e senza futuro. Ma è nelle città, che devono attecchire i movimenti sovversivi per assumere un carattere di rivolta pre-rivoluzionaria e minacciare non soltanto gruppi di persone, ma tutto un sistema.
La classe dei potenti, con alla testa la monarchia, aveva bisogno di costruire un regime, basato sui propri interessi solidali, in grado di reagire, con l’uso delle armi ma anche in modo più profondo creando tutta una serie di mezzi incidenti sui comportamenti sociali degli individui creando una cultura.