Athanasius Kircher nasce nel 1602 a Geisa, in Germania, e sin da giovanissimo mostra una spiccata predisposizione per le materie più diverse oltre a dimostrare una memoria fuori dall’ordinario e una incredibile capacità di apprendimento delle lingue straniere. Nel 1616 entra come novizio nel collegio Gesuita di Fulda e dopo aver compiuto gli studi viene impiegato come professore di filosofia, matematica e lingue orientali a Wurzburg.
Nel 1635 si trasferisce a Roma, ove papa Urbano VIII l’aveva convocato come insegnante di scienze matematiche al Collegio Romano, e comincia a frequentare i salotti degli intellettuali e dei notabili dell’epoca, tra cui quelli dei cardinali Altemps, Aldobrandini e del musicista Girolamo Kapsberger. Immediatamente spicca nell’ambiente culturale dell’Urbe per la sua poliedricità e versatilità, che lo porta a pubblicare opere su studi orientali, geologia, medicina, ma anche musica e architettura. La sua fama si spinge sino alla corte della colta zarina Caterina di Russia che gli commissiona numerose opere didattiche e divulgative sugli argomenti più disparati.
Dalle Piramidi a Piazza Navona
E’ universalmente riconosciuto come il fondatore dell’ egittologia moderna, nonostante molte delle sue traduzioni siano state smentite da scoperte posteriori e dal rinvenimento della così detta Stele di Rosetta. Nell’opera "Oedipus Aegyptiacus" condusse uno dei primi studi sistematici sui geroglifici, stabilendo un parallelo tra l’egiziano e il copto. Mette a punto, basandosi sui testi classici di Orapollo (“Ieroglifica”) e Valeriano, un metodo di decifrazione che, seppur errato nei presupposti, sarà indispensabile a Champollion sotto l’aspetto metodologico.
Kircher, affascinato dalle “scienze occulte” e seguendo il gusto tutto barocco per l’esotico e il “meraviglioso”, si sofferma sull’aspetto simbolico piuttosto che su quello semantico dei segni grafici: per penetrare i significati “sigillati” nei segni sacri e per conformarsi alla loro natura magica ed iniziatica, il gesuita insegue posizioni più simili a quelle di un sapiente neoplatonico che a quelle di uno scienziato, basandosi sui criteri dell’intuitività dei significati e dell’analogia tra il segno iconico e l’oggetto denotato.
Per questa competenza sull’argomento, praticamente unica all’epoca, a Kircher viene commissionato da Nicolaus Fabricius, senatore di Aquisgrana a Roma, la traduzione in latino del vocabolario copto-arabo rinvenuto al Cairo nel 1615 da Pietro della Valle, cavaliere e patrizio romano. Nell’ arco di due anni il gesuita completa la traduzione, ma questa rimane inedita per molto tempo per la mancanza di attrezzatura atta a stampare i geroglifici. Quando ormail’autore sta abbandonando ogni speranza di pubblicarlo, interviene l’Imperatore in persona, che stanzia i fondi per stampare i caratteri orientali e per coprire le spese totali dell'operazione. Kircher è stupito di questo aiuto inaspettato e nel prologo dell’opera elogerà più volte questo ferreo imperatore che non era tanto sopraffatto dalla barbarie della guerra e da ondate su ondate di invasioni da dedicarsi interamente a Marte dimenticando Pallade Atena. L'opera sarà strutturata in tre parti: la grammatica, il vocabolario ed un elenco di parole in ordine alfabetico.
Questa abilità lo porta nel 1644 a collaborare con Gianlorenzo Bernini per il progetto di realizzazione della Fontana dei Fiumi in piazza Navona: Kircher avrebbe dovuto infatti decifrare i geroglifici presenti sull’obelisco intorno al quale sarebbe sorta la fontana. A questa missione titanica il gesuita dedicò addirittura un’opera: l’ “Obeliscus Pamphilius” del 1650.
Scienza e musica
Sempre in ambito linguistico inventa metodi sulla decrittazione e sulla scrittura stenografica sulla scia del catalano Raimondo Lullo e la sua "Arte della Memoria": metodi di cui molti sovrani d’Europa si contenderanno l’esclusiva per i loro servizi segreti
Fu anche uno studioso approfondito di usi, costumi e lingua della Cina, soprattutto servendosi dei resoconti e delle testimonianze riportate dai confratelli missionari.
Nel Mundus Subterraneus e nel De Arte Magnetica si occupa di geologia e mineralogia, prendendo in esame vulcani e fossili.
