1628 La circolazione del sangue
Lo studio della circolazione sanguigna risale a tempi remoti. Pressagora nel 280 a.c. diede nome ad arterie e vene. Nel 1242 fu un arabo - Ibn an Nafis - a illustrare in un libro che il sangue veniva pompato fuori dal ventricolo destro nelle arterie che portano al polmone.
Per 300 anni nessuno osò riparlare in occidente di circolazione del sangue, fin quando un medico spagnolo Miguel Serveto (1511-1553) nel 1553 scrive un libro che spiega la circolazione in un modo simile a quello di Ibn an Nafis. Purtroppo Serveto commise un errore andando a Ginevra; qui i calvinisti lo arrestarono e lo bruciarono sul rogo. Calvino cercò di bruciare tutte le copie del libro.
In Italia Realdo Colombo si avventurò su una scrupolosa descrizione della circolazione del sangue; fu guardato a vista dai soliti zelanti oscurantisti, ma la sua opera prese a circolare negli ambienti medici soprattutto a Padova, dove vi era la celeberrima scuola di anatomia di Vesalio. Anche Vesalio finì nell'occhio dell'Inquisizione e fu messo sotto accusa per “…Divulgazione di ignominiosae atque mentognere idee, contrarie allo senso comune et allo insegnamento et alla professione della vera dottrina medica et officinale ovvero allo sacro et imperscrutabile insegnamento del Cristo, al di fuori della Gratia Divina…” fu condannato a morte, ma essendo medico personale del Re di Spagna, grazie all'intervento politico e ufficioso di Re Carlo V, la condanna venne commutata in un pellegrinaggio a Gerusalemme.
William Harwey apprese e studiò attentamente il cuore alla scuola anatomica padovana dove nel 1603 un altro italiano Girolamo Fabrizi di Acquapendente (1537-1619) illustrando la circolazione del sangue con i famosi trattati figurati di Vesalio aveva accennato anche alle valvole delle vene, ma non osò andare oltre i suoi studi nè a divulgare troppo le sue osservazioni.
Anche Harwey intuì che prima o poi sarebbe caduto anche lui sotto "l’atteggiamento repressionistico ed anti-culturale dell’Inquisizione"; cosicchè preferì cambiare aria rifugiandosi nei Paesi Bassi. Qui ormai in possesso di tutte le prove che gli servivano diede alle stampe il "De Motu Cordis et Sanguines". Cominciò la caccia al libro degli oscurantisti, compresi anche alcuni suoi colleghi medici, ma ormai William Harwey aveva buttato le basi della moderna fisiologia. Fortunatamente lontano, sottraendosi così ad ogni pericolo, campò fino a 80 anni, riuscendo a vedere la sua opera accettata da tutti.
Il funzionamento dei polmoni
Marcello Malpighi (1628-1694) medico modenese, che nei suoi studi iniziò ad usare anche il microscopio, nel 1661 descrisse per la prima volta nella sua opera "De pulmonibus observationes anatomicae" la funzione del polmone, la struttura ad alveoli, e il meccanismo con cui il sangue venoso si ossigena e si trasferisce nel circolo arterioso.
1642 Il chinino
Fra le tante cose e nozioni che i colonizzatori dell'America scoprirono nel Nuovo Mondo presso le civiltà pre-colombiane, vi era una sostanza che gli Incas ricavavano dalla corteccia della cinchona, un genere di piante sempreverdi originaria delle Ande, ricche di alcaloidi, che usavano per le sue proprietà antimalariche, digestive, colagoghe (facilita la secrezione della bile nell'intestino) e regolatrici del ritmo cardiaco. Alla sua prima proprietà i primi colonizzatori devono la vita, perchè probabilmente non avrebbero resistito ai climi tropicali. Utilizzata poi anche in Europa a partire da questa data, nei successivi trecento anni contribuì a debellare una delle più diffuse malattie debilitanti che assillavano molte insalubri contrade: la malaria. Ad abusarne il consumo - una volta scoperto che era un alcaloide e che se assunto con un po' di vino è capace di modificare in vario modo lo stato fisico e psichico - furono proprio quei contadini che venivano curati con il chinino. Fu appunto chiamata "la droga dei poveri".
1658 I globuli rossi
Il naturalista olandese Jan Wammerdam (1637-1680) quando osservò il sangue umano al microscopio scoprendo così l'esistenza dei "globuli rossi". Ma che cos'erano e che funzione avevano non lo seppe spiegare. Solo più tardi scopriremo che i "globuli rossi" sono quei miliardi di corpuscoli quasi sferici, che hanno la funzione di trasportare l'ossigeno dall'aria ai nostri polmoni; l'aria giunge ai polmoni attraverso il grosso bronco, mentre il sangue si carica di anidride carbonica in un ramo dell'arteria polmonare, la perde e si carica di ossigeno all'altezza degli alveoli. Il sangue ossigenato viene poi espulso dai polmoni attraverso due vene polmonari. L'insieme degli scambi gassosi a livello alveolare costituisce il fenomeno dell'"ematosi".
