Questo tipo di giardino, che si può dire di diretta derivazione da quello all'italiana per quanto assuma in seguito schemi ben precisi e suoi particolari, addolcisce progressivamente le forme geometriche, ma senza mai abolirle, e giunge alla sua fase di massimo splendore nel 1700, quando numerosi trattati ne riassumono le regole fondamentali.
L'architettura cede lo scettro alla natura, sempre però mantenuta in proporzioni di dipendenza dallo spirito umano, anche quando queste proporzioni sono di tale grandiosità da lasciare sbigottiti.
L'acqua, soprattutto, viene trattata con un'abbondanza ed estensione senza precedenti e contribuisce agli inganni prospettici proprio come fanno gli specchi che sembrano moltiplicare gli spazi in un luogo chiuso.
Versailles - il giardino alla francese
I fiori vengono impiegati come elemento di colore, al di fuori di ogni vegetazione arborea, nei cosiddetti parterres, ossia in spazi pianeggianti con vegetazione minuta adoperata a disegni che formano veri ricami e che, infatti, assumono il nome tecnico di broderies; queste sono generalmente delimitate con basse siepi di bosso, per dare maggiore risalto possibile alla forma e alle tinte dei fiori che ogni zona contiene.
L'arte topiaria è ancora impiegata, soprattutto per formare recinti e chiusure più o meno traforati, che dividono piccole parti del giardino con effetto a sorpresa rispetto alla grandiosità dell'insieme.
Boschi e boschetti vengono inseriti nel contesto generale per produrre effetti di rilievo e formare fondali agli elementi dove l'occhio spazia, come prati verdi, canali o grandi e vastissimi viali.