1665 La cellula
Il microscoppio consente agli scienziati di scoprire meglio il funzionamento biologico. Robert Hooke scopre delle "piccole camere" nei tessuti osservando il sughero e che battezza "cellula". Non era del tutto appropriato in nome, perchè ciò che osservò erano tessuti morti e non come appaiono negli esseri viventi; sono infatti le cellule delle unità "funzionali" nella maggior parte degli organismi viventi, cioè sono piene di fluido. Tuttavia il nome "cellula" rimase.
1676 Lo spermatozoo
La scoperta si deve ad un modesto commerciante di lenti - l'olandese Antoni van Leeuwenhoek (1632-1723). Appassionato di osservazioni al microscopio realizzò un modello più potente curando non la quantità di lenti, ma utilizzando singole lenti, scrupolosamente più perfette che potevano raggiungere i 200 ingrandimenti. In questa dato scoprì delle "bestioline"; quelle che noi chiamiamo oggi "microrganismi".
Leeuwenhoek non scoprì solo le "bestioline”, ma sconvolgendo un po' tutti, uomini e donne, osservando al microscopio lo sperma umano, scoprì il gamete maschile, formato da una testa, da una coda e da una parte intermedia; molto simile a un girino di rana. Per la prima volta al mondo un essere umano aveva visto uno "spermatozoo". Rimase però la convinzione che la riproduzione era una questione unilaterale, che era il maschio che aveva il "seme" e che il ventre della femmina fosse semplicemente il luogo dove si sviluppava.
1683 I batteri
Antoni van Leeuwenhoek (1632-1723) seguitando a dilettarsi ad osservare le "bestioline" col suo potente e personale microscopio, dopo aver scoperto gli spermatozoi, iniziò a vedere anche "bestioline" sempre più piccole, quelle che solo un secolo più tardi in gran parte inizieremo a conoscere sotto il nome di batteri, protozoi: quel sottoregno e tipo di animali unicellulari diffusi in tutti gli ambienti e che sono appunto riconoscibili gli uni dagli altri solo con l'ausilio di potenti microscopi.
1691 La classificazione animale
IL primo tentativo di dare ordine logico al regno animale risale ad Aristotele; egli divise gli animali allora conosciuti in otto grandi generi: i quadrupedi vivipari (mammiferi); gli uccelli; i quadrupedi ed apodi ovipari ( rettili e anfibi); i pesci; i molluschi; i crostacei; gli insetti; e i molluschi con guscio o testacei. Dopo di lui e fino a questa data un'altra classificazione animale era quella che PIinio il Vecchio (23-79 d.C.) nella sua "Naturalis Historia", una vasta compilazione enciclopedica, aveva incluso insieme a cosmologia, geografia, botanica, la fisiologia animale. Durante il medio evo rimagono questi i capi saldi e John Ray classificò 18.600 specie vegetali. Con una nuova opera apparsa quest'anno (1691) diede inizio alla classificazione animale basandosi sulla classificazione di animali con zoccoli, dita dei piedi e denti, un sistema che per alcuni versi, è persistito fino a Linneo, quando nella seconda metà del successivo secolo nel suo celebre "Systema Naturae" diede le basi della classificazione dei viventi e introdusse la nomenclatura binomi e il concetto di specie.
1682 Il sesso delle piante
Antoni van Leeuwenhoek (1632-1723) nel 1676 aveva fatto nel mondo scientifico scalpore scoprendo lo "spermatozoo" umano, un'altra scoperta sconvolse più di una mente. Da sempre si erano considerate le piante non esseri viventi, a sostenerlo sono gli scritti biblici. Il botanico inglese Nehemiah Grew (1641-1712) riveò che le piante come gli animali si riproducevano sessualmente, perchè anch'esse possiedono organi sessuali differenziati in maschio e femmina, e che i singoli granelli di polline, altro non erano che cellule del mondo animale, come lo erano gli spermatozoi maschili e l'ovulo femminile. Anzi, che anche i fiori possedevano l'ovario; e gli stami il polline fecondatore equivalente allo sperma del mondo animale.
La classificazione vegetale
Il naturalista inglese John Ray, senza inoltrarsi nella genesi dei due regni vitali, pubblicò un opera monumentale in tre volumi, con la classificazione di 18.600 specie di piante. Studi e classificazione scrupolosi che fecero apparire come una probabilità schiacciante la dibattutissima questione dell'evoluzione biologica.