1660 I capillari
William Harwey pubblicando "De Motu Cordis et Sanguines" fu perseguitato e si rifugiò all’estero dove proseguì gli studi. Aveva approfondito e spiegato l'esistenza della doppia pompa dei polmoni, individuato bene le arterie e le vene, il sangue che partiva dal cuore e passava nelle arterie, quindi nelle vene, e poi ritornava al cuore. Ma come avveniva questo collegamento di arterie e vene in ogni più piccola zona del corpo? prima di morire (1657) non era riuscito ad appurarlo, ma aveva ipotizzato che ci dovevano essere dei microscopici vasi che agivano in sinergia per irrorare il sangue di sostanze vitali, quali l'"aria purificata" e asportare quella già utilizzata. Per svelare il mistero ci voleva il microscopio. Pioniere di queste osservazioni fu un fisiologo italiano - Marcello Malpighi (1628-1694). Sarebbe finito sul rogo se avesse fatto queste osservazioni su un essere umano; lui aggirò l'ostacolo e si accontentò di osservare un animale, un pipistrello, scoprendo così ciò che aveva ipotizzato Harwey morto tre anni prima: cioè l'esistenza di piccoli vasi, così piccoli che somigliavano a un capello, e proprio per questo li chiamò "vasi capillari"; dalle pareti sottili attraverso le quali, per osmosi, avviene il ricambio tra l'ossigeno e le sostanze tossiche da eliminare.
1670 Il diabete
Senza l'insulina l'organismo umano non è in grado di utilizzare lo zucchero, che si accumula nel sangue e nelle urine, sintomo principale nella diagnosi del diabete. Normalmente è lo stesso pancreas a produrlo controllando l'utilizzazione dello zucchero, la sostanza energetica principale dell'organismo. Quando per molte ragioni questo controllo viene a mancare, iniziano a verificarsi i disturbi del diabete il primo dei quali è la tendenza a ingrassare. Già nell'antichità alcuni medici osservarono che l'urina delle persone che avevano la tendenza ad ingrassare, era dolce, mentre quella normale non lo era.
Il medico inglese Thomas Willis compì nuovi studi (1621-1675). Ovviamente comprese i sintomi ma non aveva ancora una cura specifica. Occorsero altre 300 anni prima di trovarne una, risolvendo il problema della deficienza di insulina nell'organismo. Senza l'insulina l'organismo umano non è in grado di utilizzare lo zucchero, che si accumula nel sangue e nelle urine, che è il sintomo principale nella diagnosi del diabete.
1693 Le tavole di mortalità
Edmond Halley (1656-1742), l'astronomo che molti conoscono solo perchè rivelò le orbite delle comete, si occupò di una strana statistica, ed a idearla; le "Tavole della mortalità". A nessuno era mai venuto in mente di sottoporre un fatto così universale e oscuro alla valutazione statistica, ed infatti prima di questa data poco sappiamo dell'ètà media degli uomini, nulla era mai stato scritto, salvo registrare qui e là la morte di qualche persona celebre, un po' poco per poter analizzare la totalità e conoscere qualcosa di più per mezzo di una osservazione sistematica. Halley ci giunse con la valutazione statistica, che metteva il tasso di mortalità in rapporto con l'età e il numero di questi morti in un determinato luogo e periodo di tempo. Il "quoziente di mortalità" è il quoziente fra il numero dei decessi verificatisi all'interno di una collettività umana in un determinato periodo di tempo e il numero dei viventi di quella collettività nell'istante centrale del periodo considerato. Il "Coefficiente, o tasso di mortalità" è il numero dei decessi che avvengono in un certo periodo di tempo (generalmente un anno) ogni 1000 individui di una collettività; le "Tavole di mortalità" sono prospetti numerici che descrivono le modalità di estinzione di una popolazione sulla base dell'esperienza mortuaria di un dato periodo preso in considerazione.
1722 Odontoiatria
Nell’antichità molti medici si dedicarono alla cura dei denti ma a dare in epoca moderna nuovo impulso a questa nuova branchia della medicina - dedicandogli un vero e proprio trattato ("Le chirurgien dentiste" pubblicato nel 1728, fu il medico dentista francese Pierre Fauchard. Trattava di protesi dentarie artificiali; e descriveva come curare la carie asportando il marciume e illustrava l'uso delle otturazioni metalliche. L'intera esportazione della intera corona dentale, sostituita da una nuova, fu una operazione molto più tarda. Il primo ad applicarla nel 1770 fu un medico dentista francese Alexis Duchateau.
