Il clistere
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in mirabilia
Nella pratica medica del diciassettesimo e diciottesimo secolo, il clistere era impiegato largamente e frequentemente quanto lo è oggi.
I clisteri scrive Robert Burton sono molto richiesti. Trinca vellius li stima molto ed Ercole di Sassonia ne è grande sostenitore. Io ho osservato che molti malinconici ipocondriaci sono stati guariti col solo uso del clistere. Poiché senza dubbio aggiunge Burton in un altro, punto un clistere, usato opportunamente, non può decidere in questa come in molte altre malattie, ma può fare molto bene.
Fin dalla prima infanzia tutti i membri delle classi che potevano permettersi di chiamare il medico o il farmacista avevano familiarità con la gigantesca siringa e le supposte, con le copiose dosi rettali di « sapone di Castiglia, miele bollito, elleboro, scammonea, ecc. ».
Non è da sorprendere, quindi, che quando descrive i suoi divertimenti infantili con le petites demoiselles che solevano giuocare con le sorelline, Jean Jacques Bouchard parli, come di cosa nota a chiunque, dei petits bastons, con i quali i ragazzini e le bambine solevano fingere di farsi scambievolmente dei clisteri.
Ma il fanciullo è padre dell’uomo e la bambina madre della donna, e per generazioni la mostruosa siringa del farma cista continuò a ossessionare l’immagine sessuale, non soltanto dei bambini, ma anche degli adulti. Più di centocinquant’anni dopo l’impresa di m. Barré, gli eroi e le eroine del marchese di Sade, nei laboriosi sforzi di allargare la portata del godimento sessuale, facevano uso frequente del l’arma segreta dell’esorcista. Una generazione prima del marchese, François Boucher aveva presentato, ne L’attente du Clystère, la più spaventosa pin-up giri del secolo, forse di tutti i tempi.
Dall’osceno brutale e dal grazioso pornografico vi è una facile modulazione nel comico rabelaisiano e nella barzelletta da salotto. Ricordare la vecchia signora in Candide con le sue battute sulle cannule e nous autres /emmes. Si pensi all’amoroso Sganarello, in Le Médecin maigré lui, che prega teneramente Jacqueline perché gli permetta di darle, non un bacio, ma un petit clystère dulcifian. Quello di M. Barré, col quarto di acqua santa, fu un petit clystère sanctifiant.
Ma, santificante o dolcificante, la cosa rimase ciò che era intrinsecamente e ciò che, per convenzione e in quel particolare momento storico, era diventata, un’esperienza erotica, un oltraggio alla modestia, e un simbolo arricchito da tutta una gamma di sfumature ed armonie pornografiche, che era entrato nella tradizione popolare diventando parte della cultura ambientale.