1735 La tassonomia
Il termine significa "dare un nome in ordine". Padre di questo processo sistematico fu lo svedese Carl von Linnè (1707-1778 conosciuto come Linneo). In questa data pubblicò il risultato di anni e anni di studio fatti in oltre settemila chilometri di viaggi: "Systema Naturae" (Sistemi della natura). Dopo una delle prime classificazione delle piante e degli animali del naturalista inglese John Ray, nel 1686 e 1691, con un raggruppamento meno scientifico, Linneo si distinse per il sistema metodico con cui affrontò la classificazione degli esseri viventi. Specie simili vennero raggruppate in "generi"; generi simili in "classi"; classi simili in "ordini"; dando ad ogni specie un doppio nome, genere e specie. Fu lui a definire gli esseri umani membri della specie "Homo sapiens". Nel fare inoltre una esemplificazione, seguì il sistema dell'albero, in cui i rami più grandi si dividevano in piccoli rami, questi in altri rami piccoli, e questi in rami piccolissimi. Era simile al concetto di "evoluzione" biologica. Ma non era stata questa l'intenzione di Linneo, essendo credente lo scienziato rimase legato al racconto della Genesi.
1763 L’immpollinazione
Il botanico tedesco Joasef Gottlieb Kohlreuter (1733-1806) la fecondazione delle piante indicando che la fecondazione avviene in due modi: uno puramente casuale quando l'impollinazione avviene tramite il vento che trascina con sé il polline e lo deposita su altri fiori, dando così risposta al perchè le piante ne producono tanto; l'altro avviene con l'ausilio delle api (o altri insetti): queste alla ricerca del nettare visitano molti fiori, ma avendo le gambe ricoperte di penuria queste impregnandosi di polline, alla successiva visita di un altro fiore, il polline si deposita sul pistillo fecondandolo; spiegando così anche il perchè i fiori lusingano le api con la loro bellezza.
Le piante respirano
Priestley (l'uomo che tre anni prima aveva scoperto l'acqua gassata) iniziò una serie di esperimenti: n una campana di vetro mise una candela accesa, dopo pochi minuti la candela si spegneva perchè satura di anidride carbonica, ripeté l'esperimento mettendoci dentro questa volta una piantina; la pianta non moriva mai, perfino dopo mesi e mesi, ed era pure cresciuta. Fece il terzo esperimento. Assieme alla piantina mise anche la candela accesa. Ecco la più strabiliante scoperta: la piantina non moriva e la candela non si spegneva. Ma se la candela era più che noto si spegneva, com'era possibile che ora seguitava a bruciare. Indubbiamente non solo la piantina ripristinava l'aria per viverci ma la ripristinava anche per la fiamma della candela. Dunque doveva esserci una sostanza che la pianta emetteva, che era utile a se stessa ma anche al fuoco e perfino ad un essere vivente quando Priestley si decise a mettere dentro la campana anche un topolino. Che cos'era quella sostanza che emetteva la pianta, e per quale motivo la emetteva? Gli ci volle tre anni per darsi una risposta: nel 1774, quando isolò l'ossigeno, il vero gas essenziale alla respirazione. Ma non riuscirà ad elaborare la completa teoria biochimica, che sarà merito di Laurent Lavosier (1743-1794).
1772 I bacilli
Dal 1683, dopo che Antoni van Leeuwenhoek aveva scoperto al suo microscopio le "bestioline" (batteri) erano passati quasi cento anni, ma nonostante un buon miglioramento dei microscopi, pochi scienziati avevano incrementato la conoscenza del "microscopico" mondo biologico. A ritornare alle osservazione e agli studi di questa scienza - intorno a questa data (1772)- fu un biologo danese - Otto Friedrick Muller (1730-1784). Non solo ne scoprì molte altre di "bestioline", ma fu il primo a farne una accurata classificazione, dividendole in categorie, in generi e specie (come aveva fatto Linneo "dare un nome in ordine"). Questi batteri si presentavano in varie forme; a quelli somiglianti a un bastoncino dritto o curvo Muller li chiamò "bacilli"; altri che si presentavano a spirali (spiraliformi) li chiamò "spirilla (spirilli). Non andò oltre, perchè i microscopi non erano ancora all'altezza per individuare i batteri molto più piccoli, soprattutto quelli patogeni responsabili di moltissime malattie infettive dell'uomo e degli animali (tubercolosi, peste, lebbra, tetano, tifo, colera, difterite ecc.). Dovranno passare molti anni per vedere i batteri dell'immagine sopra, ottenere risultati migliori e comunque tali da poter combattere numerose malattie.
