Il salasso è una procedura medica antica ma nel mondo moderno, tra barocco e rococò, era di gran moda; commedie, lettere e biografie ce ne parlano in continuazione come panacea di tutti i mali.
Le origini del salasso nel mondo antico
La parola “salassare”deriva dalla locuzione latina laxare sanguinem, ossia far scorrere il sangue.
Il sangue è sempre stato universalmente considerato come il veicolo della vita, l'”umore”in cui risiede l'essenza biologica e metafisica dell'esistenza, e, secondo alcune culture antiche, persino la sede dell'anima.
Già Aristotele, nella sua dottrina emo(cardio)centrica riserva al sangue un ruolo centrale e decisivo di equilibratore nel mantenimento dell'armonia salutare, somatica e psichica dell'uomo.
Il salasso è una delle più antiche pratiche mediche che si è nella sostanza mantenuta invariata per oltre 2000 anni: eseguito già presso gli Egizi e gli Assiri, viene descritto con dovizia di particolari e persino rappresentato in alcune scene dell'arte vascolare a partire V secolo a.C., dove veniva impiegato per curare qualsiasi tipo di indisposizione, dalla sordità alle paralisi, dal mal di gola alla sonnolenza. Nel mondo classico è una pratica che trae autorevolezza dai racconti mitici di Omero, secondo il quale Polidario (figlio di Esculapio) curo' con un salasso la figlia del re Damet caduta da cavallo, e dai pareri scientifici di Ippocrate, che per primo elaborò la teoria degli umori.
Secondo questa visione, la salute era il risultato dell'equilibrio tra le quattro sostanze costitutive del corpo, sangue, flemma, bile nera e bile gialla: ove i rapporti quantitativi tra tali uomori si fossero alterati e avessero causato un malessere, dovevano essere riequilibrati con metodi tra i quali il salasso ricopriva un ruolo principe, insieme alla sudorazione, il digiuno e il vomito.
La popolarità del salasso fu presto rafforzata dalle idee di Galeno, a cui si deve la scoperta che le vene e le arterie erano riempite di sangue e non di aria come si credeva comunemente a quel tempo. Egli individuò nel sangue l'umore dominante, quello che più necessitava di essere controllato e tempestivamente rimosso nel caso avesse raggiunto una quantità eccessiva, nota come pletora; mise a punto inoltre un complesso metodo per determinare il quantitativo di sangue da asportare, a seconda dell'età, della costituzione fisica, ma anche della stagione, del clima e del luogo. Determinò anche in quali aree del corpo dovesse essere praticato il salasso per curare di volta in volta specifici mali: il sangue della mano destra era per curare problemi al fegato, mentre quello della mano sinistra per problemi alla milza. Il sangue prelevato dai piedi era quello per la cura delle patologie più gravi e doveva essere prelevato in elevate quantità.
Tutte queste prescrizioni, riprese e ampliate dagli scritti della Schola di Medicina Salernitana del IX secolo, vennero tramandate invariate per tutto il Medioevo e resero il salasso una pratica corrente e, eseguita ciclicamente, addirittura di prevenzione in gran parte degli ospedali e dei monasteri d'Europa sino al XVII secolo. Con l'andare del tempo la pratica non divenne solo più diffusa, ma più crudele e intensiva: tra la fine del 1500 e l'inizio del 1600 un salasso ben praticato doveva condurre il paziente ad avere una sincope e a perdere i sensi, dopo aver versato non meno di 1 litro di sangue.
