Il cortigiano
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in mirabilia
Merita qualche parola la descrizione della vita del cortigiano perché è curiosa e stucchevole. Il cortigiano di cui parlo viveva a Versailles ma la sua esistenza non fu diversa dai suoi colleghi negli altri centri del potere.
A cosa serviva il cortigiano
La funzione del cortigiano è sempre stata quella di servire i membri della famiglia reale, erano intimi familiari perché il monarca doveva essere al sicuro dai nemici ed intrighi. Fino all’arrivo dell’assolutismo ed al conseguente accentramento del potere i cortigiani erano poco numerosi ma l’invenzione di Luigi XIV, di crearsi una corte alla moda per distogliere i nobili dal fargli guerra, cambiò radicalmente il ruolo di queste persone.
Il cortigiano era per lo più nobile o vantava qualche titolo, all’inizio erano esclusivamente di sangue blu e non erano ammessi a Versailles di altro colore. La reggia nei momenti di massimo splendore arrivava a contare più di quindicimila comparse, tanta folla attratta esclusivamente dalla figura del monarca, l’origine di ogni agire.
Una vita dispendiosa
La vita a Versailles era costosissima e i nobili per esserci dovevano spendere tantissimo, madame de Sévigné si lamentava di quanto costasse stare lontani dalle proprie proprietà e dai ricchi palazzi a cui si doveva rinunciare; poiché i padroni sono lontani dalle terre i fiduciari se ne approfittavano in combutta con i contadini per depauperare il nobile a corte fino a tre quarti della rendita dovuta.
Ma Luigi XIV fece un regalo particolare ai nobili che volle attorno a se, con un decreto stabilì che le terre attorno alla sua Reggia fosse impignorabili; non si potevano sequestrare e mettere all’asta. I nobili infatti non pagavano volentieri i loro fornitori e spesso si arrivava a depauperarli togliendogli la proprietà. Non accadeva spesso anche perché commercianti ed artigiani godevano del nome del nobile per farsi pubblicità.
Oltre a questo bel regalo le case di Versailles non paganvano dazio alcuno.
Un noioso far nulla
Le giornate dei nostri cortigiani erano monotone e noiose; fare visite ed attendere ogni sussulto per farsi notare dal sovrano o da qualche potente religioso. I capitani abbandonavano l’esercito per stare a corte, così conti, duchi ed avventurieri spendevano enormi cifre per passare più tempo possibile a Versailles dove galanteria, lusso e bel mondo erano tutt’uno.
Per guadagnar denaro il re Sole vendeva molte prebende dallo stipendio mediocre che però assicurava al cortigiano la possibilità di servire il re. Ci si poteva vantare di essere governatore delle carpe di Sua Maestà, o capo del bicchiere della regina. Non appena un cortigiano veniva a conoscenza della creazione di un incarico si affrettava a trovare un possibile candidato da cui intascare una bustarella per l’incomodo.
Il gioco d'azzardo
Il gioco era una passione irresistibile, bisognava mostrarsi sprezzanti del rischio e flemmatici nel perdere, i più bravi ne facevano motivo di reddito ma per lo più continuando a giocare il cortigiano perdeva poco e la fortuna toccava un poco tutti.
Un incredibile savoir faire
La credulità e l’ingenuità erano tra le caratteristiche del cortigiano che per sciocchezze corre e soffre, osservava i valletti che bisbigliavano alle orecchie dei potenti o dei rivali e confabulava, confabulava. La dote migliore da possedere era comunque la dignità ed i silenzio soprattutto se si veniva allontanati dalla reggia. Uscire da quel posto era bello quanto entrarci perché si lasciavano alle spalle impegni sgradevoli, costi inutili e soprattutto rospi amari da ingoiare.
Una vita di pettelogezzi
La maggiore occupazione dei cortigiani erano pettegolezzi, le filastrocche ed il gareggiare per essere ammessi e grati al re. In questo contesto la perfidia era giocata con le parole, il cortigiano doveva saper parlare ed avere gran spirito per non soccombere sotto i falchi.
Le poche occasioni che il re concedeva per esser ammirati causavano al cortigiano un brutto effetto, il re Sole era alto poco più di un metro e sessanta ma parrucca e scarpe lo innalzavano di ben altri 26 centimetri rendendo la sua figura imponente, tanto da mettere in soggezione: non mancavano gli audaci che sapevano rispondere con arguzia alle domande, come non mancavano clamorose gaffes. Luigi XIV chiese al Duca di Uzès la data di nascita del figlio, padre interpellato rispose trionfante: “Ah, sire, quando la Maestà Vostra lo vorrà!”. Come sappiamo Racine venne seppellito tra i suoi amici giansenisti proprio mentre si era al culmine della lotta contro il giansenismo, il che dispiacque al re, ebbene un tale per compiacere il suo sovrano non trovò di meglio che dire: “Ah, sire, da vivo Racine non l’avrebbe mai fatto!”
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