L’origine del microscopio è correlata a quella del telescopio e risale al primo decennio del seicento. Tuttavia già nel 1538 il medico Francesco Fracastoro notò che due lenti di occhiali sovrapposti fornivano un’immagine ingrandita degli oggetti osservati. Giambattista Della Porta nel 1589 osservava: se voi sapete unire giustamente insieme due vetri, il concavo e il convesso, vedrete gli oggetti lontani e vicini molto più grandi che non appaiano altrimenti, e oltre assai distinti.”
Nel 1610 John Wedderburn, uno studente scozzese di Galileo, riferì che il maestro poteva distinguere gli organi degli animali più minuti per mezzo di un perspicillo. Per questo motivo Galilei è spesso considerato l’inventore del microscopio composto. Riferendosi ad alcuni insetti visti con il nuovo strumento il grande scienziato dichiarò:”ci è da contemplare infinitamente la grandezza della natura, e quanto sottilmente ella lavora, e con quanta indicibil diligenza”.
Il termine microscopio nacque su suggerimento di Giovanni Faber, amico di Galilei; fino ad allora esso veniva chiamato con i nomi di occhialino, cannoncino, perspicillo e occhiale. Il nuovo termine si affermò rapidamente e il microscopio divenne oggetto di numerose rivendicazioni: Francesco Fontana dichiarò di avere inventato il microscopio nel 1618; altri ne attribuirono il merito a Giambattista Della Porta. In realtà il Della Porta ne concepì l’idea nel 1589 ma non sembra l’abbia mai costruito.
Il primo documento iconografico prodotto con l’ausilio del microscopio risale al 1625; si tratta della Melissographia, un omaggio offerto al papa Urbano VIII sul cui stemma di famiglia (Barberini) figuravano tre api. Le osservazioni, eseguite da Francesco Stelluti, ebbero per oggetto l’ape vista supina, di profilo, sul dorso e in alcuni particolari.
Grazie all’affermarsi del microscopio l’anatomia acquisì una nuova funzione dimostrativa e si estese all’analisi di tutti gli esseri viventi sia animali sia vegetali.
Costruttori di microscopi
I primi microscopi furono realizzati in Olanda e in Italia ed erano costituiti da due lenti una convessa e una concava, inserite a distanza appropriata in un tubo rigido. Il microscopio formato da una sola lente fu realizzato alla metà del seicento.
In Italia, nella seconda metà del XVII secolo, Eustachio Divini e Giuseppe Campani produssero un gran numero di strumenti. Divini costruì microscopi a treppiedi con una serie di tubi telescopici per la messa a fuoco e introdusse lo specchio riflettente per l’illuminazione degli oggetti da osservare.
A Campani invece è riconosciuta la superiorità dei suoi strumenti per le prestazioni delle lenti da lui lavorate.
Il primo microscopio semplice detto a perlina fu realizzato da Evangelista Torricelli ma il merito di un suo uso nell’indagine scientifica è attribuito a Antoni van Leeuwenhoek.
Leeuwenhoek introdusse uno strumento costituito da una lente biconvessa inserita tra due lastrine metalliche all’altezza di un pertugio da cui traguardare; seppure di costruzione elementare, questo tipo di microscopio si rivelò essere il più efficace.
La scoperta dei micromondi
Descartes aveva definito l’ottica scienza dei miracoli. Come il telescopio, il microscopio forniva l’accesso a nuovi mondi. Il medico Domenico Panarolo riferì di avere osservato in una goccia di aceto esaminata al microscopio tante minuscoli anguille. La meraviglia suscitata da tale animazione presente in spazi ridotti persuase gli scienziati che la vita era possibile anche in un ambiente inospitale come l’aceto. La goccia di aceto abitata da minuscole anguille divenne un topos della letteratura scientifica. Come i micromondi terrestri erano fittamente abitati, necessariamente dovevano esserlo anche i pianeti. Fontenelle si chiedeva: credete voi che la natura che ha spinto in questo caso la propria fecondità fino all’eccesso, sia stata di una tale sterelità per tutti gli altri pianeti da non produrre nulla di vivente?
Sotto la lente del microscopio gli oggetti della vita quotidiana apparivano rari e singolari: granelli di sabbia apparivano lucenti come pietre preziose, insetti che ad occhio nudo erano appena visibili assumevano le sembianze di mostri, il sangue sembrava popolato da piccole balene. Negli insetti si scoprì una struttura anatomica simile a quella degli animali più grandi.
Robert Hooke ebbe a scrivere: con l’aiuto dei microscopi, non vi è nulla di così piccolo da sfuggire alla nostra indagine. Quindi vi è un nuovo mondo visibile scoperto alla nostra comprensione.