La riuscita di un'ascesa sociale
Philippe Quinault nasce a Parigi il 3 giugno 1635 e ancora giovanissimo entra al servizio del commediografo Tristan l'Heremite, che lo introduce ai salotti e ai circoli letterari. La sua prima opera, Le Rivales, viene rappresentata con grande successo all' Hôtel de Bourgogne nel 1653, quando ha appena 18 anni.
Dimostra subito il desiderio di emergere socialmente e di migliorare la sua condizione economica: nel 1660 sposa una ricca vedova e entra a corte comevallet de chambre e auditeur à la chambre des comptes (l'organismo volto a verificare la gestione finanziaria degli agenti dello Stato), probabilmente acquistando la carica dietro pagamento.
Finalmente i suoi sforzi per farsi notare gli valgono nel 1670 l'ammissione all'Academie Francaise, fondata da Luigi XIII per tutelare ed incentivare le arti, da quella figurativa a quella poetica a quella musicale, e l'assegnazione di una ricca pensione. Da quel momento produrrà 16 tra tragedie e tragi-commedie, riscuotendo di gran lunga più successo con queste ultime ed in particolare con Le Fantôme amoureux (1659) e La Mère coquette (1665), considerati i suoi capolavori.
I suoi lavori risentono profondamente dello stile classico, come ad esempio in La mère coquette (1665) che riprende lo schema classico dell'amore contrastato, e di quello di Molière, all'epoca tappezziere e poeta ufficiale del giovaneLuigi XIV, il quale gli accorda un favore ed una simpatia partcolari. E' pertanto normale che, nell'intento di entrare nelle grazie del sovrano e di guadagnare sempre crescente gloria e prestigio, l'ambizioso Quinault tenti di riproporre gli stilemi del collega Poqueline: ad esempio non passerà inosservato come l' L'Amant indiscret del 1654 sia quasi un “plagio”(per usare un termine estraneo alla sensibilità dell'epoca) dell' Étourdi di Molière.
Dalla musica la 'grazia'
Il 1672 segna una svolta decisiva nella vita del poeta: Lully, il potentissimo soprintendente alla musica del re, allora all'apice del suo successo, gli chiede di scrivere i libretti delle sue opere.
Il re aveva danzato per l'ultima volta nel 1670 nella comèdie-ballet Les Amantes Magnifique , un'opera teatrale su testo di Molière inframmezzata da danze e canto musicati da Lully.
Questo evento costringe il musicista fiorentino ad inaugurare un nuovo genere per dilettare la corte senza un “coinvolgimento diretto”: si inaugura quindi la stagione del grande melodramma francese.
Lully si ispira all'opera eroica che impazza in Italia, mentre Molière, il suo collega di sempre, non è convinto nella scelta dei soggetti e del genere stesso del melodramma: questo comporta un'allontanamento dei due, favorendo l'inserimento di Quinault, di cui il musicista aveva già saggiato le doti poetiche e lo stile aulico in una precedente collaborazione per l'opera Psychè, alla quale aveva partecipato anche Pierre Corneille.
Quinault, come Lully, è cupido di gloria e ricchezza ed è letteralmente ossessionato dall'idea di compiacere e ingraziarsi il sovrano: i due infatti, nei 14 anni del loro sodalizio artistico, daranno vita ad una vera chansonne de gestes di Luigi XIV in musica e parole.
Nello scrivere i libretti di opere come Cadmus (1674), Alceste (1674), Thesèe (1675) e Atys (1676), attività estremamente redditizia che lo porta alla “ribalta” di un pubblico più ampio anche al di fuori della corte, Quinault dimostra propensione per la tensione drammatica e per il sentimentalismo lirico: impreziositi dalla musica di Lully, i suoi versi vengono assurti ad esempio di uno nuvo stile e lodati persino da quel Nicolas Boileau che aveva in passato ridicolizzato le sue tragedie.
La fama del duo Lully-Quinault viene definitivamente consacrata dal successo della tragedia Isis del 1677: il libretto, uno dei pochi leggibili e godibilissimi anche senza la musica, viene considerato una vetta insuperata di perfezione stilistica dai contemporanei e diventa una lettura di gran moda a corte, l'esemplificazione stessa della grazia e della noblesse del sovrano e del suo grand siècle, tanto da valergli l'appellativo di poète des Graces.
