Filippo di San Martino, conte di Agliè
Scritto da Laura Savani. Pubblicato in mirabilia
Filippo San Martino, conte di Agliè (Torino 1604-1667) politico, cortigiano, letterato e coreografo è oggi noto soprattutto per essere stato l'ideatore di favolose feste barocche presso la corte sabauda. Nato in una nobile famiglia si dedicò inizialmente alla carriera delle armi distinguendosi nelle guerre contro Genova, nel Monferrato e nell'assedio di Verrua (1625).
Dal 1627 al 1630 fu gentiluomo di camera del cardinale Maurizio di Savoia; uomo di vastissima cultura, grande mecenate e amante del balletto di corte, il cardinale fu certamente uno stimolo per Filippo e per i suoi interessi artistici ma le coreografie che il conte avrebbe nel corso degli anni ideato nacquero anche grazie alla scuola di Pompeo Diobono a Milano e all'influeza della duchessa Maria Cristina, arrivata a Torino appena tredicenne per sposare Vittorio Amedeo di Savoia: la futura madama reale, figlia di Enrico IV e di Maria de' Medici proveniva da una corte, quella di Francia, in cui il balletto di corte era molto elaborato e complesso e in cui le feste erano molto più studiate e fantasiose rispetto a quelle delle altre corti europee. Filippo Agliè assimilò e raccolse tutto questo ricco bagaglio per dar vita ad uno stile tutto proprio.
Diventato confidente e poi amante della duchessa reggente Maria Cristina, dal 1638 Filippo ricoprì la carica di governatore di Torino, dirigendo praticamente la politica dello Stato sabaudo. Cercò di mantenersi indipendente dalla Francia, avvicinandosi alla Spagna e così si attirò l'avversione di Richelieu, che il 30 dicembre 1640 lo fece arrestare e deportare prima a Pinerolo e dopo in Francia.
Morto Richelieu, il 30 dicembre 1642 riprese il suo posto alla corte di Torino, dove fu nominato maresciallo generale di campo (1646) e sovrintendente alle finanze. Fu anche poeta e autore di molte composizioni teatrali; come coreografo organizzò feste alla corte di Torino ma furono i numerosi balletti da lui trattati in tutti i generi allora di moda a dargli la celebrità: Circe cacciata dai suoi Stati (1627); Prometeo trafugatore del fuoco celeste (1630); Gli habitatori de' monti (Ballet des Montagnards). Considerato il suo capolavoro e rappresentato a Parigi nel 1631 è Gridelino (1653), presentato alla corte di Torino e poi a Parigi su richiesta di Anna d'Austria.
Il Gridelino
Rappresentato a Torino l'ultimo giorno di Carnevale del 1653 su libretto, coreografia e musica di Filippo di San Martino e con costumi realizzati da Giovanni Tommaso Borgonio, il Gridelino ebbe subito un grandissimo successo e fu interpretato dallo stesso autore e dai principi di casa Savoia.
Costumi realizzati da Giovanni Tommaso Borgonio per il Gridelino
La trama e semplice e con una chiara funzione celebrativa ed adulatoria: il dio amore è stato bendato e per questo non può vedere la luce e i colori; la dea Iride accorre in suo aiuto e gli mostra i colori più belli e luminosi.
Amore rimane abbagliato dal colore Gridelino, o meglio gris-de-lin (colore preferito dalla duchessa Maria Cristina) il colore dei fiori di lino simboleggiante l'amore costante e per suo ordine tutto deve essere rivestito con quel colore.