Il collegio Alberoni
Questa illustre e importante istituzione della città di Piacenza risale al 1751. Cardinale Alberoni lo volle per formare sacerdoti della diocesi di Piacenza che non avevano i mezzi necessari per sostenere gli studi. Lo affidò ai Padri Vincenziani, conosciuti dal Cardinale durante la sua dimora a Roma. L’Alberoni ne apprezzò lo stile di lavoro, la spiritualità e l’impegno a servizio del clero. Perché il Collegio potesse funzionare e realizzare le sue finalità lo fornì dei mezzi economici necessari. Lo arricchì di opere culturali, scientifiche e artistiche che lo hanno reso famoso nei vari campi della cultura, oltre che nel mondo religioso ed ecclesiale.
L’educazione del clero
La formazione alberoniana aveva come obiettivi una «santa educazione» e una «virtuosa direzione», per cui gli alunni dovevano dimostrare docilità, capacità realistica di ricavare il bene da tutto, rispetto per i beni del collegio, distacco dai secolari e capacità di spogliarsi dello spirito del mondo per rivestirsi di quello di Cristo. L'ammissione al Collegio era a concorso. Il corso di studi era di 9 anni dopo gli studi umanistici, e comprendeva un triennio di filosofia, un triennio di teologia e uno di morale.
Un collegio aperto alla scienza
Il fervore illuministico permise di coltivare gli studi di matematica e fisica, di uscire dal chiuso della fisica aristotelica e di aprire ben attrezzati gabinetti scientifici. Venne applicato il metodo della verifica sperimentale. Se l'apertura al progresso scientifico è una caratteristica saliente dell'insegnamento alberoniano, esso venne non come un dato acquisito, ma come una faticosa conquista. C'era da staccarsi dalla filosofia aristotelica che con molteplici tentacoli imprigionava gli ambienti di studio cattolici in una confusione fra fede e scienza, fra deduzione e induzione, fra metodo sintetico e analitico.
Le collezioni
L’Alberoni cominciò a formare le sue collezioni fin dagli anni giovanili a Piacenza, arricchendole poi durante il lungo soggiorno in Spagna e soprattutto a Roma a partire dagli anni Venti. Una ricchissima biblioteca, dipinti del Cinque e Seicento - con una predilezione per le nature morte e i quadri di genere - una spettacolare serie di diciotto arazzi, sculture e oggetti d’arte costituiscono il nucleo principale della raccolta da lui lasciata in eredità al Collegio.
I dipinti
Alla tradizione del pieno Barocco risalgono le due tele di Luca Giordano (1632-1705), la Sant’Anna che insegna a leggere a Maria bambina e il San Giuseppe che contempla il piccolo Gesù, felicissime nell’intonazione cromatica, realizzate con “soave impasto” (Carasi) e segno vigoroso nella fase tarda della carriera di Luca. Brillante nella stesura pittorica e intenso nell’espressione psicologica è anche il Ritratto di papa Clemente IX Rospigliosi, che è una delle diverse versioni realizzate tra il 1667 e il 1669 da Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccia (1639-1709), il più autentico interprete in pittura, sia nelle grandicomposizioni ad affresco che nei ritratti, del turbinoso e visionario linguaggio barocco del Bernini.
L’Ecce Homo di Antonello da Messina
Vera perla della collezione artistica del Cardinale Alberoni è l’Ecce Homo di Antonello da Messina (1430-1479), preziosissimo capolavoro tra i più intensi e drammatici di uno dei maggiori artisti della pittura occidentale.A questo assoluto gioiello artistico è interamente dedicata la terza sala dell’appartamento del cardinale.La penombra della sala rende davvero commovente l’incontro con questo dipinto. Il quadro di Antonello fu quasi sicuramente acquisito dal cardinale a Roma intorno al 1725.
Il museo di storia naturale
Il museo di storia naturale ha oltre 170 anni. Per la preziosità delle sue collezioni è continuamente visitato dalle scuole di ogni grado e prosegue in quella sua attività didattica-educativa per la diffusione della cultura, fin dalle origini vanto del Collegio.
Il gabinetto di fisica e gli strumenti scientifici
Grazie a quello spirito di conservazione proprio del Collegio, molti apparecchi antichi sono ancora visibili nell’aula di fisica e nell’annesso Museo della strumentazione scientifica e costituiscono dei cimeli preziosi per l’evoluzione strumentale didattica. La ricerca era frutto di un serio programma d’insegnamento della matematica: gli studenti affrontavano il calcolo differenziale ed integrale, lo studio delle serie, delle sezioni coniche, strumenti matematici indispensabili per uno studio profondo della realtà fisica.
La biblioteca
Se la cappella di un seminario è il luogo del dialogo con Dio, la biblioteca è il luogo del dialogo con il mondo. Il cardinale la volle grande e solenne: tutto intorno sono disposte le scaffalature in noce massiccio con intarsi di radica sul cornicione e nei vani delle finestre, intarsi che si ripetono anche sul monumentale tavolo posto al centro della sala.
Naturalmente il settore teologico è il più nutrito. Pure molto forte è il settore scientifico, che in Collegio è stato sempre all’avanguardia, dalle ricerche di Spallanzani, Bernoulli, Volta, agli Atti delle maggiori Accademie scientifiche del tempo. E’ presente tra l’altro una copia della Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti di Galileo Galilei (Roma, 1613), mentre L’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert venne acquistata a fascicoli man mano che veniva pubblicata nella celebre edizione di Livorno (1770).
L’osservatorio meteorologico
E’uno dei più antichi in Italia e all’estero: nasce infatti nel 1802.
Attualmente i dati sono forniti a tutte le realtà locali, CNR, ARPA, UCEA ed ad altri centri meteorologici italiani.
Le principali attività sono di previsione meteorologica, osservazione e climatologia.
L’osservatorio astronomico
Realizzato nel 1882. Si tratta di una vera e propria specola con cupola girante meccanicamente e colonna di granito, come base del cannocchiale.
Uno degli scopi principali per cui fu costruito era quello di risolvere il problema dell’ora esatta. Gli strumenti destinati a questa attività erano il cannocchiale dei passaggi e il cronografo Fuess.
L’osservatorio sismico
Il primo tentativo di registrazione sismica risale al marzo del 1861 tramite un sismografo a pendolo. Oggi l’osservatorio è dotato di strumentazione digitale che consente una più precisa analisi degli eventi registrati. Le banche dati ottenute da un’attività secolare forniscono un quadro della sismicità locale, nazionale ed internazionale di rilevante importanza.
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