La rivoluzione dell' Armide
Il 21 ottobre 1685 Luigi XIV aveva firmato la revoca dell'editto di Nantes, che da oltre 90 anni garantiva agli Ugonotti francesi la libertà di culto. Un atto non privo di polemiche e di malcontento nell'opinione pubblica.
Stava a Lully e al suo poeta l'arduo compito di ammantare di eroismo e somma insindacabile giustezza la discutibile scelta del sovrano, rendendola non solo inattacabile ma persino gradita al “pubblico”.
Allo scopo parve non esserci nulla di meglio che adombrare la figura del re in Rinaldo, condottiero cristiano trionfatore contro i pagani e contro le lusinghe amorose della loro regina Armida, così come narrato nella Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso.
Quinault si trova pertanto a dover conciliare il carattere delle tragèdie liryque, incentrato sull'elemento spettacolare e fantastico, con la dignità e l'austerità letteraria del testo tassesco: vengono introdotti momenti adatti all'inserimento di divertissements e di effetti scenici, ma solo quando sono realisticamente plausibili in ossequio al criterio aristotelico della verosimiglianza; inoltre vengono mantenute le unità aristoteliche e la separazione netta tra scene serie e comiche, al contrario di come accadeva nel teatro secentesco italiano di ascendenza spagnola.
Solo l'unità di tempo viene riveduta e corretta, privilegiando i ripetuti, mirabolanti, spettacolari cambi di scena, cinque in tutto come il numero degli atti, che culminano con la coreografica demolizione del palazzo di Armida ad opera dei demoni.
L'Armida di Tasso, contesa tra l'amor di patria e quello per il cristiano Rinaldo, passa repentinamente dall'odio all'amore, senza travaglio interiore; quella di Quinault, conformemente ai principi della tragèdie riformata di Racine che introduce l'elemento introspettivo a teatro, è combattuta tra mille sfumature emotive, mille incertezze altalenanti tra gli estremi della vendetta mortale e del sentimento più totalizzante. Ogni singola variazione dello stato d'animo è caratterizzata da specifici termini e dalle parole, le vere protagoniste di questa rivoluzionaria Armida.
Quinault sceglie gli endecasillabi alessandrini, versi abbastanza lunghi e articolati da potervi creare ritmi ed armonie lessicali ora furiose ora dolcissime. Da parte sua Lully si supera nel rispettare la prodigiosa impalcatura linguistica del collega, componendo musica in cui le parole sono sempre pronunciate secondo i loro accenti naturali, comprensibilissime e cariche di tutta la loro pregnanza emotiva. La perfetta aderenza musica-verso è inoltre accentuata dalla distribuzione strettamente sillabica della melodia e dalla costante presenza di una pausa dopo ogni rima, il che oltretutto sottolinea il verso come entità sintattica di senso compiuto oltre che metrica.
Il momento topico che rivela la dicotomia emotiva interna alla protagonista è una geniale invezione di Quinault, del tutto assente nel testo di Tasso: un botta e risposta incalzante, come se dalla bocca di Armide parlassero due personaggi in conflitto, sottolineato ed esasperato magistralmente da Lully ricorrendo a due registri e due tonalità differenti. Alle incisive incursioni all' acuto in mi minore, che esprimono la volontà di uccidere, si contrappongono improvvisi ripiegamenti in un registro medio-grave in sol maggiore.
Vedremo Renaud, malgrado la voluttà / seguire un consiglio fedele e saggio. / Lo vedremo uscire dal palazzo incantato / dov'era trattenuto dall'amore di Armide / e volare là dove la Gloria chiama il suo coraggio. / Il gran re che spartisce tra noi i suoi desideri / ama condividere con noi i suoi divertimenti. / Che lo splendore del suo nome si estenda all'estremità della terra.
Questo prologo fu scritto e letto dallo stesso Quinault quando l'Armide fu rappresentata per la prima volta nel 1686 a Versailles: fu il preambolo di un grande trionfo, uno dei più grandi della coppia di artisti, nonché uno degli ultimi.
Il favore di Lully, che viveva un'esistenza immorale dedita allo sperpero e all'omosessualità, inziava a declinare a corte, dove si erano instaurati i costumi morigerati e castigati della Mainteinon; dal canto suo Quinault aveva deciso di adeguarsi al nuovo clima ipercattolico abbandonando il teatro e dedicandosi all'esclusiva composzione di opere religiose. Morirà a Parigi due anni dopo il grande trionfo dell'Armide e gli saranno tributati onori degni di un “poeta di Stato”.