I giornali nel XVIII secolo
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in letteratura barocca
Un salto di qualità
Nella prima metà del Settecento, la storia del giornale segna delle tappe significative. Esso si qualifica come strumento di reale comunicazione tra i dotti, perché non si limita più a segnalare nuovi libri, ma pubblica anche critiche e giudizi, tanto che i dibattiti aperti sulle pagine dei giornali a proposito di un particolare libro diventano più importanti del libro stesso. Il giornale diventa così la voce di una politica culturale, attraverso un confronto d’idee ad alto livello.
I modelli europei
Dietro a questa evoluzione stanno, ancora una volta, modelli europei che rinnovano la formula del “Journal des Savants”.
Il letterato francese Pierre Bayle dà vita alle “Nouvelles de la république des lettres” (Notizie della repubblica delle lettere), mettendo a punto una forma di recensione che unisce alla notizia la critica e il giudizio, e conferendo al giornale la funzione di manifestare una coscienza critica non solo di fronte ad eventi di carattere letterario e culturale, ma anche rispetto alle questioni politiche.
Nel 1682 vengono fondati a Lipsia gli Acta eruditorum lipsiensium (Atti degli eruditi di Lipsia): un giornale che sceglie la lingua latina ispirandosi a un cosmopolitismo ideale, e che si propone come espressione dell’ambiente intellettuale legato all’università.
I giornali veneziani
In Italia, i giornali della prima metà del Settecento sono quasi tutti veneziani. Questa singolarità è dovuta alla vitalità del mercato librario di Venezia, il più importante d’Italia e uno dei più vivi d’Europa. I librai e gli stampatori veneziani capiscono subito che la pubblicazione di un periodico può avere un aspetto economico interessante, e sono molto sensibili alla risonanza che le recensioni dei giornali danno ai propri libri. A questi motivi bisogna aggiungere che, nella città di Venezia, la stampa è sottoposta a minori controlli.
Il “Giornale de’ letterati d’Italia”
Nel 1710 nasce a Venezia il primo numero del periodico italiano più importante della prima metà del Settecento: il Giornale de’ letterati d’Italia. Naturalmente, anche questo nasce sotto l’influenza dei modelli stranieri. I fondatori sono lo scienziato Scipione Maffei, lo scienziato Antonio Vallisnieri – membro della Royal Society – e il poeta filologo Apostolo Zeno.
Il giornale raccoglie l’esortazione di Ludovico Antonio Muratori a dar vita a una repubblica delle lettere e dotarla degli stessi strumenti d’informazione di cui disponevano i letterati europei. La prima scelta significativa, dichiarata dallo stesso Scipione Maffei nella presentazione del primo numero, è quella di recensire i soli libri italiani. Questo non per un atteggiamento di chiusura verso l’Europa, ma per aiutare i letterati italiani a conoscersi, a conoscere ciò che si stampa in Italia, e a legarsi in quella “repubblica letteraria” auspicata da Muratori. Un’altra dichiarazione d’intenti è particolarmente interessante: il giornale vuole prendere le distanze dalla letteratura del Seicento e dal Barocco, in nome del “buon gusto”. Dell’eredità del Seicento raccoglie come propria la tradizione del pensiero scientifico e lo sperimentalismo galileiano.
L’ultimo numero esce nel 1740, ma già nel 1727 si può dichiarare conclusa la fase propositiva e innovativa del “Giornale”.
Le “Novelle letterarie”
E’ l’altra novità significativa nel panorama giornalistico italiano del primo settecento. Le “Novelle Letterarie”nascono a Firenze; è un giornale di 8 pagine che dà le notizie culturali sotto il nome della città di provenienza. Ogni numero è aperto dalle “novelle” di Firenze, quindi seguono le notizie dalle altre città italiane, infine da Parigi, Londra, Amsterdam, eccetera. Accanto alle segnalazioni letterarie compaiono interventi critici, che si rivelano come vere e proprie prese di posizione culturali e ideologiche. Fin dal primo anno di vita del giornale si può individuare una linea culturale e politica abbastanza precisa, che si manifesta nelle prese di posizione contro il deismo e il materialismo (espressioni della cultura francese di quegli anni) e nell’interesse per le problematiche religiose dibattute al di fuori del cattolicesimo. Punta di spicco della redazione del giornale è l’erudito Giovanni Lami, che nel 1743 diviene unico redattore. Egli appoggia vivamente la politica del nuovo papa Benedetto XIV, facendosi portavoce di un “cattolicesimo illuminato” e più in generale delle istanze civili e religiose di quegli anni. Dal 1750 comincia a prevalere l’interesse per l’economia: il giornale ospita il dibattito sulla moneta e sulle riforme in agricoltura, avvicinandosi alla politica riformista dei Lorena e operando in armonia con l’attività dell’Accademia dei Georgofili. Negli stessi anni si delinea un atteggiamento critico nei confronti della cultura illuminista, che si esprime nelle recensioni del “Dizionario filosofico” di Voltaire, dell’”Emilio” e del “Contratto sociale” di Rousseau, e soprattutto nell’”Enciclopedia” di Diderot e d’Alembert.
Gazzette, avvisi, lunari
Nella prima metà del Settecento continuano e si moltiplicano quelle forme che erano apparse già nel secolo prededente.
Le gazzette raccolgono le notizie provenienti dall’estero (soprattutto dalle corti) e sono strettamente controllate dal potere. Nel Settecento ogni Stato possiede una gazzetta, mentre i giornali pubblicati in città marginali godono di un controllo meno stretto. Le gazzette sono rivolte soprattutto a funzionari, uomini dell’apparato politico e amministrativo.
Gli avvisi danno notizie di carattere economico, e si rivolgono soprattutto a coloro che hanno un’attività commerciale.
I lunari (antenati dei calendari) escono periodicamente come i giornali, sebbene soltanto all’inizio di ogni anno. Forniscono notizie sulle ricorrenze religiose, il lavoro dei campi, la meteorologia: sono notizie schematizzate e semplificate, adatte a un pubblico popolare.