L’orologeria tedesca
L’introduzione della molla motrice al posto dei pesi e del fuso che allunga la carica dell’orologio aprì una nuova era nella storia della cronometria. Fino alla fine del cinquecento l’industria tedesca era all’avanguardia nella produzione di orologi che erano complicati da automatismi da essere più giocattoli che precisi orologi. Questa attività era sostenuta anche dalla tassa che i tedeschi dovevano pagare all’impero ottomano quale tributo per non essere attaccati. Gli orologi più costosi e raffinati finivano nel Gran serraglio dove funzionavano fin che non si rompevano e venivano sostituiti. Agli inizi del seicento divenuta più potente la germania e debole la Turchia la tassa finì e la richiesta di orologi e automi diminuì mentre la richiesta di orologi precisi aumentò sensibilmente.
Invece di adeguarsi a questi mutamenti i mastri orologiai delle corporazioni preferirono continuare a fabbricare complicati chefs-d’oeuvre e alla metà del Settecento l’industria orologiera tedesca era divenuta l’ombra di se stessa. I nuovi talenti scarseggiavano perché attirati da industrie dotate di una maggiore capacità espansiva e questa tendenza era ulteriormente accentuata dagli sforzi delle corporazioni di difendere ciò che restava del vecchio mercato restringendo l’accesso ai nuovi venuti: per diventare orologiaio, il modo migliore era essere figlio di uno di loro o sposarne la vedova.
Non terminò la produzione di orologi dal meccanismo straordinariamente complesso e dalla decorazione più che ridondante, c ’erano ancora i mandarini in Cina, i maragià in India e i pascià nell’impero ottomano, la maggioranza dei quali più ricchi che mai.
L’orologeria inglese e francese
Gli artigiani di Augsburg e Norimberga furono rimpiazzati, nel Settecento, da orologiai montatori e mercanti imprenditori come Christopher Pinchbeck, James Cox, Hen ri-Louis Jaquet-Droz, William Ilbury e William Anthony, tutti di Londra, che compravano già fatti tanti pezzi quanti ne fabbricavano in proprio, il che significa che da Ginevra e Neuchàtel partiva un flusso di forniture sempre più largo. Il gusto della sontuosità barocca e del ricciolo rococò cedeva il passo alla sobrietà neoclassica.
Il pezzo di orologeria decorativo alla maniera del gioiello, trovò la sua più alta espressione negli orologi portatili francesi della fine del Cinque e Seicento. Sotto l’ala protettrice della corte più ricca d’Europa, gli orologiai di Blois e di Parigi passarono dagli astucci e quadranti delicatamente incisi agli smalti champlevé e in altorilievo, fino a pitture policrome in smalto. Quest’ultima tecnica, inventata da un artista di nome Jean Toutin negli anni 1630, produsse casse di fattura squisita, totalmente dipinte, dentro e fuori, che rimasero per sempre insuperate. Il loro alto prezzo rifletteva non soltanto le ore di meticolosa lavorazione ma anche l’alto rischio di errore: ogni cassa doveva essere messa a fuoco più volte, a mano a mano che venivano aggiunti nuovi colori.
Se paragonata a questi orologi francesi, la lavorazione effettuata negli altri centri europei dell’epoca è estremamente semplice. I tedeschi, gli inglesi e gli olandesi preferivano decorare direttamente il metallo, facendo uso di incisioni o altorilievi taille-douce. Ma già nella prima metà del Seicento i fabbricanti di queste nazionalità presero a importare le casse dalla Francia per aumentare l’attrattiva e il valore dei meccanismi prodotti in loco.
Nacque una specializzazione ed una standardizzazione del lavoro creando dischetti che costituivano la base decorativa e che venivano applicati alla cassa. Si ridusse il rischio di deterioramento, perché questi dischetti erano più maneggevoli nella fornace e un danno a una pittura non implicava più la perdita dell cassa.
Per tutto il Seicento, gli smalti di Blois, come anche i Prunkuhren tedeschi, continuarono a costare una fortuna e a godere di un mercato ristretto. In tempi di lavorazione a mano e produzione limitata, i migliori artigiani, che peraltro si consideravano degli artisti, vedevano nella lavorazione di pezzi pregiati un elemento in più di dignità professionale, di gratificazione e di profitto. Ancora una volta ne scaturiva una limitazione della domanda a pochi committenti fortunati, i quali tendevano oltretutto a dettare la moda per gli altri e a far diminuire la consapevolezza di ciò che un orologio effettivamente è: un utensile, uno strumento di pianificazione del tempo e di autodisciplina.