Il salasso tra i secoli XVII e XVIII
Nell' Europa del Seicento il salasso era praticato in tutte le aree geografiche e in tutti gli strati sociali, essenzialmente con le stesse modalità. La validità della dottrina ippocratica degli umori non aveva subito confutazioni, anzi era probabilmente al suo maggior apogeo: disquisizioni infinite su quale umore fosse dominante, su quali fattori influenzassero i rapporti tra tali umori e sui loro effetti sugli aspetti più disparati della vita (tra cui lo stato d'animo, l'amore e il successo negli affari) riempiono i trattati e le aule di medicina di tutto il continente, infarciti di citazioni filosofiche, mitologiche e persino poetiche che davvero poco hanno a che fare con il rigore scientifico e la deontologia propri della professione medica odierna. Tanto più che spesso queste querelle oziose e interminabili avvenivano alla presenza del paziente sofferente o addirittura agonizzante, come nel caso di Anna d'Austria, che in fin di vita assiste alla disquisizione tra D'Aquin e Fagon, primi medici di corte, che come in un minuetto formale e affettato si pungolano nella tenzone su chi dovesse salvare la vita della Regina di Francia. Nella scena, che rasenta il grottesco e il surreale forse molto più di come la rappresenterà Molière in commedie come L'Amour Medecine, il Signor di Porceaugnac e il Malato Immaginario, entra anche il cappellano, che propone di attendere in quanto il santo del giorno non è propizio all'operazione, e Moreau, medico della Delfina, chiamato solo per un consulto in quanto non dotato dell'autorità dei Primi Medici di corte. Moreau nota subito l'ascesso ascellare che di li' a due giorni condurrà la madre del Re Sole alla morte, ma le inflessibile gerarchie dell'ambiente accademico del XVII fanno si' che si proceda a salassare il petto come prescritto da D'Aquin e Fagon.
Abbiamo un descrizione dettagliata di come avvenne quel regale salasso e possiamo a ben ragione prenderla come esempio paradigmatico, dato che la procedura era identica nelle stanze da letto del Louvre come nelle più sordide botteghe dei bassifondi parigini: alla regina viene dato un bastoncino di legno da stringere, per favorire, con la contrazione la fuoriuscita ematica, e un fazzoletto di mussola bianca da stringere tra i denti durante l'operazione, che veniva eseguita senza alcuna anestesia e poteva durare anche un quarto d'ora. I medici si allontanano ed entra il chirurgo che pratica fisicamente il salasso: con un colpo ben assestato conficca di taglio la lancetta appuntita nella vena prescelta e preleva in una coppetta graduata il sangue, che dapprima esce con uno zampillo copioso e poi si regolarizza nel flusso, fino a quasi esaurirsi. Il taglio viene poi sciacquato e tamponato, per evitare rischi di infezioni, altro effetto collaterale molto frrequente dei salassi.
Stessa procedura per un altro salasso illustre, che il giovane Luigi XIV subirà in seguito ad altissime febbri contratte a causa della caduta in uno stagno paludoso durante una battuta di caccia: per ben quattro volte nel giro di due ore gli verranno salassati i piedi, nel vano tentativo di abbassare la febbre. Tuttavia risulterà più fortunato della madre: l'unico effetto collaterale che sortiranno i profondi tagli sarà quello di rendere impossibile la deambulazione al sovrano per 10 giorni.
In Inghilterra il salasso era utilizzato soprattutto come rimedio popolare contro l'isterismo e viene importato dai coloni anche in America, dove diviene popolarissimo: nonostante sia proprio dagli ambienti accademici britannici che parte, nel 1628, una prima confutazione scientifica sull'efficacia di questa pratica con l' Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus di William Harvey, il salasso continua ad essere ampiamente praticato nel mondo anglosassone e nelle colonie.
Nel XVIII Benjamin Rush, medico nonché firmatario della Dichiarazione d'Indipendenza, arrivò a raccomandare livelli altissimi di salsso ai suoi pazienti e a George Washington, in seguito ad una caduta da cavallo, furono prelevati dai suoi medici personali 1,7 litri di sangue, causandone la morte nel 1799.
Le sanguisughe da salasso
Tra il '600 e il '700, in accordo con la teoria dell'equilibrio tra i 4 umori, sono in voga anche altri metodi purgativi e depurativi mirati a ristabilire il corretto rapporto tra le sostanze costitutive del corpo umano: il clistere, il vomito autoindotto tramite l'assunzione di sostanze emetiche, le sanguisughe.
Queste ultime potevano rappresentare un'ottimo sostitutvo del salasso soprattutto per chi non poteva permettersi un “chirurgo”: potevano essere applicate da soli, in casa ed erano sempre pronte all'uso.
Un adulto poteva utilizzare da 20 a 50 sanguisughe e potevano essere usate anche su membrane interne, quali all'interno del naso e delle orecchie, sugli occhi, in bocca, nell'ano o nella vagina.
