Un teatro per un'alleanza
Nel 1618 Parma attende un grande evento: il passaggio del Granduca Cosimo II dè Medici, diretto a Milano per onorare la tomba di Carlo Borromeo, il “campione” della Controriforma da poco santificato.
Ranuccio I, duca di Parma e Piacenza decide di celebrare degnamente questa visitae di accogliere l'illustre personaggio con sfarzose celebrazioni, sperando di poter instaurare un'alleanza sugellata da un patto matrimoniale tra i rampolli delle due famiglie ducali. Il piccolo teatro popolare vicino alla torre di piazza della Pilotta risulta del tutto inadeguato allo scopo.
Decide pertanto di edificarne uno nuovo all'interno dello stesso palazzo dell Pilotta, isprandosi al magnifico teatro Mediceo che Ranuccio aveva visitato qualche anno prima a Firenze. Pochi ani prima, nel 1585, è stato inaugurato un altro teatro interno ad un palazzo signorile, che è anche il primo teatro coperto concepito in senso moderno: il teatro Olimpico di Vicenza, progettato da Andrea Palladio.
Anche con quest'ultimo le analogie sono evidenti e macroscopiche.
Dall'Olimpo alle macerie
L'architetto incaricato è Giovanni Battista Aleotti chiamato 'l'Argenta' (1546-1636), coadiuvato dal marchese Enzo Bentivoglio.
La decorazione è affidata a pittori e scultori di buona fama: Malosso, Lionello Spada, A. Badalocchio, Bernabei, più numerosi tuccatori tra i quali Luca Reti. Il viaggio di Cosimo II viene annullato per motivi di salute ma in meno di un anno il teatro ligneo è ugualmente pronto e viene da subito ammirato dai contemporanei come una delle meraviglie d'Europa.
Sarà tuttavia inaugurato solo nel 1628, in occasione dei festeggiamenti per il matrimonio di Margherita dè Medici e del Duca Odoardo Farnese, con uno sfarzoso spettacolo allegorico-mitologico dal titolo “Mercurio e Marte”, su testo di Claudio Achillini e musiche di Claudio Monteverdi.
Lo spettacolo è arricchito da vari tornei e battaglie e culmina con una spettacolare naumachia (battaglia navale) nella cavea allagata.
L'allestimento dello spettacolo fu talmente dispendioso che il teatro fu utilizzato fino al 1732 soltanto 9 volte, in occasione di matrimoni ed eventi di particolare rilievo, per poi cadere in uno stato di abbandono con l'estinzione della famiglia Farnese.
Nel 1944 fu quasi totalemente distrutto da un bombardamento alleato e ricostruito fedelmente secondo i progetti e i bozzetti originali.
Modelli illustri e innovazione per stupire
Si accede al Teatro da uno scalone che conduce a un atrio e a un magnifico portale di gusto classico decorato con le armi farnesiane e inquadrato da colonne corinzie. L'arco è sormontato da un capocielo a baldacchino simile a quelli che hanno riempito le chiese dopo la Controriforma e che ispireranno la fantasia di Bernini e Borromini.
E' chiara la presenza dell'elemento di misurata simmetria manierista, ma l'intento e l'impatto del barocco ci sono già tutti in forma compiuta: il “gigantismo” e la volontà di stupire emergono chiaramente già dall'ingresso, come dalla presenza di un piccolissimo atrio buio subito oltre la porta, dal duplice scopo di smistare gli spettatori tra platea e gradinate, e, soprattutto, 'prepararli allo sbalordimento'.
La grande cavea misura in lunghezza 87 metri, 32 in larghezza e 22 in altezza e può contenere 3000 persone, un vero record per un teatro dell'epoca, per giunta interno ad un palazzo.
Su di un alto basamento poggiano 14 file di gradinate sovrastate da 2 logge separate da colonne concluse da una balaustra e da 22 statue mitologiche su sfondo affrescato, ricreando un'ambientazione molto simile a quella dell'Olimpico di Palladio.
A raccordo tra la sala e la zona di proscenio sono poste 2 statue equestri raffiguranti Odoardo e Ranuccio Farnese collocate in finte nicchie, chiaro riferimento alle statue equestri del Mochi collocate in Piazza Cavalli a Piacenza.
La struttura, realizzata in legno d’abete rosso del Friuli, fu interamente ricoperta di stucco dipinto per simulare il marmo, materiali caratteristici delle architetture effimere, quale doveva essere, per l’appunto, il Teatro Farnese.
Il palcoscenico, lungo come la sala stessa, ha dimensioni eccezionali (40 metri di profondità per 12 di apertura) e cela raffinatssimi apparati scenici e complesse macchine teatrali adatte alla spettacolarità degli intrattenimenti barocchi.
L'”anatomia” del nuovo teatro barocco
"Il teatro si ispira solo in parte ai modelli fiorentini del Vasari e del Buontalenti, ritenuti probabilmente ineguagliabili. L'Aleotti si rifà piuttosto a un criterio eclettico, che fonde motivi palladiani con reminiscenze di Sabbioneta e soluzioni di impronta toscana. L'importanza del Teatro Farnese è tuttavia di ordine tecnico. Se il sincretismo stilistico e la varietà dei partiti decorativi non sono oggi obiettivamente valutabili (per l'abbandono in cui la sala decadde dopo il 1732, con l'estinzione della famiglia Farnese, e soprattutto per i danni infertile dall'incursione aerea del 1944) rimane invece una abbondante documentazione di prima mano, unica nel suo genere, dei sofisticati e complicati macchinari per la manovra delle scene (testimoniati dalla serie di disegni che si conservano alla Biblioteca Palatina di Parma)". (Zorzi, 1979)
Tuttavia il Farnese rappresenta un vero e proprio punto di svolta nella storia del teatro e dell'architettura a tutto tondo: segna il superamento del “teatro da sala” di stampo rinascimentale e l'ingresso trionfale nella grande stagione della teatralità barocca, celebrativa del signore che elargisce lo spettacolo (nasce il “palco d'onore” posizionato al centro della cavea) e tutta tesa a raggiungere il “fin, la meraviglia” tramite un imponente boccascena sul quale si svolge l'azione e locali di servizio per le macchine inusitatamente ampi.