Un pirata gentilluomo Stede Bonnet
Scritto da Francesca Santucci. Pubblicato in mirabilia
Non ci furono solo uomini rozzi ad infestare le rotte mercantili atlantiche all’inizio del diciottesimo secolo, ma anche un numero ristretto di pirati colti, ai quali, probabilmente, s’ispirò la scrittrice Daphne du Maurier nel libro “Frenchmans’s Creeck”, elaborando la romantica figura di Frenchman, proprietario di una bella casa in Bretagna, che diventa pirata attratto esclusivamente dall’eccitazione del pericolo, a bordo della stupenda nave Mouette, con la quale effettua abbordaggi lungo le coste della Cornovaglia, e che affascina Lady St Colomb, l’eroina del romanzo, perché legge poesie di Pierre Ronsard e disegna uccelli marini.
Fra questi pirati gentiluomini si ricorda un personaggio singolare, il maggiore Stede Bonnet, nato in Inghilterra probabilmente nel 1680, ricco, colto, spinto alla pirateria esclusivamente per spirito di avventura.
Bonnet si associò a Barbanera, ed insieme turlupinarono i commercianti ed anche le autorità della Carolina del Sud, con il raggiro o con la violenza, facendo ottimi affari.
Catturato e processato, fu, poi, appeso alla forca in nome di sua maestà.
Durante il processo, che si tenne a Charleston, il giudice lo descrisse come un gentiluomo che aveva goduto del beneficio di un’istruzione liberale, ed era generalmente stimato come uomo di lettere.
Bonnet aveva vissuto, infatti, agiatamente sull’isola di Barbados finché, all’improvviso, non si era stancato della sua vita, allora aveva armato a sue spese uno sloop (un bastimento da diporto a un solo albero), con dieci cannoni, radunato un equipaggio di settanta uomini ed intrapreso la vita del pirata.
Dopo aver depredato una serie di navi al largo della Virginia e della Carolina, si era unito a Barbanera e ai suoi uomini ma, non avendo esperienza di marinaio, e non essendo preparato a governare una nave, era stato convinto da Barbanera a consegnarli lo sloop, ed era stato sostituito da un marinaio abile nel ruolo di capitano.
Non ha alcun comando, se ne va in giro in vestaglia, e poi torna ai suoi libri, di cui ha un buon assortimento a bordo: così il “Boston News Letter” dell’11 novembre 1717 descrisse Bonnet sulla nave di Barbanera, ma le sue origini e la sua cultura gli si ritorsero contro al processo, fornendo al giudice l’opportunità di fare una lunga e moralizzante arringa.
Nel leggere la sentenza contro di lui, il giudice dichiarò: oltre al furto, avete commesso un peccato più grave, l’omicidio. Quanti individui possiate aver ucciso tra quelli che si opposero ai vostri atti di pirateria, non mi è dato di sapere. Ma sappiamo tutti una cosa, che oltre a ferire, voi avete ucciso non meno di diciotto persone tra coloro che l’autorità ha inviato per eliminarvi…
La sentenza di morte pronunciata dalla corte prostrò profondamente Bonnet, ed il suo comportamento avvilito impressionò moltissimo gli abitanti della provincia, soprattutto le donne.
Dalla prigione scrisse anche una lunga patetica lettera al governatore, ma fu tutto inutile: il 10 dicembre 1718, insieme al altri trenta uomini, Stede Bonnet venne impiccato su un patibolo innalzato sul lungomare del porto di Charleston.
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FONTI
D. Cordingly, Storia della pirateria, Oscar Mondadori, 2003, Milano.