La cronografia
In controtendenza della moda francese nacque l’«orologio puritano», poiché era prodotto presumibilmente per i membri di quella setta pia di gente del ceto medio che mal sopportava i motivi ornamentali e accettava l’orologio solo come un congegno utile. Nessun gruppo sociale fu più pronto nell’adottare l’orologio come un elemento di mero controllo, e dunque a puntare tutto sulla precisione, la semplicità e l’affidabilità. I fabbricanti che avevano a che fare con questo tipo di mercato, peraltro anch’essi spesso dei puritani, furono a loro volta costretti a puntare sulle medesime virtù.
La clientela inglese e olandese, nel quadro di società eminentemente mercantili e borghesi, premeva perché tali congegni fossero più attendibili. Più cresceva il numero di coloro che si servivano di orologi, più grande diveniva la generale dipendenza dalla cronometria e più ristretti si facevano i margini di tolleranza per l’eventualità di errori o discrepanze.
L’orologio in astronomia
Gli astronomi furono in un primo tempo interessati al meccanismo a orologeria più come a un accessorio che come a un segnatempo; ora si accorgevano che l’orologio poteva essere uno strumento per l’osservazione. In questo campo il pioniere fu Bernhard Walther di Norimberga che si serviva di un orologio sprovvisto della lancetta dei minuti perché quest’ultima non era abbastanza precisa da garantire il calcolo del loro trascorrere. Negli intervalli brevi però il suo meccanismo forniva una registrazione ragionevolmente attendibile e, contando i denti della ruota, Waither si procurò una serie di informazioni al dettaglio assai più precise di quelle che avrebbe potuto fornirgli un quadrante.
Un secolo dopo, orologi migliori rendevano possibile un rilevamento più preciso e sistematico. L’innovazione decisiva, alla fine del Cinquecento, fu apportata dalla tecnica di rilevazione cartografica della posizione delle stelle sviluppata a Kassel da Guglielmo IV di Hesse e dal suo astronomo Christoph Rothmann.
Tycho Brahe riuscì a fare meglio grazie a un orologio dotato di una ruota oraria grandissima, oltre un metro di diametro e con più di mille denti, ma non realizzò mai risultati tali da lasciarlo appagato. Nel 1587 si lamenta delle discrepanze sussistenti tra i suoi quattro orologi e afferma di non poterli raccordare entro un margine inferiore a più o meno quattro secondi; così fa uso di alcune clessidre con impiego di mercurio.
Ma c’era orologio e orologio. Bùrgi creò un orologio capace di calcolare tanto i minuti quanto i secondi e soggetto il più delle volte a un margine di oscillazione non superiore a un minuto al giorno.
L'orologio per la navigazione
I marinai furono attenti ai progressi degli orologi perchè una misurazione esatta del tempo era, ed è, assai utile per la navigazione. Non solo per determinare la velocità di crociera ma soprattutto per calcolare la longitudine. Tra seicento e settecento ci fu una grande espansione dei traffici marittimi verso le indie, le americhe e l'Africa e l'esatto calcolo di latitudine e lingitudine è indispensabile per una buona navigazione oggi come allora. I nostri antichi erano sprovvisti delle contemporanee tecnologie e sottoposti a lunghissime ed estenuanti navigazioni in cui era facile perdersi e naufragare con la stiva carica di beni preziosi. Le perdite marittime di tutte le flotte erano ingenti e i costi di trasporto elevatissimi a causa della periucolosità e del rischio della navigazione.
Il cacolo della latitudine era esguito tramite rivelazioni astronomiche e cartografiche con un buon margine di affidabilità mentre la longitudine, soprattutto al disotto dell'equatore, era difficile o impossibile.
L'uso dell'orologio che segnava, a bordo, l'ora di un punto convenzionale e la differenza con l'ora della nave segnata tramite meridiana rese il calcolo della longitudine facile ed affidabile. Ma finchè non furono realizzati orologi marini precisi questo non fu possibile.
Tecnologia dell'orologio Meccanica dell'orologio Orologi del periodo barocco Orologi da tasca del settecento