Inoltre, dopo essersi nutrite, le sanguisughe avevano il vantaggio di staccarsi da sole, senza creare lesioni soggette a infezioni o cancrena.
In Francia, nell'ultima parte del regno di Luigi XIV, il mercato delle sanguisughe era dettagliatamente monitorato e rappresentava una voce economica di prima importanza: si stima che annualmente venissero commercializzati più di 55 milioni di esemplari!
Anche il commercio internazionale di sanguisughe era molto attivo: poiché gli esemplari europei potevano ingerire molto più sangue di quelli americani, i coloni spesso importavano questi animali in appositi vasi nei quali potevano sopravvivere durante i lunghi viaggi transoceanici.
Chirurghi o barbieri?
Chi fisicamente eseguiva il salasso non era certo il medico, considerato fino al XVIII un intellettuale teorico inadatto a lavori manuali e “artigianali”:sin dall'Alto Medioevo i salassi erano tradizionalmente praticati dai barbieri. Coloro tra quelli che erano in grado di offrire anche questa pratica nella loro bottega, si identificavano appendendo fuori una ciotola per la raccolta del sangue e mettendo un'insegna a strisce bianche, blu e rosse, che rappresentavano rispettivamente la pinza emetica, le arterie e le vene.
Con l'andare del tempo la corporazione dei barbieri venne ad identificarsi con quella dei chirurghi, rimanendo tuttavia sempre ben distinta dall'ambiente medico. Persino il Primo Chirugo alla corte del Re Sole non ha competenze più ampie e approfondite di quelle di un semplice barbitonsore: questo modesto scalpellatore di carne arriva al termine delle dotte disquisizioni ed esegue la sentenza come meglio può, sapendo che risponderà pagando ogni errore di persona, anche e soprattutto quelli di valutazione medica, non direttamente imputabili a lui. Famoso è il caso del chirurgo Felix che, dopo l'insostenibile sforzo che fece su sé stesso nell' operare Luigi XIV di una fistola, a rischio di ucciderlo, manterrà fino alla morte, diciassette anni più tardi, un tremore alla mano.
Nonostante i tentativi di distinguere le abilità e i meriti delle attività di barbiere e chirurgo, come quelli operati da Ambroise Parè alle fine del '500, la Compagnia dei Barbieri-Chirurghi rimase ufficialmente attiva in Inghilterra sino al 1744 e in Francia siano alla caduta dell'Ancienne Regime.
L'occorrente per praticare il salasso
Alle origini venivano usati strumenti appuntiti in pietra o legno per aprire le vene. In seguito furono adottate lancette di acciaio con manico in avorio o legno: pare che questi strumenti fossero in origine usati per rimuovere l'inchiostro in eccesso dalle penne o quello caduto in gocce accidentalmente. Poiché non sono state trovate lancette appositamente marchiate con le insegne dei fabbricanti di strumenti chirurgici, si può desumere che per i salassi venissero usati esattamente gli stessi strumenti che un attimo prima potevano trovarsi su un qualsiasi scrittoio.
Erano facilmente reperibili ed avevano molte forme diverse: avevano una o due lame ad angolo retto col manico. Tali lame erano di misure differenti, le più piccole usate nell'uomo, le più grandi negli animali. L'apertura diretta della vena,denominata flebotomia, veniva di norma eseguita con un coltellino e poi inserita la lancetta.
Verso la fine del Medioevo, comparve uno strumento chiamato salasso, che constava di numerose punte e uno o più punteruoli, tutti montati a ventaglio su un unico manico, come negli attuali temperini.
Tra la fine del '600 e gli inizi del '700 comparvero le prime lancette caricate a molla e i primi scarificatori:alla pressione di un bottone o di una leva scattavano una o più lame che incidevano la cute più o meno profondamente.
Su queste ferite si applicava poi una coppetta o una ventosa, di solito graduate, per raccogliere il sangue. A parte i tessuti cutanei inutilmente martoriati, l'impossibilità di sterilizzare efficacemente lo strumento che passava da un paziente all'altro, provocava spesso gravi infezioni.