Partite....da cani!
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in mirabilia
Alexandre Dumas, nel suo celeberrimo romanzo “I tre moschettieri” narra che Luigi XIII e il cardinale Richelieu si sfidassero sovente negli scacchi, descrivendo anche la peculiarità di queste singolari partite: su una grande scacchiera collocata nei giardini al posto di pedine i giocatori muovevano....dei cani!!!
Questi episodi, tuttavia, non sono del tutto frutto della fantasia del romanziere, ma traggono spunto da un resoconto di Charles Bouvard, medico di Luigi XIII re di Francia , che nelle sue memorie riporta lo svolgimento di una di queste partite. I cani erano quelli da caccia, la vera e propria ossessione del sovrano: egli ne possedeva più di 50 e non si separava mai da una decina di essi.
I suoi “tesori”, come egli stesso amava definirli, erano affidati a non meno di 4 luogotenenti appartenenti all'altissima nobiltà, i quali erano assistiti da quattro maestri di canile a cavallo e da altri quattro a piedi, dai quali dipendevano diciotto custodi e quattro addetti alla manutenzione dei canili.
Un'ampia scacchiera in marmo e avorio circondata da tribune e spalti coperti da teli per giocatori e spettatori venivano allestiti all'occorrenza (nella bella stagione quasi tutti i pomeriggi!)e su di essa venivano collocati a mo' di pedine i cani, coperti da gualdrappe e guarnizioni che contraddistinguevano i giocatori: rosso per il cardinale e per il re ovviamente blu, da sempre il colore dei Borbone.
Al tempo di Luigi XIII la corte si spostava ancora sovente da una residenza all'altra e nei trasferimenti estivi l'occorrente per questo singolare diversivo era un bagaglio immancabile.
Nonostante per ogni pedina ci fosse un addetto pronto a direzionare il cane verso gli spostamenti richiesti dal giocatore, accadeva sovente che un uccello, uno scoiattolo o una lepre che si aggirava nei giardini attirassero l'attenzione delle “pedine” che, insensibili ad ogni richiamo, si disperdevano all'inseguimento, scompaginando la plancia di gioco e costringendo gli sfidanti ad una pausa forzosa che durava l'imprevedibile tempo necessario al recupero dei cani (a volte anche delle ore!).
A questo scopo un'altro addetto tracciava su un grafico tutte le mosse dei giocatori per poter essere in grado di indicare in qualsiasi momento le esatte posizioni che le “pedine” occupavano prima dell'imprevista battuta di caccia.
In questi momenti di stand-by, dei camerieri erano pronti ad intervenire con rinfreschi e vino infuso di erbe balsamiche per dare ristoro agli astanti accaldati che stazionavano sotto le tribune spesso scaldate da un sole rovente.
Bouvard, membro “fisso” della corte, loda le doti strategiche e logiche del sovrano ma, nonostante questo, non può far a meno di annotare che con colpi inaspettati, “di certo dovuti al caso o a Fortuna”, il cardinale si aggiudicava quasi tutti i match...canini!