Gli strumenti scientifici sono principalmente connessi all’osservazione astronomica e alla rilevazione topografica. Nel seicento gli strumenti usati sono ancora quelli medioevali che hanno subito migliorie ma assai lente tra essi i principali sono: la bilancia, il compasso, i forni, l’astrolabio, gli orologi e le sfere armillari.
Un secolo innovazioni
Il diciassettesimo secolo è un secolo di grandi invenzioni, oltre alle osservazioni di Galileo con il telescopio nel 1610 ricordiamo la Dioptrica di Keplero del 1611; i primi risultati di rilievo dell’osservazione microscopica sono pubblicati nel De pulmoni bus di Marcello Malpighi (1611), nella Micrographia di Hooke (1665), nei resoconti inviati alla Royal Society dopo il 1677 dall’olandese Anthoni van Leeuwenhoek; l’Horologium oscillatorium di Huygens è del 1673, a quegli stessi anni risalgono l’invenzione del bilanciere a molla (dovuta a Huygens e a Hooke) e dello scappamento ad àncora, tuttora in uso, dovuto a William Clement; il termometro ad aria galileiano è descritto da Benedetto Castelli nel 1638, quelli ad acqua sono descritti dal medico francesejean Rey nel 1632, vari tipi di cosiddetti termometri fiorentini’ (ad alcool) sono presentati nei Saggi di naturali esperienze (1666) di Lorenzo Magalotti; l’esperimento del barometro di Evangelista Torricelli è del 1643; la macchina pneumatica è descritta negli Experimenta nova di Otto von Guericke (1672) e nella Mechanica di Gaspar Schott (1657); la pompa pneumatica è descritta da Robert Boyle nei New esperiments physico-mechanical del 1660.
Il cannocchiale di Galileo
Nel Saggiatore Galileo scrive che venuto a conoscenza del fatto che un olandese aveva presentato un « occhiale » mediante cui « le cose lontane si vedevano così perfettamente come se fossero state molto vicine », aveva proceduto, grazie a deduzioni teoriche, a costruirne uno per proprio conto, all’inizio poco capace e poi così potente, rispetto alla vista naturale, da riuscire ad ingrandire le cose di quasi mille volte di più e da riuscire ad avvicinarle più di trenta volte.
La discussione sulla paternità storica del cannocchiale è tuttora aperta fra gli studiosi. Tuttavia la grandezza di Galileo non consiste tanto nell’aver « costruito » il cannocchiale, ma nell’averlo usato scientificamente. Infatti le lenti erano note fin dal XIII secolo ed anche prima ma come “l’occhiale” olandese di cui parla Galileo, erano state considerate semplicemente come fonti di divertimento o di piacevoli giochi di società da parte dei nobili di corte. Gli stessi navigatori e militari ne avevano fatto un uso limitato, mentre la cultura “ufficiale” li guardava con distacco, per l’inveterato pregiudizio contro gli “ordigni meccanici”, oppure li condannava esplicitamente, ritenendoli fonti di illusioni ottiche.
La condanna della chiesa
Molti teologi li consideravano i cannocchiali «diabolici» sostituti degli occhi naturali creati da Dio, molti studiosi li consideravano quindi pericolosi e si rifiutavano di accostare i loro occhi al nuovo mezzo.
Invece Galileo ebbe la genialità ed il coraggio di puntare il cannocchiale verso il cielo, usandolo come telescopio, ossia in uno strumento primario dell’osservazione astronomica facendo le scoperte divulgate nel Sidereus Nuncius. Ma è proprio il diritto ad usare il cannocchiale come mezzo scientifico che gli sarà, tra l’altro, duramente contestato e che costituirà una delle ragioni di fondo della reciproca incomprensione fra lo scienziato da un lato e i teologi e gli aristotelici dall’altro. Come ci si poteva fidare più di Galileo e dei suoi strumenti che della Bibbia? Come si poteva « seppellire » la scienza astronomica di Aristotele sulla base di un discutibile congegno « meccanico »?