Nonostante la sua posizione saldamente radicata nell’ambiente cristiano cattolico, Kircher insegue tutto ciò che di inspiegabile,misterioso e meraviglioso il mondo offre e frequenta numerosi negromanti ed alchimisti, interessandosi lui stesso alla cabala ebraica (nel Cabbala Haebraicae vetus et Christiana) e agli esperimenti della nascente chimica.
Fu affascinato dai primi microscopi e fu forse il primo ad osservarvi dei microbi, postulando la moderna tesi che la peste fosse causata da microrganismi infettivi e proponendo efficaci metodi per prevenire e circoscrivere il contagio.
Tuttavia è nelle invenzioni meccaniche e tecnologiche che Athanasius Kircher raggiunge le massime vette di genialità: nel suo Ars Magnae Luci set Umbrae conduce degli studi con una rudimentale lanterna magica, in cui una fiammella posta dietro ad un vetro cui si sovrappone un'immagine anticipa la fotografia e il cinema.
Inventa la camera oscura, in cui due parallelepipedi inseriti l’uno dentro l’altro riproducono al buio il paesaggio circostante mediante delle lenti.
Riguardo l’uso di queste ultime, Kircher si era profondamente interessato agli studi galileiani, diventando un aperto sostenitore delle teorie ottiche dello scienziato eretico. Anche dal punto di vista astronomico e cosmologico, Kircher si schiera dalla parte di intellettuali “scomodi”: intuisce l’infinità del cosmo come Giorano Bruno, pur non ammettendolo mai esplicitamente, ed elabora una teoria eliocentrica più moderata e meno “di rottura”, ove i pianeti girano attorno alla Terrae dove tutto questo sistema ruota poi attorno al Sole.
Progetta inoltre numerose macchine idrauliche, orologi, carillon e macchine musicali, ove la sua conoscenza dell’armonia e delle frequenze fisiche dei suoni si mescolano con l’elemento magico, occulto e meraviglioso, imprescindibili per Kircher: le melodie prodotte da queste macchine, avevano, secondo il suo creatore, poteri taumaturgici e potevano guarire delle patologie specifiche a seconda del timbro e della durata dei suoni emessi. Kircher fu egli stesso un ottimo musicista dilettante e un valente compositore, compilando sull’argomento il trattato "Musurgia Universalis”(1650).
Il Museo kircheriano
Kircher è anche studioso di pittura antica, collezionista ed estimatore d’arte: conserva nella sua residenza due dipinti di Raffaello, uno di Lorenzo Lotto e il suo favorito, la “Fuga in Egitto” di Federico Barocci, al quale il gesuita attribuisce dei significati simbolici e cabalistici particolari e delle proprietà mistiche e magiche. Tuttavia padre Athanasius non colleziona solo dipinti, ma tutto quanto possa parlare dell’uomo e della sua vicenda terrena, soprattutto se vissuta secoli addietro o a migliaia di chilometri da Roma e in modo del tutto diverso da quello che conosce: è infatti avido di tutti quegli oggetti, antichi come moderni, che i gesuiti portano dai loro viaggi negli angoli più remoti della Terra.
Dal 1651 Kircher trasferisce al Collegio Romano questa “collezione personale” dando vita al Museo Kircheriano, il primo esperimento museale archeologico-antropologico ad uso didattico. Il museo, distrutto con l’ingresso dei bersaglieri a Roma nel 1870 , poteva vantare tra i pezzi espostiabiti e utensili degli indiani d’America e delle civiltà precolombiane con cui i Gesuiti erano entrati a contatto nelle missioni, mappe geografiche, strumenti musicalietnici provenienti da tutto il mondo conosciuto, ma anche scheletri umani e animali, rispecchiando la poliedricità del suo creatore e la passione barocca per il “mirabile”, l’esotico e il fuori dall’ordinario. Inoltre vi erano conservati oggetti raccolti da Kircher stesso, come minerali e fossili raccolti in Sicilia e a Malta, o da lui costruiti. Questo museo del mondo, com’è stato denominato in una recente mostra di Palazzo Venezia a Roma che ne ricostruiva l’allestimento, fu anche il primo ad essere illustrato in un catalogo, pubblicato nel 1678 da Giorgio de Sepibussotto forma di tavole illustrate con didascalie, oggi unica testimonianza della collezione, insieme ai modellini in legno di alcune macchine e degli obelischi romani, ancora conservati presso il liceo Visconti, che occupa il palazzo che fu del Collegio Romano.