1747 Lo scorbuto
In patologia è la malattia dovuta a carenza di vitamina C; è pertanto una tipica avitaminosi. La sintomatologia: nelle note cliniche dominanti sono costituite fa fenomenici emorragici, tumefazione alle gengive che sono cianotiche, dolenti e sanguinanti. Come conseguenza delle ripetute emorragie si instaura uno state anemico con debilitazione delle condizioni generali, delle alterazioni alle ossa. Lo scorbuto fu conosciuto nelle sue manifestazioni conclamate solo nel Medioevo con l'inizio delle lunghe navigazioni. I naviganti costretti ad alimentarsi per mesi solo con cibi conservati e quindi poveri di vitamine presentavano le classiche manifestazioni dello scorbuto, che venne pertanto indicato come "malattia dei naviganti".
Il medico inglese James Lind (1716-1794) notò che la malattia non era solo dei naviganti, ma si manifestava anche nelle città sottoassedio, nelle prigioni, soldati nelle lunghe campagne, dove la dieta non comprendeva, e nel caso dei marinai frutta e verdura era perfino del tutta assente perchè di solito nessuno caricava sulle navi generi alimentari che non fossero a lunga conservazione. La causa l'aveva trovata, e anche se non sappiamo come, trovò anche il rimedio, che il succo di limone faceva regredire la malattia; e se non vi era carenza nell'alimentazione di frutta e verdura la malattia non si manifestava. Qualche capitano marittimo aveva sì imbarcato fiasche di succo di limone, ma se in alcuni casi funzionò a meraviglia, in altri non si ottennero i risultati sperati perché convinti di far bene, prima di imbarcarlo veniva bollito per non farlo marcire; così facendo neutralizzavano con il calore la vitamina; anche i contenitori se sono di rame la catalizzano distruggendola.
Un aneddoto che circolava fra i marittimi e che forse fece scoprire a James Lind la vera causa: durante le esplorazione nelle terre dei Caraibi, l'equipaggio di una nave portoghese si sbarazzarono di alcuni malati a bordo abbandonandoli quasi morenti su un isola. Questi sopravvissero mangiando solo ciò che c'era sull'isola: abbondanza di frutta. Quando dopo molti mesi una nave approdò sull'isola e li raccolse, gli ex malcapitati stavano meglio dei soccorritori. Raccontando l'avventura finita a lieto fine, la guarigione parve talmente miracolosa che chiamarono da allora quell'isola con nome di "Guarigione", che in lingua portoghese si pronuncia "Cuaracao", il nome che è rimasto sino ai nostri giorni.
1760 Patologia
Questa scienza è lo studio delle malattie, delle loro cause e dei loro sintomi. Un buon patologo riesce a diagnosticare la patologia a partire dall'analisi dei reperti anatomici. Viene considerato il fondatore l'anatomista italiano Giovanni Battista Morgagni (1682-1771). Nel 1760 pubblicò un libro in cui descriveva le 640 autopsie che aveva condotto nella sua lunga esistenza. Descrisse in modo scrupoloso e particolareggiato le vite dei suoi pazienti, la presenza e lo sviluppo della malattia, e come fossero morti, e cercò di interpretarle tutto dal punto di vista anatomico.
1775 L’erboristeria
La scienza era in piena riforma da anni e le vecchie tecniche alchimiste venivano disprezzate. Una "scienza" collaudata come i rimedi erboristici, non era da paragonare a qualsiasi altra scienza. Erano conosciuti rimedi a base di erbe per i mali fisici, per sofferenze morali, per ogni situazione difficile, e fra i tanti denigratori, era convinto di questo un medico inglese - William Withering (1741-1799). Nel 1775, volle provare i succhi della pianta digitale per la cura dell'edema ("idropisia") causato da un cuore debole. Infatti i principi attivi della digitale presenti nelle foglie agiscono effettivamente sul cuore migliorando l'efficienza del lavoro cardiaco senza aumentare il dispendio energetico. Era quello di Withering il primo passo di una rivalutazione della farmacologia delle "storie vecchie"; e quando in chimica si iniziò la produzione di farmaci ottenuti per sintesi, la maggior parte partirono dai singoli elementi o da composti semplici: cioè dalle piante delle "storie vecchie".
1783 La respirazione
Laurent Lavosier (1743-1794) compiendo esperimenti su animali scoprì come funzionava la respirazione umana: osservò che consumavano cibo che conteneva carbonio, respiravano aria che conteneva ossigeno, all'interno avveniva la "combustione" degli alimenti ed espiravano anidride carbonica. La quantità di quest'ultima corrispondeva ad una certa quantità di calore che una quantità di fuoco avrebbe ugualmente prodotto. La differenza era che il calore della combustione umana era stato immagazzinata nell'organismo e questo produceva l'energia necessaria ai suoi consumi. Le tre fasi non erano altro che una combustione molto simile a quella di un focolare: la legna era il carbonio da bruciare, la fiamma si alimentava con l'ossigeno e produceva calore, il gas residuali dell'intero processo era l'anidride carbonica. Lavosier concluse che la respirazione umana fosse una forma di combustione. Un addio alle vecchie credenze alchimistiche e vitalistiche; tutto il processo era semplicemente chimico.