1776 Le razze umane
Dopo la classificazione delle piante, dopo quella degli animali, mancava ancora una sistematica classificazione dei gruppi umani. A impegnarsi in questo studio fu l'antropologo tedesco Johann Friedrich Blumenbach (1752-1840) che divise le specie umane in cinque razze: caucasica, mongola, malese, etiope, americana (bianca, gialla, bruna, nera, rossa). Fu un lavoro forse scientifico, ma fatto in modo superficiale, semplicistico e purtroppo rimase tale. Gli europei ancora nel 1853 con "autorevoli pubblicazioni scientifiche" stabilivano che vi era un legame fisico degli ottentoti, boscimani, negri, pellirossa, ecc. con le scimmie antropoidi e che quelli erano e sarebbero rimasti sempre animali!
1779 La fecondazione
Il biologo italiano Lazzaro Spallanzani (1729-1799), fin dal 1768 impegnato a studiare la "generazione spontanea" aveva studiato anche le "uova femminili", che l'anatomista olandese Reiner de Graaf (1641-1673) credendo di averle scoperte, aveva dato il nome (sbagliando) di "follicolo ovarici" individuandoli appunto il "sacchetto" come "uova"; inoltre non aveva spiegato a cosa servivano. Spallanzani (pur restando nell'errore del "follicolo" - ignorando il vero e proprio "uovo" il cui nome corretto è "gamete femminile" che è però posto dentro il "sacchetto" ) nel 1779, dimostrò che la fecondazione avveniva solo quando le cellule contenute nello sperma maschile, cioè gli spermatozoi, entravano in contatto con l'uovo femminile (oggi, gamete femminile). Spallanzani fece crollare contemporaneamente due consolidate certezze: la prima, che la riproduzione non era una questione unilaterale, madre e padre contribuivano alla nascita di un figlio; la seconda, essendo opinione corrente fin dai tempi antichi che se in un matrimonio non nascevano figli, si dava per scontato che la donna fosse sterile, Spallanzani affermò che sterile poteva essere sia il maschio sia la femmina. Il primo era incapace di fecondare, la seconda era incapace di concepire.
Spallanzani aveva condotto un decisivo esperimento: fece bollire del brodo di carne per quasi un ora dimostrando che la generazione spontanea era impossibile. La considerazione finale di Spallanzani - in anticipo di mezzo secolo su Pasteur, che lo scoprì nel 1864 - fu che il calore, o meglio la bollitura fatta più a lungo uccideva tutti i microrganismi presenti nel brodo.
La fotosintesi
A scoprire il fenomeno, ripetendo gli esperimenti di Priestley, fu un medico olandese - Jan Ingenhousz (1730-1799) . Era la luce solare a compiere quel fantastico processo che nessuno aveva ancora capito. Inoltre la pianta come detto sopra produce sì in alternanza i due gas, ma è la luce che favorisce la crescita della pianta. Senza raggi solari la pianta non produce né mette insieme le molecole dei propri tessuti; questo processo Ingenhousz lo chiamo "fotosintesi" ("mettere insieme per mezzo della luce").
L’elettricità animale
Luigi Galvani (1737-1798) afferma di aver fatto una grande scoperta: toccando con un arco conduttore un muscolo e un nervo delle zampe di una rana, si è accorto che l'arto dell'animale ha avuto un sussulto. Va così sostenendo di aver dimostrato l'esistenza dell'"elettricità animale", un fluido misterioso. Alcuni gli credono, altri sostengono che non è la rana che ha il fluido, ma una sorgente elettrica esterna che scaricata sulle zampe della rana ne ha provocato la contrazione. Fra questi sostenitori un professore comasco di fisica all'Università di Pavia- Alessandro Volta (1745-1827) - che nel ripetere l'esperimento del collega scopre la proprietà elettrica di un arco bimetallico; infatti con lo stesso metallo non accadeva proprio nulla. La polemica s'infiamma per alcuni anni, ed allora Volta nel 1799 non si limita a costruire solo un arco, ma allestisce una serie di dischetti in rame e zinco separati da cuscinetti umidi e ottiene per la prima volta al mondo la prima generazione artificiale di corrente elettrica.